
103 piccolissimi capitoli, Kant e un vestitino rosso – questi sono gli ingredienti principali che rendono appassionante la storia narrata da Lamia Berrada-Berca. L’elemento di unicità, ossia la storia di una donna che intraprende il suo percorso di autocoscienza verso la liberazione, è in realtà una storia comune che appassiona ai desideri e alla curiosità di questa giovane, nella speranza di vederne il lieto fine. Il vestito rosso come rappresentazione della libertà del proprio corpo e mente, talmente bello da divenire un pensiero fisso, è rafforzato dall’incontrollabile attrazione per un volume di Kant, posato su uno zerbino. Dunque un percorso irrefrenabile verso quello che è un uso personale e pieno della ragione, supportato ovviamente dalla filosofia che nel suo stesso nome racchiude il suo leitmotiv, ossia l’amore per il sapere. Elemento importante quello filosofico, non solo nel titolo e nel dispiegamento della storia, bensì anche alla fine del racconto quando, con un coinvolgimento primario e diretto, l’autrice inserisce testi di Molière, Voltaire, Montesquieu, Choderlos de Laclos, Immanuel Kant, Olympe de Gouges, George Sand e Maupassant, per poter vivere più intensamente questa storia.
Sapere aude! – Osa sapere! è questa la piccola chiave di volta con cui attraversiamo la storia della liberazione di una donna da una vita che la opprime, ed è la liberazione di tutte e tutti noi.
Berrada-Berca L., Kant e il vestitino rosso, Edizioni e/o, Roma 2017.
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