Il primo libro delle avventure della filosofa scozzese Isabel Dalhousie è la rappresentazione perfetta di una lettura estiva.
Una storia dove prevale il senso civico, tramite il mistero che la facoltosa Isabel sente di dover risolvere, ossia quello della morte di un giovane ragazzo precipitato a teatro proprio davanti ai suoi occhi. La filosofa osserva, scruta, pensa e ripensa, non senza la collaborazione di quella che è considerabile la sua famiglia: la governante Grace, la nipote Cat e figure maschili che permeano le relazioni tra zia e nipote.
Tramite la narrazione esterna è possibile osservare con gli occhi dell’immaginazione la nostra protagonista interagire e investigare per le strade scozzesi, tra parole piene d’amore sì, ma anche di dubbi logoranti.
Così, in un’eccellente dimostrazione di integrazione tra il giallo, la vita quotidiana e la filosofia, Alexander McCall Smith, tramite la figura di Isabel, piroetta graziosamente tra la profilazione di un possibile sospetto e un concetto filosofico, tra un cruciverba mattutino e un nuovo numero della Rivista di etica applicata.
Si delinea così una storia che ha il sapore della leggerezza e della piacevolezza, una narrazione a sé ma allo stesso tempo il capitolo zero di un “to be continued”.
McCall Smith A., Il club dei filosofi dilettanti, Milano, TEADUE, 2007.
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