La maggioranza degli esponenti politici all’epoca di Kant agivano secondo violenza, intendendola come sinonimo di diritto. Passano gli anni, ma la sostanza fatica a cambiare.
I comportamenti di queste persone sono riconducibili a tre ideologie dei sofisti:
- Fact et excusa – prima agisci poi scusati;
- Si fecisti nega – nega sempre di essere il colpevole;
- Divide et impera – dividi il tuo popolo e mettili uno contro l’altro per governarli tutti.
Con questi presupposti, da parte di chi tiene in mano le dirette redini del governo, sembra impossibile raggiungere l’obiettivo di una Europa che sia priva di guerre. Kant decide però di affrontare di petto la situazione e creare il suo progetto sulla base di 3+1 articoli.
Vediamoli insieme.
Articolo preliminare:
- Un trattato di pace non può valere come tale se viene fatto con la segreta riserva di materia per una futura guerra.
Tregua non è sinonimo di pace – quest’ultima è già nella sua definizione una condizione perpetua. - Nessuno Stato indipendente può essere acquisito da un altro Stato tramite eredità, scambio, vendita o dono.
Uno Stato è una società di uomini e trattare questa come un’entità senza diritti è una contraddizione alla sua essenza. - Gli eserciti permanenti (miles perpetuus) devono con il tempo scomparire del tutto.
Gli eserciti permanenti sono una minaccia costante verso gli altri Stati e accorciano le distanze con la guerra nel loro tentativo di superarsi vicendevolmente, rendendo – tra le altre cose – i soldati vere e proprie armi, non più uomini. - Non devono essere fatti debiti pubblici in vista di conflitti esterni dello Stato.
Lo Stato ricco che può prestare i propri soldi in un sistema infinito di debiti è automaticamente più potente e quindi più incline alla guerra. - Nessuno Stato può intromettersi con la violenza nella costituzione e governo di un altro Stato.
A meno che lo Stato non si scinda in due, l’intrusione di un secondo Stato nei problemi interni mette a repentaglio l’autonomia di tutti. - Nessuno Stato in guerra con un altro si può permettere ostilità tali da rendere impossibili reciproca fiducia in una pace futura.
Primo articolo: In ogni Stato la costituzione civile deve essere repubblicana.
Una costituzione repubblicana è automaticamente preposta verso una pace perpetua, in quanto la decisione spetta al popolo e il popolo, si sa, è il primo a rimetterci in uno stato di guerra. Essa si deve basare sui principi di libertà, eguaglianza e dipendenza da essa da parte dei cittadini.
Secondo articolo: Il diritto internazionale deve fondarsi su un federalismo di liberi Stati. Con le premesse del primo articolo, dunque, l’idea di una repubblica universale garantisce che ogni singolo Stato mantenga la sua identità e contemporaneamente condivida i medesimi ideali. È proprio l’analogia con lo stato di natura (quindi pre-sociale) che diviene lo spunto necessario per il superamento dello stesso.
Terzo articolo: Il diritto cosmopolitico dev’essere limitato alle condizioni dell’ospitalità universale.
Ospitalità, secondo il concetto di Kant, significa il diritto di una persona a non essere trattata come straniera solamente poiché giunge in un posto: il diritto di visita spetta a tutti gli abitanti del suolo terrestre.
Kant è forse un folle utopista?
No, egli sa che la pace perpetua si può raggiungere solo tramite un progetto, costituito di piccoli passi da compiere e il primo di questi è la consapevolezza di tutto ciò. Non ritiene nemmeno che la pace sia inutile. Il filosofo sa bene che la necessità primaria per la costruzione del suo progetto è quello di inserire la pace nella storia: le guerre passate servano da lezione ai posteri.
È un appello alla razionalità degli uomini, quello di Kant, affinché si spingano verso la risoluzione dei loro conflitti e propendano così alla loro conservazione.
FONTI
Kant I., Per la pace perpetua, trad. Roberto Bordiga, Feltrinelli, Milano 2010.
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