Che cos’è la pedagogia nera? In ricordo del Prof. Paolo Perticari

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La pedagogia nera è un metodo di correzione e condizionamento precoce abbastanza diffuso e radicato nella nostra cultura e praticato spesso inconsapevolmente all’interno delle mura domestiche di generazione in generazione. È una realtà di abuso e di violenza sui bambini che non è solo di natura fisica o sessuale, ma anche psicologica ed emotiva, che non lascia apparentemente alcuna traccia visibile sull’individuo, come se fosse una lunga “catena invisibile del veleno”. La pedagogia nera è un male che è cangiante, difficile da individuare e di conseguenza è complicato anche da prevenire e curare.

Paolo Perticari, docente di Pedagogia generale e di Filosofia della formazione presso l’Università degli Studi di Bergamo, ha il merito di aver riscoperto il tema della pedagogia nera e di averlo riportato al centro del dibattito pedagogico. Perticari cura Pedagogia nera di Katharina Rutschky, opera rimasta ignota al pubblico italiano per quasi quarant’anni, e scrive un’introduzione di 170 pagine, in cui collega e confronta il metodo della pedagogia nera con gli studi di Hannah Arendt su La banalità del male, di Stanley Milgram sulla “obbedienza all’autorità” e di Philip Zimbardo sull’“effetto lucifero”. Rutschky tratta e analizza i vari stili educativi in 250 anni di fonti storiche e pedagogiche dal Settecento fino ai primi anni del Novecento in Germania. L’autrice propone quindi brani tratti da manuali, testi di teoria pedagogica e strumenti educativi in cui emerge chiaramente una forma di male e di distruzione psicologica, mascherata da educazione severa e rigorosa, che caratterizza i normali processi di civilizzazione e istruzione. Le conseguenze di questo male invisibile sono molto gravi per la vita dell’individuo e in certi casi possono diventare persino incurabili.

Facendo riferimento a questo studio, Perticari scrive Bambini trattati male in cui prosegue la sua accurata analisi dei bambini e delle bambine vittime di maltrattamenti e di violenza riflettendo sulla pedagogia nera, sulle radici di questo male e sulla possibilità di aprire uno spazio pubblico nei diversi territori in cui si possa individuare opportune pratiche di intervento, informazione e prevenzione. Il bambino può essere a rischio di un’educazione violenta proprio nella rete parentale e scolastica dove in realtà dovrebbe trovare protezione e sostegno. Perticari sottolinea la difficoltà che si ha talvolta nell’affrontare questo argomento a livello comunitario, percepito come un “tabù”, proprio perché “i panni sporchi si lavano in famiglia”.

Si riscontra un paradosso nel definire la pedagogia nera come un ‘metodo educativo’ perché al centro del processo evolutivo non ci sono i bisogni e le inclinazioni del bambino ma i bisogni e le frustrazioni dell’adulto. Per questo non si tratta di un intervento positivo e costruttivo per l’educazione dell’individuo bensì distruttivo per il suo sviluppo fisico, intellettivo, emotivo e psicologico. Il bambino può essere visto come capro espiatorio della frustrazione, della rabbia e dell’insoddisfazione dell’adulto che sfocia in una forma di violenza costituita da umiliazioni, maltrattamenti fisici e psicologici, derisioni e punizioni. L’obiettivo principale di questo metodo di condizionamento precoce è reprimere la parte più vitale, creativa e attiva del bambino per renderlo dipendente e sottomesso alla volontà adulta. Si agisce con la convinzione che ogni diritto stia dalla parte dei genitori e che ogni crudeltà, che può essere conscia o inconscia, sia espressione del loro incondizionato amore. La dipendenza infantile dall’amore patogeno genitoriale gli renderà difficile successivamente il riconoscimento dei traumi provocati, i quali rimangono celati dietro l’idealizzazione dei genitori o degli insegnanti. L’individuo che subisce violenza tende a introiettarla dentro di sé e perpetuarla in diversi contesti della sua vita privata, tramandando una catena transgenerazionale del trauma e del male.

Perticari ha cercato di agire concretamente sul problema della violenza dirigendo il progetto di ricerca: Informazione e Prevenzione Abusi Infantili (I.P.A.I.) che ha come obiettivo la fondazione di una campagna di prevenzione contro la violenza e i maltrattamenti sui minori, con la speranza che in futuro si possa realizzare anche un istituto di ricerca. Quest’ultimo dovrà essere l’ambito attraverso cui promuovere campagne d’informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica, e facilitare il coordinamento delle diverse iniziative locali e nazionali.

Il Professore Paolo Perticari, sia umanamente che intellettualmente, ha sempre posto al centro del suo pensiero e del suo dialogo pedagogico il bambino e i suoi bisogni, come unico protagonista indiscusso. Ogni bambino e ogni bambina deve essere rispettato e stimato nella sua dignità di essere umano. Necessitano quindi di cure, amore, comprensione e gentilezza per un corretto sviluppo delle loro potenzialità intellettive, psicologiche ed emotive. Ricorderemo il Professore per l’attenzione e il rispetto rivolti alla natura del bambino e del suo grande amore per lo studio e per la ricerca pedagogica.