Nel nostro universo Captain Marvel è, nel modo più banale possibile, l’eroina di cui veramente avevamo bisogno.
Il seguente articolo non conterrà spoiler, dato che il film è ancora nelle sale, ma avrò ovviamente la necessità di descrivere questa “nuova” figura.
Chiaro è che l’articolo che ne segue è una riflessione sui valori cardini di Captain Marvel, non una critica cinematografica – quella la lascio fare a chi di cinema se ne intende e con cui magari ci mangia pure!
Ammetto di avere terribilmente temporeggiato prima di approcciarmi a questa produzione per il timore di potermi trovare davanti a un film forzatamente femminista sulla scia del #metoo e di tutti i movimenti di protesta mondiale.
Vorrei sottolineare l’avverbio che ho utilizzato: forzatamente.
Non si parla di pop (che parla alle masse e non trovo sbagliato), né tantomeno di lotta per i diritti e per la parità.
Ciò a cui mi riferisco è il product placement casuale di femminismo.
In pratica come quella sensazione che hai quando in una scena totalmente fuori contesto e fuori tema si palesa, in modo sornione, il protagonista che apre una lattina per berne il frizzante contenuto con tanto di zoomata sull’arcinota marca.
Ecco, farlo con il concetto di femminismo sarebbe stato bruttino.
Devo dire però che così non è stato: la Marvel invece ci restituisce un film che non presenta tali caratteristiche, ma intreccia i valori positivi che vedremo tra poco con la storia della sua protagonista.
Sul concetto di femminismo potremmo aprire un lunghissimo dibattito, che non metterebbe mai d’accordo tutte e tutti: non è questo il luogo e non è questo il caso di farlo.
Mi limiterò dunque a esprimere la condizione personale per cui femminismo è sinonimo di ricerca della parità (e, credetemi, vorrei non aver bisogno di dare un nome a questa volontà, perché vorrei non ce ne fosse bisogno – ma anche questa è un’altra storia).
Nella sua accezione di purezza e limpidità, il tentativo di ripristinare un “ordine” che non vede l’uomo superiore a qualunque essere senziente che non corrisponda a certe caratteristiche di mascolinità e virilità, bensì che lo ponga allo stesso livello delle altre soggettività.
Captain Marvel mi ha colpita particolarmente nella sua costruzione personale proprio per questo: non sanguinose vendette coscienti, quanto piuttosto un risveglio, un tentativo di porre fine a situazioni scomode e poco favorevoli a tutte le galassie senza però entrare nella stessa ottica degli oppressori.
Questo film è tratto da una serie di evoluzioni fumettistiche e arriva ad essere la nostra Captain Marvel solo nel 1968 (prima apparizione) [1]:
così come ci viene presentato cinquantuno anni dopo è una creazione per la grande distribuzione e la commercializzazione capillare, veicolo di messaggi importanti.
Essa può certamente infondere nelle nuove generazioni anche quel qualcosa che hanno sempre trasmesso principalmente i personaggi maschili: rialzarsi sempre – con la differenza che Captain Marvel non si rialza solo per respingere il male, ma anche per autodeterminarsi.
Sì, perché la tanto chiacchierata autodeterminazione, come concetto del sé, ostentato dalla maggior parte di noi nell’idea di resilienza, altro non è che la continua ricerca e riaffermazione della propria identità, del proprio essere, ma anche delle proprie aspirazioni, caratteristiche, debolezze… insomma di tutto ciò che ci rende umani e umane.
Non è tanto la definizione, quanto più la libertà di essere nello stabilire i propri confini pur non essendo mai intrappolata.
Captain Marvel può insegnare anche questo: tracciare i confini del proprio essere non può e non deve essere l’inizio di una sanguinosa guerra sul confine della libertà, bensì la convivenza pacifica e ordinata quanto più possibile di essenti.
Un concetto forse banale per alcuni di noi cresciutelle e cresciutelli, ma decisamente un insegnamento importante per chi si prepara ad affrontare il mondo e a crescere stabilendo quali sono i punti cardinali della propria moralità e personalità anche tramite i personaggi che incontra e che può costruire con il proprio estro – una caratteristica che non può essere smorzata nei più piccoli, che di questo si nutrono.
Insomma, non me ne vogliano anche i puristi dei fumetti – oltre ai già citati esperti di cinema: Captain Marvel qui vuole essere ciò che di bello può trasmettere a quante più persone possibili e così, con una costante ricerca della verità e della propria storia, la ragazza volante troverà il modo per diventare la – seppur disegnata – tutrice della terra e di quella umanità che spesso ci piace nascondere sotto al cuscino.
[1] per un maggiore approfondimento sulla storia di Captain Marvel: https://www.fumettologica.it/2019/03/captain-marvel-fumetti/
Credits immagine: The poster art copyright belongs to the distributor of the film, Walt Disney Studios Motion Pictures, the publisher, Marvel Studios, or the graphic artist. – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine, che ha come solo scopo il dibattito sul film.
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