Gli errori della benevolenza

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Carbonio Editore ha inserito nella collana Zolle il breve pamphlet di un filosofo poco conosciuto nel nostro Paese: David Charles Stove. Accademico australiano e marxista in gioventù, Stove ha insegnato filosofia presso l’Università di Sydney fino al 1987, quando si ritirò ormai pienamente immerso nelle posizioni conservatrici per le quali rinnegò Marx.


Gli errori della benevolenza. Felicità, proprietà privata e limiti dell’Illuminismo è un libricino scomodo non per le sue appena 137 pagine, ma per i contenuti trattati.


Scritto a ridosso della caduta del muro di Berlino, l’obiettivo di questo saggio è quello di scuotere gli animi dei lettori su uno degli argomenti cardine su cui, secondo il filosofo, si sono sviluppate le economie dall’Illuminismo in poi: la benevolenza.

Partendo dalla teoria malthusiana, che individua nella guerra, nella fame e nelle pestilenze le cause dell’infelicità umana, Stove evidenzia come in realtà alla base dei conflitti e della povertà degli ultimi secoli ci sia sempre stata la benevolenza, ovvero quella che gli illuministi avrebbero elevato a massima virtù.


Nella pratica tale virtù avrebbe preso diverse forme.


Le Poor Laws (sistema assistenziale inglese creato per dare sussistenza ai poveri in vigore dalla fine del XVI secolo fino alla Seconda Guerra Mondiale) e il comunismo sono solo due degli esempi che il filosofo riporta per dimostrare come il tentativo di eliminare le differenze attraverso l’equiparazione delle ricchezze non abbia fatto altro che creare insoddisfazione e impoverire ancora di più i popoli che li hanno subiti.


La benevolenza, dunque, non è una virtù?


Dovremmo tutti smetterla di agire cercando di fare del bene al prossimo? La risposta a tali quesiti è da ricercare tra le pagine di questo libro, che offre un orizzonte di pensiero nuovo e ci aiuta a guardare la condizione umana del presente sotto una prospettiva diversa.

D.G. Stove, Gli errori della benevolenza. Felicità, proprietà privata e limiti dell’Illuminismo, Carbonio, Milano 2017.

Grazie a Carbonio Editore!