Eleanor Shellstrop (Kristen Bell) è una brutta persona.
Egoista, menefreghista, piena di vizi, non curante delle conseguenze delle sue azioni, risponde male a tutti, le interessa solo il suo benessere e non aiuta mai gli altri.
In una parola, Eleanor è una persona immorale.
Eppure alla sua morte si ritrova incredibilmente nel Good Place, un mondo ultraterreno dove solo le persone più buone, dopo un’attenta selezione, sono ammesse a trascorrere la loro vita ultraterrena. Il Good Place è diviso in quartieri, ognuno gestito dal proprio architetto. Del quartiere in cui è stata assegnata Eleanor si occupa Michael (Ted Danson), un essere “magico” e immortale a metà tra il genio della lampada e una divinità. A differenza del Bad Place, dove le anime sono eternamente dannate con torture degne dei gironi danteschi, nel Good Place si vive in armonia e tutto è perfetto, tanto che le parolacce non si riescono nemmeno a pronunciare (il che è un gran problema per Eleanor).
Ognuno ha una casa fatta su misura in base ai propri gusti e tutti trovano finalmente la propria anima gemella. Eleanor passa davanti a ville bellissime sperando che una di quelle possa essere la sua, invece la sua dimora è una piccola casa piena di quadri con clown (che lei odia profondamente), e la sua anima gemella è Chidi (William Jackson Harper), un dimesso, spaurito e dolce professore di filosofia che si occupa di morale, molto diverso dagli uomini che Eleanor è abituata a frequentare.
Eleanor capisce che c’è stato un errore.
Un’altra Eleanor Shellstrop doveva essere nel Good Place, una Eleanor buona, avvocata per i diritti civili che ha aiutato persone innocenti a scampare dalla pena di morte, non lei, venditrice spregiudicata di farmaci poco efficaci ad anziani e che ha compiuto azioni davvero riprovevoli in vita sua (come una serie di flashback ci mostra durante la serie).
Eleanor pensa inizialmente di poter mentire riguardo la propria identità, tuttavia in questo mondo perfetto iniziano a succedere cose strane. La presenza della Eleanor sbagliata manda in tilt il funzionamento del Good Place, che rischia di autodistruggersi. Eleanor non riesce a trattenersi, i suoi pensieri cattivi si materializzano e creano disastri. Le sue scelte sbagliate ed egoiste in questo perfetto mondo ultraterreno provocano danni, ma nessuno sa che lei è la Eleanor sbagliata per cui l’architetto ritiene di essere responsabile del malfunzionamento e rischia una punizione eterna.
Per non essere scoperta e non andare nel Bad Place e non rischiare che il Good Place si autodistrugga, Eleanor chiede aiuto alla sua “anima gemella” Chidi, un uomo buono che prende ogni cosa molto seriamente, valutandone tutti gli aspetti in modo approfondito e per questo molto lento nel prendere decisioni.
Chidi pondera bene cosa sia il caso di fare con un’attenta e accurata analisi: da una parte sente di avere l’obbligo morale di aiutare gli altri ogni volta che è possibile, in più ha giurato a Eleanor (prima di sapere la verità su chi fosse e pensando che fosse la sua anima gemella) che lei avrebbe potuto contare su di lui a qualsiasi costo; d’altra parte, però, sente l’obbligo morale di non mentire, di essere parte di una comunità del cui funzionamento è responsabile e se fosse l’innocente architetto Michael a pagare non sarebbe certo giusto. Dopo un’attenta disamina, Chidi accetta di aiutare Eleanor e inizia a impartirle lezioni di etica per diventare una persona migliore.
Così la filosofia diventa il fil rouge della serie, come strumento per i protagonisti per guadagnarsi un posto in paradiso e metodo per elevare l’anima.
Questa serie, creata da Michael Schur e targata NBC, è la prima ad avere tra i suoi protagonisti un filosofo che si occupi di insegnare la morale e come essere una persona migliore. Da Aristotele ai filosofi contemporanei come Dancy e Scanlon, passando per Kant, Hume e il nichilismo morale, sono molte le teorie filosofiche esposte durante la serie. The Good Place, con ironia e grande intelligenza e grazie alla dialettica che si instaura tra i personaggi, mette in primo piano l’importanza della formazione e del provare a fare del bene. Ci mostra come la filosofia possa aiutarci nella vita di tutti i giorni, come possa essere uno strumento, una bussola che ci aiuti a comportarci meglio.
Certo, Chidi stesso non è perfetto, anzi la sua eccessiva scrupolosità ha fatto sì che durante la sua esistenza terrena non riuscisse mai a prendere una decisione o portare a termine qualcosa, tanto che il lavoro più importante della sua vita, un libro sull’etica, nonostante le innumerevoli pagine scritte, è rimasto incompiuto. In effetti, può essere propria di una certa filosofia una sorta di autoreferenzialità, una non aderenza alla realtà. Invece Eleanor dà occasione a Chidi di vivere la filosofia morale in modo diverso, con aderenza alla vita, mettendo in pratica gli insegnamenti morali dei filosofi, troppo spesso decantati solo a parole e noti solo a una nicchia di pubblico.
La serie mette in scena in un mondo utopico ultraterreno una sorta di ritorno a quella saggezza antica teorizzata da Pierre Hadot, in cui teoria e prassi si fondono e la filosofia diventa stile di vita.
Per gli appassionati di filosofia poi è quasi emozionante vedere celebri esperimenti mentali messi in scena davvero, come nel sesto episodio della seconda stagione in cui i protagonisti vivono realisticamente il trolley problem ideato da Philippa Foot: è accettabile, giustificabile, sacrificare poche persone per salvarne di più? Se per esempio un treno che corre sui binari rischia di investire cinque persone, ma invertendo la sua rotta potremmo far sì che ne investa solo una, ciò sarebbe legittimo? The Good Place ci mostra come non sia sempre facile capire quale sia la scelta giusta e come a volte una risposta esatta a dilemmi etici non ci sia.
Le questioni morali sono profonde, dense, ci si deve muovere con cautela e attenzione, come Chidi ci ricorda.
The Good Place è una serie che non parla solo di morale e di come essere brave persone. Parla anche di amicizia, di amore, di solidarietà ed empatia e lo fa con tatto e ironia, intelligenza e simpatia, sensibilità e profondità. La trama è avvincente e i personaggi sono dipinti talmente bene da far sì che facilmente riconosciamo in essi aspetti di noi stessi o di persone che conosciamo. Eleanor e Chidi condividono le loro avventure con Tahani (Jameela Jamil) una ricchissima filantropa inglese che ha passato tutta la vita sotto i riflettori e la cui anima gemella è paradossalmente Jianyu Li (Manny Jacinto) un monaco buddista che ha fatto voto di silenzio (perché ovviamente nasconde qualcosa).
L’architetto Michael che gestisce il quartiere non si rivelerà essere quello che sembra, mentre al contrario Janet (D’Arcy Carden), un’interfaccia tecnologica, mostrerà lati sempre più umani. The Good Place, oltre a farci fare tante risate, fa riflettere sul valore di aiutare il prossimo, come dice il professore di filosofia morale Chidi nel tredicesimo episodio della seconda stagione:
«perciò perché farlo? perché scegliere di essere buoni tutti i giorni, se non c’è una ricompensa garantita su cui possiamo contare, adesso o nella vita dopo la morte? Io dico che scegliamo di essere buoni per via dei nostri legami con le altre persone e il nostro innato desiderio di trattarle con dignità».
L’immagine di copertina è un’immagine ufficiale di The Good Place. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore della serie, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an image for The Good Place. The image art copyright is believed to belong to the distributor of the series, the publisher of the series or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service for which it serves as image art. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.
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