Quando avevo 18 anni non avevo una coscienza femminista. Tra il 2006 e il 2012, gli anni in cui ho frequentato il liceo, il femminismo non era una questione all’ordine del giorno, almeno non in una scuola di provincia come la mia. Si parlava di politica, c’era un collettivo che organizzava occupazioni e autogestioni, ma nessuno tra i giovani osava definirsi femminista.
Una storia diversa è invece quella di Giulia e Marta.
Sono due ragazzine normali, lontane da quelle rappresentazioni grottesche che si vedono spesso riprodotte dai telegiornali e dai media quando parlano della generazione Z. Entrambe classe 2001, frequentano il quinto anno al Liceo classico Tasso di Roma. A pochi mesi di distanza dalla maturità, pensano all’università: Giulia vorrebbe studiare fisica, Marta filosofia. Si dichiarano entrambe femministe, ma al movimento ci sono arrivate in modi differenti.
Marta è cresciuta in una famiglia in cui il termine “femminismo” non è mai stato un tabù, non ha quindi avuto problemi a riconoscersi in quanto tale. Giulia invece lo è sempre stata, ma per diverso tempo non ha voluto autodefinirsi.
È abbastanza comune tra le giovani donne non dichiararsi femministe nonostante credano nella lotta per la parità dei sessi.
Questa reticenza nell’utilizzo del termine è sicuramente frutto di una serie di stereotipi e di pregiudizi che si sono radicati nella società da dopo gli anni Settanta e che hanno impresso un’immagine negativa delle femministe. Tornando a Giulia: ha iniziato a riconoscersi parte del movimento grazie alla youtuber Cimdrp, che con la sua rubrica – ormai giunta al termine – Parità in pillole, è stata una delle primissime personalità che ha parlato pubblicamente di femminismo rendendolo alla portata di tutti, e che ha spinto tanti giovani come Giulia a intraprendere letture che permettessero di approfondire l’argomento.
Giulia e Marta, a differenze della me di dieci anni fa, una coscienza femminista ce l’hanno eccome. Ed è proprio Co-scienza il nome del collettivo che hanno fondato agli inizi del 2019 nel loro liceo. Erano al quarto anno quando Giulia e una sua amica hanno coinvolto alcune compagne di scuola, tra cui Marta, per iniziare questo nuovo progetto.
Da dove è nata l’esigenza di creare un collettivo femminista?
Il Tasso di Roma, benché sia un scuola frequentata per il 65% da ragazze, ha visto negli ultimi anni un attivismo politico maschile in crescita e un sempre maggiore silenzio attorno alle tematiche di genere e, in generale, da parte delle studentesse. Ragazze come Marta e Giulia, appoggiate anche da alcuni professori che avevano a loro volta notato un attivismo quasi esclusivamente maschile nel liceo, hanno quindi sentito l’esigenza di portare fra i banchi di scuola il femminismo.
Inaugurato dall’incontro tenutosi il 30 gennaio 2019 che si interrogava su che cosa sia il femminismo e se ce ne sia ancora bisogno, il collettivo Co-scienza ha presentato agli studenti diverse tematiche e diverse personalità che ne parlano su internet, come Giulia Blasi e Carlotta Vagnoli. Il femminismo, la prostituzione, la sessualità, le carceri, l’ecologia: è questa la portata di argomenti che le ragazze e i ragazzi di Co-scienza trattano durante i loro incontri e in occasione delle autogestioni. Tematiche forti, che spesso gli adulti considerano non adatte ai minori, ma di cui loro, invece, vogliono sentire parlare.
E la politica? La politica è una questione complessa, che viene lasciata di proposito fuori dal collettivo, anche per una questione di “conflitto di interessi” con l’altra realtà collettiva presente nel liceo.
Di politica si parla poco e verso di essa c’è moltissima disillusione, perché non c’è un partito che a oggi rappresenti i giovani. Marta e Giulia, come molti dei loro coetanei, non hanno fiducia nella classe politica odierna, ma nonostante questo hanno speranza per il futuro.
A differenza di quanto viene spesso detto della loro generazione, gli adolescenti di oggi sono più attivi e più sensibili a certe tematiche rispetto alle generazioni più adulte. L’attivismo del collettivo Co-scienza, infatti, non si manifesta solo nelle attività che organizzano a scuola, ma anche nella decisione di partecipare alle marce di Non una di meno e dei Fridays for Future. Ed è proprio il movimento nato grazie a Greta Thunberg che ha spinto molti giovani, tra cui Marta e Giulia, a decidere di scendere in piazza e di manifestare per qualcosa in cui credono.
Mentre infatti i boomer passano il loro tempo a insultare Greta e a dirle che dovrebbe tornare a scuola, i giovani che partecipano alle manifestazioni credono veramente nella crisi climatica e nella necessità di cambiare il nostro stile di vita e ci provano pure. Il Fridays for Future, mi dice Giulia, è stato di fatto il “La” che ha risvegliato la loro coscienza collettiva e che le ha spinte verso l’attivismo.
Questo dovrebbe farci riflettere su quanto sia importante oggi la nascita di movimenti dal basso, che vengono dal popolo e che scuotono le coscienze.
La mia, di coscienza, si è scossa molto nel parlare con Marta e Giulia. Di realtà come il collettivo Co-Scienza ce ne sono diverse in giro per l’Italia, ma poco se ne parla perché le notizie più appetibili sono quelle che dipingono le nuove generazioni vuote e senza futuro. Loro, invece, un futuro lo vogliono avere e stanno iniziando a combattere ora, tra i banchi di scuola e scendendo in piazza, per reclamare ciò che spetta loro di diritto.
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