I femminismi contemporanei si trovano di fronte a molte sfide. Tra queste vi è sicuramente quella di coinvolgere chi, fino ad ora, si è sentito (a torto o a ragione) escluso dalla conversazione, o nominato solo nel ruolo di oppressore e non di oppresso: gli uomini bianchi eterosessuali.
Questa operazione è necessaria ma al tempo stesso tutt’altro che semplice. Bisogna scardinare secolari stereotipi che dipingono il femminismo come un movimento in cui le donne discutono di questioni e problemi che riguardano fondamentalmente solo loro, creando una sorta di echo chamber di autocommiserazione e vittimismo.
È necessario far capire agli uomini quanto la società patriarcale li limiti e li danneggi, e quanto il potere e i privilegi che vengono loro attribuiti siano pagati ad un prezzo carissimo: quello della libertà di realizzarsi per ciò che si è, e non modellarsi ad immagine e somiglianza di ciò che lo stereotipo prescrive.
Tutto questo deve essere fatto, e per fortuna c’è chi, come Lorenzo Gasparrini, non si lascia intimidire dall’impresa.
Profondamente consapevole del suo privilegio di uomo bianco eterosessuale e della portata rivoluzionaria del suo dichiararsi femminista senza mezzi termini, Gasparrini raccoglie questa difficilissima sfida e ne fa la ragion d’essere di testi come il suo recente No.
Il sottotitolo, che chiarisce il contenuto del libro, è anche una dichiarazione programmatica: Del rifiuto, di come si subisce e di come si agisce, e del suo essere un problema essenzialmente maschile.
Questi infatti i temi principali contenuti in un testo che non si pone solo come occasione di analisi di uno stato delle cose, ma anche e soprattutto come incipit di un cambiamento che porta ad uno smantellamento di esso. Lungi dall’essere difficile da comprendere o da maneggiare, No può essere visto come un manuale per l’uomo che vuole rendersi conto delle dinamiche profonde sottese alla società patriarcale e, avendole comprese, desidera ribellarsi e agire in contrasto con esse.
Gasparrini opera un’analisi critica dell’incapacità maschile di accettare un no esaminando in modo molto efficace il tema del rifiuto connesso alla richiesta costante da parte della società di produrre una performance di successo, a conferma della virilità mai definitivamente provata e dunque dell’identità di uomo imposta dal patriarcato e da esso trasmessa attraverso l’educazione.
Focalizzandosi su diversi ambiti della vita quotidiana (sesso, sentimenti, lavoro, famiglia e immagine), l’autore smaschera i meccanismi sottesi alla crisi provocata nell’uomo dal rifiuto di ottenere qualcosa che sente come suo di diritto e come elemento fondante della sua identità maschile.
Nella seconda parte del testo, Gasparrini propone spunti di riflessione per un ripensamento del maschile e dell’essere uomo che, proprio a partire dal no e dalla crisi che esso provoca, si trasformi non in dinamica oppressiva e violenta ma in spunto per un ripensamento di sé e per un avvicinamento non al successo imposto dalla società capitalista, ma alla realizzazione di sé, da intendersi come il fiorire del proprio io e il realizzarsi delle possibilità in esso contenute, al di fuori delle limitazioni imposte dagli stereotipi e in aperto contrasto con esse.
Un aspetto da sottolineare di questo volume è l’abbondanza di spunti bibliografici per approfondire i temi trattati o sfiorati in altre letture.
Questi, che spaziano dalla tradizione filosofica alla saggistica contemporanea, sono rintracciabili sia nelle discrete note a pié di pagina, sia nella parte terza e finale del testo, dove Gasparrini si richiama ad autori come Butler e Foucault.
Queste caratteristiche rendono No un testo che al giorno d’oggi ognuno, ma in particolare ogni uomo, dovrebbe leggere.
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