Madri di saggezza

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Madri di saggezza è un libro di Heide Goettner Abendroth, filosofa tedesca che ha insegnato filosofia a Monaco di Baviera e che nel 1986 ha fondato in Germania l’Accademia Internazionale per gli Studi Matriarcali Moderni. Anche questo breve saggio, come tanti altri suoi libri pubblicati, ha come tema centrale lo studio delle società e delle culture matriarcali

Madri di saggezza si pone come obiettivo fondamentale proprio quello di far chiarezza sul concetto di matriarcato, spesso soggetto a erronee interpretazioni e pregiudizi anche da parte degli stessi esperti e ricercatori, i quali tendono a tradurlo come «le madri e le donne al comando» (1). Secondo l’autrice, per conoscere a fondo le culture matriarcali bisogna innanzitutto comprendere il reale significato di questo concetto complesso.


Cosa si intende allora per matriarcato? Il percorso di ricerca non è stato affatto semplice e solo recentemente si è pervenuti a una sua corretta definizione scientifica e antropologica.


Il punto di svolta circa gli studi relativi al matriarcato si deve a delle ricercatrici femministe native (2) che hanno deciso di indagare questo tipo di società ponendosi in contrasto con la ricerca scientifica tradizionale, in uno spirito antipatriarcale e anticoloniale. Queste studiose hanno avuto il merito sia di comprendere il ruolo della donna all’interno del contesto sociale, considerandola pienamente come soggetto attivo e pensante, sia di conoscere le immagini simboliche che si celano dietro alla concezione della maternità che ha un’enorme valenza culturale, economica e politica nelle società matriarcali (3).

Decisivi però nell’analisi della società e della cultura matriarcale sono stati quelli che possono essere definiti gli Studi Matriarcali Moderni a partire dal 1978, con il lavoro pionieristico di  Heide Goettner Abendroth. L’autrice ha elaborato una definizione strutturale di matriarcato non per mezzo di concezioni astratte bensì per via induttiva, attraverso l’attenta osservazione delle molteplici società e delle loro differenze (4).


Questa definizione strutturale di matriarcato è suddivisa in quattro aspetti fondamentali.


A livello sociale i matriarcati sono costruiti «sui valori materni e sul lavoro delle madri: prendersi cura, nutrire, darsi aiuto reciproco, costruire la pace attraverso la negoziazione» (5), che tutti gli individui, indipendentemente dal sesso, devono avere. La maternità diventa così da fatto biologico a valore culturale. A livello economico la società matriarcale è basata su un’economia di sussistenza, dove non esiste il concetto di proprietà privata. Ogni individuo può avere il potere di gestire i beni e le case del clan, sulla base di una suddivisione equa praticata dalla matriarca.

A livello politico le decisioni devono essere prese in modo unanime, da tutti – uomini e donne – e il consenso viene favorito dalla madre del clan (6). Infine, a livello spirituale e culturale la società matriarcale non è basata su una religione gerarchica che ha al vertice un Dio onnipotente, ma una divinità panteistica: tutto il mondo «è considerato divino: un divino femminile» (7) e questa «madre divina è riflessa nella vita di ogni donna e nella sua capacità di creare» (8).

Cosa significa il termine “matriarcato”? Quali sono i valori delle società matriarcali? Cosa possono insegnare alle nostre società patriarcali? Per saperne di più basta intraprendere questo breve ma intenso viaggio alla scoperta delle culture e delle società matriarcali. Buona lettura!

Grazie a Castelvecchi!

Heide Goettner Abendroth, Madri di saggezza, Castelvecchi, Roma, 2020




(1)  Heide Goettner Abendroth, Madri di saggezza, Castelvecchi, Roma, 2020, p. 7.

(2) Barbara Alice Mann, Iroquoian Women: The Gantowisas, Peter Lang Publishing, 2002, 2004; Peggy Reeves Sanday, Women at the Center. Life in a Modern Matriarchy, Cornell University Press, 2002; Veronika Bennholdt Thomsen, Juchitàn Stadt der Frauen. Vom Leben im Matriarchat, Rowohlt, 1994 

(3) Cfr. ivi, p. 12.

(4) Cfr. pp. 15-16.

(5) Ivi p. 17.

(6) Cfr. ivi p. 21.

(7) Ivi p. 23.

(8) Ivi p. 24