Irvin Yalom (Washington D.C. 1931) è professore emerito di psichiatria alla Stanford University, psicoterapeuta e autore di numerose opere sia di carattere narrativo che di saggi, noto in ambito accademico soprattutto per i suoi studi sulla terapia di gruppo. Nel suo sito ufficiale Yalom si definisce un existential psychiatrist, uno psichiatra esistenziale.
«mi sono avvicinato a tutti i miei pazienti con un senso di meraviglia per la storia che si sarebbe svelata. Credo che una terapia diversa debba essere usata per ogni paziente perché ognuno ha la propria storia» (1).
La passione per la filosofia è così grande che non solo la pratica psicoterapica di Yalom ne è permeata, ma l’autore dedica tre delle sue opere a dei filosofi: Le lacrime di Nietzsche, La cura Schopenhauer, Il problema Spinoza note anche come “la trilogia dei filosofi” in cui Nietzsche, Schopenhauer, Spinoza diventano personaggi di un romanzo, presenti e vivi nelle pagine e ci mostrano come la filosofia possa influenzare la nostra vita.
Le lacrime di Nietzsche
Pubblicato per la prima volta in America nel 1992 con il titolo When Nietzsche wept, il romanzo è ambientato nel 1882: una giovane e affascinante donna, Lou Salomè, chiede un colloquio al Dottor. Josef Breuer, un geniale psichiatra, medico personale a Vienna di artisti e filosofi come Brentano e Brahms e amico di Freud (delle cui teorie fu precursore), «per una questione di grande urgenza. Il futuro della filosofia tedesca è a repentaglio» (2). Si tratta di Nietzsche che versa in uno stato di grave depressione e presenta molti sintomi gravi, come emicrania, nausea, insonnia.
Breuer accetta di aiutare il filosofo con una cura diretta all’anima basata sulla parola: la psicoanalisi nel suo stato ancora embrionale e sperimentale. Ma Nietzsche non sarà di minor aiuto per il suo medico e grazie alla profondità del suo pensiero vediamo prender vita sulla pagina una serie di dialoghi formidabili. Inoltre in questo libro sono esposte le implicazioni dal punto di vista morale dell’eterno ritorno più efficacemente che in molti manuali: «Io non posso dirti come vivere in un modo diverso (…), però una cosa che posso fare c’è, Josef. Posso farti un regalo, il regalo del mio pensiero più formidabile, il mio pensiero per eccellenza» (3).
La cura Schopenhauer
Pubblicato per la prima volta in America nel 2005, The Schopenhauer cure racconta dell’ultimo anno di vita di Julius Hertzfeld, brillante psichiatra e psicoterapeuta a cui è stato appena diagnosticato un tumore incurabile. Per Julius è ora di fare un bilancio: guarda a tutta la sua vita passata a curare i suoi pazienti con soddisfazione, eccetto che nel caso di Philip Slate, il suo paziente più ostico che presentava numerosi problemi con il sesso e con cui non era mai riuscito ad ottenere miglioramenti. Un epitaffio adatto alla sua tomba? “Gli piaceva scopare”, propone il terapeuta.
La terapia, nonostante gli sforzi di Julius, non aveva funzionato e quando i due si erano separati Philip non era affatto vicino alla soluzione dei suoi problemi. Quando dopo tanti anni si incontrano di nuovo, l’ex paziente non è come il terapeuta lo ricorda, pur non essendo riuscito a curarlo, Philip sembra stare bene. È grazie alla cura Schopenhauer:
«-Dunque alla Columbia, durante le mie letture, sviluppai una relazione con un terapeuta, il terapeuta perfetto, il terapeuta che mi offriva quello che nessun altro era stato in grado di darmi.
-A New York allora? Come si chiama? A che istituto appartiene?
-Si chiama Arthur.» (4)
Philip adesso vuole diventare psicoterapeuta e chiede a Julius di essere il suo supervisore. Non ritenendolo ancora pronto, Julius accetta ma solo a patto che Philip rientri come paziente a far parte di un gruppo di psicoterapia per sei mesi. Allo stesso tempo, Philip aiuterà Julius come consulente filosofico.
Il problema Spinoza
Pubblicato per la prima volta in America nel 2012, il romanzo corre su due binari paralleli: da una parte Baruch Spinoza, vissuto in Olanda nel XVII secolo, pensatore ebreo cacciato dalla sua comunità che si ritrova a vivere una vita di grandi pensieri in solitudine; dall’altra Alfred Rosenberg, uno dei fondatori del partito nazista e stretto collaboratore di Hitler.
Come si incrociano le strade dei due? A diciassette anni Alfred Rosenberg è chiamato nell’ufficio del preside per aver pronunciato frasi antisemite. La punizione consiste nel dover studiare dei passi dell’autobiografia di Goethe, «l’eterno genio tedesco, il più grande tra i tedeschi» (5) sostiene Rosenberg. Tuttavia, in quei passi selezionati il poeta si dichiara un grande ammiratore di Spinoza, un ebreo.
«Cosa significa per lei il fatto che l’uomo che lei ammira di più di tutti gli altri scelga un ebreo come uomo che lui ammira più di tutti gli altri?» (6), chiede il professore al diciassettenne Rosenberg. Questo è il problema Spinoza, e nonostante siano trascorsi diversi anni e Rosenberg sia diventato uno degli esponenti più in vista del partito nazista, impegnato nello sterminio degli ebrei, la questione lo tormenterà ancora e lo porterà a confrontarsi a distanza di secoli con il pensiero del grande filosofo.
(1) https://www.yalom.com/biography dal sito ufficiale dell’autore «I have approached all of my patients with a sense of wonderment at the story that will unfold. I believe that a different therapy must be constructed for each patient because each has a unique story».
(2) I. Yalom, Le lacrime di Nietzsche, Neri Pozza, p. 9
(3) Ivi. pp. 362-363.
(4) I. Yalom, La cura Schopenhauer, Neri Pozza, p. 45.
(5) I. Yalom, Il problema Spinoza, Neri Pozza, p. 45.
(6) Ivi. p. 62.
Foto ci copertina: Nietzsche, Spinoza e Schopenhauer
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