Alla base delle relazioni d’amore c’è il desiderio di affermare sicurezza e prevedibilità su ciò che è imprevedibile. Questo accade perché ogni volta che entriamo in relazione con l’altro, abbiamo paura di annullarci in lui; vogliamo essere con l’altro, ma nello stesso tempo per salvare la nostra individualità, vogliamo non esserci completamente.
Quanta felicità siamo in grado di barattare per un po’ di sicurezza? Quanti cambiamenti dell’altro ignoriamo per garantirci un certo livello di stabilità? E soprattutto, quando dico “ti amo” cosa sto dicendo esattamente?
Il filosofo Umberto Galimberti tenta di dare una risposta a queste domande partendo dalla definizione di amore di Platone, il quale sosteneva che fosse la più eccelsa e divina delle follie (1).
Questa connessione tra amore e follia emerge anche nel linguaggio popolare, in alcune espressioni tipiche come “con te perdo la testa” o “mi fai impazzire”. Lo dimostra anche il fatto che quando una persona sceglie un compagno sbagliato e un genitore o un amico glielo fa notare, questa persona risponde affermando che ne è consapevole, ma che non può farci niente.
La follia è quindi quella parte inconscia di noi stessi che l’amore tira fuori. Se rispetto alla parte razionale siamo tutti uguali, quello che siamo individualmente dipende dalla qualità della nostra follia che nell’amore dell’altro ci svela. Avviene uno sconfinamento della razionalità e una emersione della propria parte folle.
Per questo motivo, quando facciamo l’amore con qualcuno, non è corretto dire che si fa l’amore tra “me” e “te”, ma è più corretto dire che faccio l’amore con te perché hai intercettato la mia follia e solo grazie a te io posso accedervi, è grazie alla fiducia che ho in te che posso pensare di riemergere da essa, perché la follia è più potente della razionalità, è qualcosa che travolge.
Se non intravedo questo tuo essere il riflesso della mia follia, non facciamo l’amore. La parte “erotica” sta proprio nella visualizzazione dell’altro.
Dante quando va all’Inferno non ci va da solo, ma si fa accompagnare; nessuno di noi è in grado di entrare nella propria follia ed essere sicuro di venirne fuori, ci vuole sempre un mediatore. Quindi l’amore non è tra me e te, ma tra la mia parte razionale e la mia parte folle, grazie a te. Non si può entrare nella follia con strumenti razionali, ma solo tramite via erotica.
Del resto quando gli innamorati dicono “solo lui mi capisce” cosa stanno dicendo? Che l’altro ha intercettato la mia parte folle e che solo attraverso lui posso accedere a questa mia dimensione.
L’amore quindi è anche maieutico, chi entra in una storia d’amore, qualunque sia la sorte di questa storia, sia che vada bene o che vada male, non ne esce più come era prima, perché nella storia d’amore è stato contaminato dalla sua follia, e questa contaminazione ha riconfigurato il suo Io, la sua dimensione razionale. Se nella vita vogliamo trasformarci, dobbiamo entrare nella storia d’amore; questo ingresso ci fa assaporare la nostra follia, ci fa vivere. E quando ne usciamo non siamo più quelli di prima.
L’amore è generativo, ci genera, genera soggettività nuove perché intrise di quella follia a cui prima non si aveva accesso e a cui si può accedere solo tramite la mediazione dell’amore.
Ho sempre pensato che la vita abbia un senso proprio grazie all’amore. Ne abbiamo la prova anche grazie all’etimologia stessa della parola: A-mors, “toglimento di morte”. L’amore è la condizione opposta alla morte, è la vita. Ciascuno di noi vive solo se circondato dall’amore, perché l’uomo è innanzitutto un animale sociale.
Moltissimi bambini non amati diventano intellettualmente e sentimentalmente incapaci di cogliere risonanze emotive nelle loro esperienze. Moltissimi anziani muoiono prima del loro naturale tempo perché nessuno li ama più. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che la linfa della vita è l’amore, e la vita funziona solo se qualcuno ci ama.
(1) Platone, Fedro, Bompiani, Milano, 2000.
SITOGRAFIA
“Umberto Galimberti – Le cose dell’amore (vers. integrale 2012)” video You Tube, 54:36, pubblicato da “You Tube”, settembre 22, 2012, https://www.youtube.com/watch?v=3_c1BcSGW3o
“Umberto Galimberti in dialogo con Platone sulla follia d’amore”, video You Tube, 42:29, pubblicato da “You Tube”, luglio 15, 2019, https://www.youtube.com/watch?v=xQ9Fsue6rBw
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