«Anche i ricchi rubano. E imbrogliano, e giungono a uccidere. Lo fanno nelle forme più disparate: inquinando le acque e il suolo, imbottendo gli animali di antibiotici, sfruttando gli operai, non rispettando le regole di sicurezza sul lavoro dei dipendenti, vendendo ai risparmiatori prodotti finanziari farlocchi, approfittando delle condizioni di difficoltà economica dei piccoli imprenditori per farli entrare in una spirale di debiti senza fine, portando i capitali all’estero».
“La legge è uguale per tutti”. É vero? Questa è la domanda su cui ci fa riflettere Elisa Pazé, Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica a Torino, col suo ultimo libro Anche i ricchi rubano, edito da Gruppo Abele.
Il titolo, già di per sé molto evocativo, parte da un assunto forte: non solo i ricchi imprenditori, gli industriali commettono crimini atroci, ma spesso e volentieri nel momento in cui questi sono portati a processo non pagano come dovrebbero, rispetto ai criminali delle classi medio-basse, per le loro malefatte. I motivi di questa giustizia relativa sono molteplici, ma se ne possono rilevare due in particolare su cui l’autrice insiste: in primis vi è il fatto che i crimini dei grandi imprenditori e finanzieri sono difficilmente rintracciabili, in quanto studiati e congegnati in modo da non lasciare materiale probatorio; in secundis vi è la questione del potere. Quanto potere possono esercitare i ricchi sulla società?
Per quanto riguarda il primo punto, l’autrice riflette sul problema della formulazione delle norme, integrando la sua analisi con i resoconti di alcune delle più note vicende giudiziarie italiane: oltre al fatto che in Italia si assiste a processi spaventosamente lunghi, spesso ci si scontra con una normativa che si esprime con un linguaggio volutamente vago. Pur tenendo conto degli scogli che i corpus normativi incontrano nel dover regolamentare la vastità e la complessità del reale, le lacune e le ambiguità la rendono più suscettibile a problemi interpretativi che lasciano in sospeso o prosciolgono molti degli imputati al processo.
La realtà si muove molto più in fretta di qualunque legislazione e per ogni nuova legge c’è sempre una scappatoia.
La questione del potere invece viene affrontata tramite un’analisi approfondita del ruolo centrale dell’economia nella società: vi è una piccola percentuale di persone che possiedono in proporzione più ricchezza della percentuale rimanente, ma l’essere una minoranza non impedisce loro di influenzare la vita dello Stato, spesso a scapito dei più deboli e delle classi maggiormente esposte ai rischi. La ricchezza resta oligarchica e i più guadagnano disuguaglianza e ingiustizia sociale.
Tutto questo si riversa in maniera inevitabile nella politica, che difende gli interessi della classe privilegiata con leggi apposite e con il mero populismo, che offre un capro espiatorio alla massa in modo da dirottarne l’attenzione.
L’autrice stessa porta ad esempio la questione dell’immigrazione: i dati mostrano che la criminalità è in diminuzione da anni ormai e che l’integrazione può essere in potenza una risorsa positiva per il benessere di una nazione, ma molti politici continuano a fare leva sulla retorica dell’invasione. Ne risulta un quadro inquietante, come di un labirinto di cui è difficile trovare la via d’uscita. Anche i ricchi rubano è l’occasione, anche per chi non si occupa di diritto o di economia, di prendere consapevolezza della realtà che ci circonda, per costruire una riflessione critica che ci spinga a migliorare noi stessi e la società in cui viviamo.
Elisa Pazé, Anche i ricchi rubano, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2020.
Grazie a Edizioni Gruppo Abele!
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