Uno dei luoghi comuni più fastidiosi quando si parla di filosofia è quello che la dipinge come un esercizio di pensiero sterile e fine a se stesso, un vuoto lambiccarsi con problemi volutamente astrusi e irrisolvibili per il solo gusto di farlo, senza che ve ne siano né il bisogno né l’utilità.
La filosofia viene così vista come un’attività inutile, se non addirittura dannosa, un hobby adatto solo a persone benestanti e snob, che hanno tempo da perdere mentre gli altri lavorano e mandano avanti il mondo.
Ci sono molti modi per mostrare la falsità di questo stereotipo e, per fortuna, da adesso ce n’è uno in più: si tratta di Socrate, graphic novel a firma di Francesco Barilli e Alessandro Ranghiasci, che raccoglie la sfida di rendere accessibile ad un nuovo pubblico una delle vicende emblematiche non solo della storia del pensiero umano, ma della storia dell’umanità tout court.
Trattasi delle vicende legate al processo e alla morte di Socrate che, nel 399 a.c. divenne a tutti gli effetti la prima vittima di un processo per reati d’opinione.
Questo testo restituisce con la vividezza dei colori le celebri vicende che hanno portato la città di Atene a condannare a morte il migliore dei propri cittadini, reo di aver fatto pubblicamente proprio quella cosa che viene spesso descritta come inutile e irrilevante: filosofare.
Consente ai lettori di osservare Socrate in tre momenti fondamentali: mentre parla con i giovani di Atene (che verrà poi accusato di aver corrotto), alle prese con la propria apologia durante il processo (resa indimenticabile dell’omonima opera platonica) e negli ultimi momenti di vita del filosofo quando, in coerenza con il proprio filosofare, Socrate rifiuta di fuggire o di sottrarsi alla condanna, in quello che difficilmente può essere definito altrimenti che un atto di estrema coerenza.
La voce narrante è, come è logico, quella di Platone, la cui vita e la cui filosofia vengono così profondamente segnate da questo evento da spingerlo ad una ricerca incessante di giustizia, che non è mai solo teorica, ma anche e soprattutto pratica.
Platone non desidera solo comprendere la giustizia dal punto di vista teoretico, ma aspira a gettare, attraverso la sua azione filosofica, le basi per l’esistenza di una società che sia la più giusta possibile, dove delitti come quello di cui il maestro è stato vittima non si compiano più.
Per uomini come Socrate e Platone filosofare non significa chiudersi in una stanza comoda a scrivere un libro e nemmeno è sinonimo di tenere bei discorsi per dimostrare agli altri quanto si è sapienti.
Filosofare è un’attività intrinsecamente legata al vivere, e la comprensione del mondo non è fine a se stessa, ma sempre intimamente connessa con l’agire nel mondo, con il plasmarlo e viverci nel senso più attivo che possiamo intendere, fino ad arrivare al momento di rimetterci tutto, anche la vita.
Grazie Becco Giallo!
Francesco Barilli e Alessandro Ranghiasci, Socrate, Becco Giallo, Padova, 2020.
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