La donna elettrica: un’eroina contemporanea

0
1435
La donna elettrica

La donna elettrica è un film del 2018 ambientato in Islanda, dalla regia semplice e lineare, ma allo stesso tempo originale e spassosa. È un’opera cinematografica di grande spessore soprattutto per noi filosofe, per l’empatia e l’interesse suscitati dalla figura centrale, Halla.

Colpiscono sin dall’inizio i paesaggi a perdita d’occhio, ma ciò che emerge ancora di più è proprio lei, che corre e si nasconde. Halla è un’eroina dei nostri tempi. È forte e sfugge a chi le sta dando la caccia; è, infatti, una terrorista ricercata perché sabota, con arco e frecce – come un personaggio di un fantasy nordico – l’impianto elettrico di una fabbrica di alluminio che sta distruggendo la sua terra. 


La donna è un’eroina, primariamente, perché lotta per difendere la propria terra da qualcosa che sta inevitabilmente per succedere e che tutti abbiamo sotto gli occhi.


Se in passato gli eroi si battevano per la propria patria, la propria religione o la propria donna, Halla combatte per contrastare il buio futuro del nostro globo e per salvaguardarlo. A riguardo, le scene iniziali sono piene di significato. La protagonista si nasconde nella natura che lei stessa difende. La relazione, insomma, che Halla ha con il paesaggio, pare, in questi frame, ricambiata. Nonostante le pianure sterminate senza nulla in cui imboscarsi, la natura le offre un riparo, come ha offerto per secoli all’uomo, risaldando un’alleanza fondamentale che sembra essersi persa.

Non pensate, però, che La donna elettrica sia un film d’essay o retorico; è divertente e c’è tanta azione. Sicuramente, però, la figura di Halla è antica, piena di significati, contraddittoria, ma anche tutta rivolta al futuro. È una donna forte, ma anche fragile. È una persona fortemente filosofica, che ricerca un senso nella vita.


Ciò lo capiamo dal suo attivismo, ma anche dal suo passato che riemerge all’improvviso.


Halla, diversi anni prima aveva fatto una richiesta di adozione che, però, sino a quel momento non era andata a buon fine. Inaspettatamente, emerge l’occasione che la donna cercava: una bambina ucraina orfana, vittima della guerra, sta cercando famiglia. La storia della ragazzina colpisce Halla, che da buona eroina decide di “battersi” per lei e al suo fianco, ma il suo arrivo la costringe inevitabilmente a ripensare a tutto quello che sta facendo

Halla è un’eroina, secondariamente, anche per questo. Non lotta solo per difendere la propria terra, ma anche contro se stessa, le proprie debolezze, le proprie forze e per il suo essere donna. Per quanto non apertamente discusso il tema della femminilità emerge, infatti, con tanti richiami, ma anche con questo risvolto improvviso della storia. Ciò perché l’arrivo della bambina metterà tutto in discussione e questa maternità – seppur non “naturale” – è uno dei significati che il femminile ha all’interno di tutta la pellicola. 


Troviamo, però, numerosi altri argomenti profondamente filosofici e riguardanti la questione femminile: la madre terra e il suo ventre, la sorellanza (reale e metaforica), ma anche la solitudine. Quest’ultimo tema rimarca la potenza eroica di ciò che fa Halla, in senso romantico del termine e titanico. 


Questa natura quasi leggendaria della protagonista trova un contorno perfetto nella presenza del coro. Una delle scelte più originali del film è il fatto che la colonna sonora, composta da canti e brani tipicamente nordici, non è esterna (2). La musica fa parte dell’inquadratura stessa ed è cantata e suonata durante le scene. Pare, insomma, di vedere il choros di greca memoria, tanto caro ad Aristotele (3). Il coro non ha, nel caso del film, influenza particolare sulla storia – come a volte avveniva, invece, nell’Antica Grecia – risulta però un contorno perfetto della scena e un rafforzativo di ciò che sta avvenendo. Il coro è anche parte della vita stessa di Halla, che fa proprio la direttrice di uno di essi come lavoro

Insomma, sono tanti i richiami antichi che risuonano all’interno del film e che sottolineano il ruolo eroico della protagonista, la quale però lotta non per qualcosa di datato e/o solamente personale, ma per qualcosa di estremamente attuale e mondiale: l’ambiente

Come viene ribadito nel film, la donna combatte per il futuro e per i giovani, per questo risulta memorabile il momento nel quale Halla lancia da un palazzo volantini ecologisti, che vengono letti con interesse proprio dai ragazzi che passano.


In questa scena pare di rivedere le battaglie del Friday for Future e capiamo che Halla non sarà l’unica, non lotterà isolata contro le devastazioni ambientali del capitalismo. 


Effettivamente, per quanto la sua battaglia risulti essere solitaria se rapportata ai “pezzi grossi” del potere, la donna non è sola. Nelle sue azioni – come nelle fiabe o nei romanzi epici – ha degli aiutanti. È sostenuta, infatti, da un complice nella polizia e da un altro uomo, un cugino, semplice e campagnolo che l’aiuta a nascondersi dopo i suoi attentati. Con questa tacita alleanza, egli sembra voler preservare la propria terra e le proprie tradizioni

Halla, tuttavia, non sarà sola nemmeno grazie alla sua bambina. Sfidando una pioggia devastante (cambiamento climatico?), si reca in Ucraina a prenderla per tenerla definitivamente con lei. Il futuro si fa concreto nella figura portatrice di speranza della bambina stessa.

Nelle ultime scene, l’autobus su cui Halla sale con la figlia è costretto a fermarsi a causa di un’alluvione. La donna scende, con la bimba in braccio e, seguita dalla banda del coro, si avvia a piedi tra le acque alte. La situazione appare quasi surreale, ma non a caso il film si chiude così: si intuisce che c’è qualcosa di simbolico. L’acqua rappresenta il ventre materno e l’organo sessuale femminile in generale (4). L’ultima scena, allora, sottolinea proprio la centralità della donna – Halla, ma non solo – per il futuro e la potenza grandiosa delle sue azioni.


Che siano le azioni ambientaliste (i grandi ideali), che sia la crescita di una figlia (le piccole azioni quotidiane) la nostra eroina è un po’ tutte noi, che ogni giorno lottiamo per dare un significato alle nostre vite, guardando ad un futuro migliore, più rispettoso, in cui non saremo sole.





(1) Cfr. http://www.postmodernissimo.com/films/la-donna-elettrica/

(2) Cfr. https://www.cineforum.it/recensione/La-donna-elettrica

(3) Si veda, ad esempio, Aristotele, Poetica, 4, 1449a.

(4) È questa l’interpretazione che dà Freud ne L’interpretazione dei sogni.



La foto di copertina è un’immagine ufficiale de La donna elettrica. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore del film, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an official image for Kona fer í stríð. The image copyright is believed to belong to the distributor of the film, the publisher of the film or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.