Queste recensione potrebbe iniziare con alcune domande introduttive, per rompere il ghiaccio. Domande come: sapete che cosa si intende quando si parla di sex work? Quante volte ne avete sentito parlare? In quali contesti?
Si tratterebbe però di domande piuttosto retoriche. La verità è che di sex work in Italia si parla pochissimo (per lo meno al di fuori degli ambienti in cui si esercita proprio il lavoro sessuale o tra le persone che si occupano in modo specifico di questo campo) e che lo si fa spesso in maniera volutamente poco chiara e allusiva, quando non apertamente dispregiativa o pietistica.
L’universo del sex work è per molte persone qualcosa di sconosciuto o mal compreso: pensiamo che coincida completamente con la prostituzione di strada e ciò evoca quasi sempre immaginari legati indissolubilmente allo sfruttamento, alla cosiddetta “tratta” e a una vita vissuta ai margini della società, magari in un mondo in parte o del tutto dominato dal crimine.
Per questi motivi, leggere Sex work is work di Giulia Zollino è un po’ come avventurarsi in un mondo sconosciuto, dove non solo si imparano molte cose nuove o si mette ordine in idee precedentemente nebulose, ma si fa esperienza di un capovolgimento di prospettiva in cui tutto quello che credevamo di sapere sul lavoro sessuale si rivela essere solo una piccola parte di una galassia molto complessa e diversificata di pratiche, professioni e identità. L’impressione è quella di aver guardato fino ad ora attraverso il buco di una serratura, e che Zollino stia finalmente aprendo la porta su dati di fatto, problematiche e riflessioni che fino a oggi erano rimaste in grande parte nascoste.
Il testo ci fornisce infatti una guida chiara e facilmente fruibile per cominciare ad approcciare la tematica del sex work al di là delle narrazioni stereotipate e dei tabù che caratterizzano il modo in cui il nostro contesto socio-culturale stigmatizza le professioni che appartengono a questo settore e tutto ciò che le circonda.
Leggere questo libro ci consente di guardare la realtà a noi familiare con occhi nuovi e diversi, imparando finalmente a percepire la complessità di un universo che, nonostante ciò che amiamo raccontarci, è molto vicino alla nostra quotidianità e a quella delle persone che popolano la nostra vita.
Dai cenni storici ai movimenti per la rivendicazione della dignità di ogni sex worker alla legislazione attualmente vigente nel nostro paese in materia di prostituzione, Zollino non tralascia nulla e non risparmia critiche precise e puntuali a una società che si vorrebbe liberare e smaliziata, ma si rivela decisamente sessuofoba e dominata da tabù patriarcali.
Se volete scoprire, tra le altre cose, come il sex work può essere uno strumento di autodeterminazione (e non solo di sfruttamento) e come mai alcune persone rivendicano con orgoglio l’appellativo di “puttana” (che, nei suoi molteplici sinonimi, pervade il nostro discorso pubblico come insulto preferito da rivolgere alle donne), questo è il libro per voi.
Giulia Zollino, Sex work is work, Eris Edizioni, Torino, 2021, pp. 68.
Grazie a Eris Edizioni!
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