La parola giapponese Sōji letteralmente significa “fare le pulizie”, ma questo è solo il significato più superficiale del termine; quello più profondo indica un sentimento di cura esercitato sull’ambiente che ci circonda e su noi stessi.
I giapponesi non la considerano assolutamente un’attività noiosa, anzi, per loro è la routine, una cosa da fare ogni giorno che li aiuta a fare ordine, non solo esteriormente, ma anche e soprattutto interiormente, poiché anche nel nostro spirito si deposita la polvere.
Le pulizie non hanno mai fine, anche quelle dello spirito: nel momento in cui pensi di averlo lucidato, inizia ad accumularsi nuova sporcizia. In questo caso è necessario che a un certo punto si stabilisca che per oggi va bene così, altrimenti si rischia di cadere nella frustrazione che deriva dall’ossessione della perfezione. Questo ci insegnano le pulizie, che ogni cosa è imperfetta e che dobbiamo accettare questa imperfezione.
Essenziale è anche l’atteggiamento da mantenere durante questa pratica, ovvero quello di “diffondere la coscienza in ogni angolo, lentamente e con consapevolezza, in modo che la pulizia non sia solo un compito, ma un addestramento a conoscere noi stessi” (1).
Pulendo si inizierà anche a ridurre il numero di oggetti che ci circondano, conservando solo quelli di cui avremo realmente bisogno, più semplici, funzionali, che avranno per noi un valore spirituale e che tratteremo con particolare cura, scorgendone l’essenza che ci permetterà di collocarli nel posto migliore.
Come dice anche Marie Kondo, questo lavoro di pulizia e ricollocamento rappresenta un modo per ristabilire l’equilibrio fra le persone, gli oggetti che possiedono e la casa in cui vivono e per armonizzarsi con l’ambiente circostante (2).
Dobbiamo circondarci solo di ciò di cui abbiamo realmente bisogno, svincolandoci dal possesso delle cose materiali, tenendo solo quegli oggetti che ci fanno sentire a nostro agio, che ci rendono felici o che abbiano un alto grado di funzionalità in modo da facilitarci la nostra vita quotidiana.
Se si è circondati di cose di cui non ci importerebbe nulla se un giorno dovessero rompersi, non si capirà mai il vero significato del prendersene cura.
È curioso anche notare come l’atto delle pulizie ricrei i due tipi di meditazione presenti nel buddhismo: Vipaśyanā, finalizzata a sviluppare consapevolezza della realtà attraverso la percezione continuativa degli stimoli sensoriali e mentali per fare esperienza della loro natura, e Śamatha, che consiste nella coltivazione della calma e della tranquillità per mezzo della concentrazione mentale (3).
Pulire, infatti, mentre si avvertono i cambiamenti che avvengono nell’ambiente esterno, ma anche dentro di noi, permette di rafforzare la nostra consapevolezza, mentre un ambiente silenzioso separato dal mondo esterno migliorerà la nostra concentrazione.
Secondo la visione buddhista, la pulizia è alla base delle buone abitudini (4), quelle in grado di far soffrire meno noi e l’ambiente circostante, capaci di farci vivere più felici. Sorge allora spontaneo domandarsi se una semplice attività individuale come quella delle pulizie possa contribuire ad attenuare il problema relativo all’inquinamento e alla salvaguardia del nostro pianeta, su cui si stanno sempre di più accendendo i riflettori.
La risposta è senza dubbio sì, tutti noi possiamo fare la differenza partendo da piccoli gesti quotidiani.
Il buddhismo utilizza anche una particolare espressione che racchiude questo concetto, ovvero “bukkuyoraku” (5): significa che ognuno di noi, nel proprio piccolo, può adottare atteggiamenti sostenibili, di salvaguardia, per sé, per gli altri e per la terra. Ecco quindi che emerge tutta l’importanza delle pulizie come buone abitudini da consolidare, in grado di evitare sofferenza agli altri e al nostro pianeta.
Tenendo pulito l’ambiente in cui viviamo e la nostra interiorità getteremo le basi per uno sviluppo successivo di questa etica individuale.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare le persone attraverso una partecipazione collettiva ad attività di pulizia organizzate dalla propria città o da enti di protezione ambientale, per attuare un cambiamento che vada al di là di differenze religiose o culturali allo scopo di mantenere un pianeta più pulito e sano.
(1) Keisuke (Shoukei) Matsumoto, Sōji. Manuale di un monaco buddhista per pulire lo spirito e creare spazio nel cuore, Vallardi, Milano 2019, p.29.
(2) Marie Kondo, Il magico potere del riordino. Il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita. Vallardi, Milano 2018.
(3) Keisuke (Shoukei) Matsumoto, op. cit., pp.64-65.
(4) Ivi, p.21.
(5) Ivi, p.37.
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