Ripensarsi: il nostro posto nel mondo

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chi sono?
Chi siamo? Qual è il significato della nostra esistenza? Qual è il nostro posto nel mondo? 

Queste sono solo alcune delle domande dinanzi alle quali tutti, prima o poi, ci ritroviamo e alle quali la filosofia ha da sempre tentato di dare risposta. Ma è soprattutto con l’aprirsi del secolo scorso che questi interrogativi diventano sempre più ingombranti, coinvolgendo il pensiero filosofico verso una ricerca del senso dell’esistere, dell’etica e dell’ontologia umana.

«Eppure mai, nel corso di tutta la storia, l’essere umano è stato così tanto enigmatico a se stesso come nell’epoca attuale.» (1)


Il Novecento, infatti, è un periodo centrale per la riflessione filosofica sull’essere umano.

L’avanzare delle scienze e delle tecnologie, le nuove esperienze belliche così come i profondi cambiamenti sociali, lasciano emergere la sempre maggiore necessità, per l’umano, di ripensarsi e di comprendersi. 

L’inizio del XX secolo segna un punto di svolta per le riflessioni antropologiche: l’esperienza storica delle due guerre, così come i continui cambiamenti culturali che premono verso una società di massa, pongono nuove domande sul destino dell’umanità.


A diventare centrale non è solo la necessità di una riflessione etica circa il modo di vivere degli individui, ma anche e soprattutto il bisogno di un’immagine unificata di essere umano.


I numerosi progressi della medicina, le grandi scoperte in ambito chimico e biologico, insieme con le nuove discipline umanistiche che prendono avvio proprio verso la fine dell’Ottocento, avevano infatti contribuito a uno spaesamento nei confronti dell’idea di “umano”.


In poche parole, ci si ritrova smarriti, privi di una direzione.


E persino le scienze sembravano fallire, lasciando emergere una coesistenza di più punti di vista, spesso in contrasto tra loro, su singole sezioni dell’unica totalità dell’individuo, che rappresentano solo alcune “fette” della complessa “realtà uomo” (2). Il risultato è l’incapacità per gli esseri umani di cogliersi in maniera coerente e unitaria.

Ed è proprio da questa esigenza che prende avvio l’antropologia filosofica, una disciplina capace di unificare i vari progressi delle scienze con lo scopo di restituire un’immagine complessa e “globale” di essere umano (3).

La nuova filosofia è sì, un’antropologia nel significato attuale della parola, che raccolga in sé i risultati delle scienze che hanno come oggetto l’uomo, ma anche e soprattutto una scienza filosofica, che faccia cioè della filosofia la “scienza prima” capace di dare una direzione e un criterio all’elaborazione concettuale del “problema uomo” (4). 

Nel procedere in questa direzione centrale è il dialogo e la collaborazione con le discipline che hanno per oggetto l’umano, senza però perdere di mira l’obiettivo fondamentale: quello di restituire il posto dell’uomo nel mondo.


In questo senso, la ricerca di una rappresentazione, di un’idea coerente di umano, diviene per l’antropologia filosofica un “compito” fondamentale dell’individuo, dal momento che è proprio rispetto a un’idea di sé che l’ente umano si muove nel mondo. 

Usando le parole di Arnold Gehlen:

«Che l’uomo si concepisca come creatura di Dio oppure come scimmia “arrivata” implica una netta differenza sul suo atteggiamento rispetto ai fatti della realtà […]. Appunto di queste circostanze bisogna avvalersi per la determinazione della natura dell’uomo; e ciò significherebbe: c’è un essere vivente, che tra le sue caratteristiche più rilevanti ha quella di dover prendere posizione circa se stesso, cosa per la quale è precisamente necessaria un’“immagine”, una formula interpretativa. […] Questo però vuol dire che l’uomo deve interpretare la sua natura e perciò assumere un atteggiamento attivo e tale da prendere posizione rispetto a se stesso […]. Se è così, è d’altra parte necessaria un’“autointuizione dall’interno”, se, in altri termini l’uomo deve “fare di sé qualcosa”; e questo è possibile solo rispetto ad un’immagine di sé.» (5)

  1. M. Scheler, La posizione dell’uomo nel cosmo, Franco Angeli, Milano, 2009, p. 87.
  2. M.T. Pansera, Antropologia filosofica, Bruno Mondadori, Milano, 2001, p. 10.
  3. Ivi, p. 12.
  4. Cfr. H. Plessner, L’uomo: una questione aperta, Armando Editore, Roma, 2007, pp. 37-40.
  5. A. Gehlen, L’uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo, Mimesis, Milano, 2010, p. 45.

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