Nel 2018 per la prima volta in vita mia ho cambiato casa: mi sono trasferita in una città diversa abbandonando l’abitazione dove avevo vissuto da sempre assieme ai miei genitori per andare a convivere con il mio compagno. Abbiamo, come si dice, “messo su casa”, prendendo un appartamento che prima era in affitto e rimodellandolo a nostra immagine e somiglianza, nel tentativo di costruire uno spazio che fosse un’estensione delle nostre personalità e della nostra relazione.
La trasformazione di uno spazio estraneo e anonimo in casa propria è un processo affascinante, sul quale però non avevo mai riflettuto in modo sistematico fino alla lettura di Filosofia della casa di Emanuele Coccia, un saggio che parte dall’esperienza di vita dell’autore per instaurare una riflessione filosofica sulle case e sul rapporto che i luoghi che abitiamo intessono con noi e la nostra identità.
La tesi di Coccia è infatti che le case non siano semplicemente luoghi in cui depositiamo i nostri oggetti e trascorriamo una parte significativa del nostro tempo, ma abbiano lo statuto di realtà morali, capaci di acquisire un significato grazie alla relazione che creiamo con questi spazi e anche di costituire una parte non secondaria nel nostro io.
Ogni casa è una realtà puramente morale: costruiamo case per accogliere in una forma di intimità la porzione di mondo – fatta di cose, persone, animale, pianti, atmosfere, eventi, immagini e ricordi – che rendono possibile la nostra stessa felicità. (1)
In quest’ottica la morale non è più un insieme di precetti, di norme, ma una forma di vita che unisce il piano concettuale e quello materiale del nostro corpo, degli oggetti che compongono la nostra quotidianità, e degli spazi che ci rispecchiano e nei quali rivediamo noi stessi. Ẻ questo il contesto in cui possiamo provare a realizzare la felicità, che Coccia definisce come una ≪armonia arbitraria ed effimera che stringe per un attimo cose e persone in una relazione di intimità fisica e spirituale≫ (2).
Secondo l’autore, la tradizione filosofica ha ingiustamente ignorato la casa come spazio degno della sua attenzione.
La ragione sarebbe da ricercare nel mito patriarcale che identifica lo spazio di azione in cui accadono tutte le cose più importanti con la dimensione pubblica, cioè fuori dalla casa, nella città o nello stato. Questo approccio ha avuto la duplice conseguenza di ignorare la rilevanza dello spazio domestico nella creazione della nostra identità e di incentivare la disuguaglianza di genere tramite la sovrapposizione tra la dicotomia pubblico/privato e quella maschile/femminile.
Filosofia della casa si propone di rimettere le cose a posto, riportando la casa al centro della riflessione filosofica e usandola come chiave di lettura concettuale per costruire una nuova teoria dell’individuo, della felicità e del nostro abitare nel mondo. In quest’ottica, uno dei concetti chiave è quello di oikeiosis, un termine traducibile con appropriazione, assuefazione e addomesticamento, e che si riferisce parimenti all’azione che noi umani esercitiamo sull’ambiente e a quella che gli ambienti esercitano su di noi, in un rapporto dialettico e dialogico dove l’uno non può acquistare significato e identità senza il rapporto con l’altro.
Una casa è una scultura psichica, un ordine di spazializzazione della nostra anima o di gestualizzazione del corpo: la sua traduzione in gesti, abitudini, sentimenti. (3)
In Filosofia della casa, l’analisi delle nostre case e del rapporto che tessiamo con esse diventa dunque un punto d’accesso inedito e privilegiato alla comprensione del nostro sé. Discutere di traslochi, bagni, cucine, animali domestici e piante acquisisce finalmente dignità filosofica e ci insegna qualcosa di più su chi siamo e come viviamo all’interno dei nostri spazi e della nostra vita stessa.
L’impressione che ho avuto durante la lettura è quella di scoprire idee e argomenti al tempo stesso nuovi e piuttosto familiari, come se Coccia stesse esplicitando qualcosa che in fin dei conti abbiamo sempre sentito e che finalmente ha trovato espressione e ordine in una teoria filosofica. Leggendo mi capitava di sollevare lo sguardo per osservare l’ambiente attorno a me e riconoscere nei colori e negli spazi di casa mia l’eco di quanto il libro mi stava descrivendo.
E. Coccia, Filosofia della casa: lo spazio domestico e la felicità, Einaudi, Milano, 2021.
(1) E. Coccia, Filosofia della casa: lo spazio domestico e la felicità, Einaudi, Milano, 2021, Introduzione, edizione Kindle.
(2) Ibidem.
(3) Ivi, capitolo 3, Bagni.
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