Contro la caccia e il mangiar carne è un volume piccolo ma estremamente intenso, che prende vita dall’insieme di alcuni testi di Tolstoj sulle tematiche care non solo al vegetarianismo ma anche e soprattutto alla più vasta rosa dell’antispecismo.
Ciò che vediamo riaffiorare in queste pagine è finalmente la componente morale. Quando parliamo di tematiche importanti e dibattute come queste, viene sempre quasi sempre preso in considerazione l’aspetto della salute o dell’ambiente. Quasi come se una discussione sulla moralità non fosse possibile o – quanto meno – non affrontabile.
Non è il caso dello scrittore russo, che proprio dell’etica fa la sua bandiera.
Come viene riportato nella postfazione di Chiara Stefanoni, la sua tecnica di estremo zoom sui dettagli della narrazione ci scaraventa nel macello e le sue pareti diventano trasparenti; (2) in un paio di occasioni ci ritroviamo proprio dentro a scene di macellazione che vengono vissute in prima fila.
Non si può far finta di ignorare tutto questo. Non siamo struzzi, né possiamo pensare che se noi non guardiamo quello, che ci rifiutiamo di vedere, non c’è. Soprattutto quando la cosa che non vogliamo vedere è ciò che stiamo mangiando. (1)
Ma all’improvviso siamo anche insieme a Tolstoj in una sua battuta di caccia (da ex cacciatore) e possiamo davvero sentire le sue sensazioni mentre la sera ripensa a quanto accaduto: prima il piacere, poi il cuore che accelera i suoi battiti, la realizzazione del gesto compiuto, il tormento, il senso di colpa.
Grazie all’attualissima e chiara analisi di Massimo Filippi in prefazione possiamo notare come il pensiero di uno scrittore Ottocentesco non sia solamente limitato in quanto figlio del proprio tempo ma sia in realtà promotore di ciò che è stata l’evoluzione di un movimento vero e proprio.
Le parole che Tolstoj ci restituisce da questi testi sono un filo rosso che ancora oggi attraversa le tappe della lotta all’antispecismo in modo politico, teologico ed etico, fatto di analisi e di continua messa in discussione per poter raggiungere sempre la verità e, magari, porci qualche domanda in più sulle nostre scelte.
Quanto vogliamo ancora tollerare lo stato di cose presente? Quanto pensiamo di poter ancora aspettare prima di tornare ad ascoltare il misterioso e potente respiro del mondo? (3)
Grazie VandA Edizioni!
(1) p.63
(2) p.102
(3) p. 20
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