Leggere la storia interrogandone gli «spazi bianchi» (1) e le fessure per far così emergere ciò che ne viene dimenticato, nascosto o rimosso: questa la sfida al centro dell’indagine di Nicole Loraux.
Nicole Loraux (Parigi 1943 – Argenteuil 2003) è stata una storica antichista e filologa greca, nota come una tra le maggiori intellettuali francesi del secondo Novecento. Formatasi all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi, affiancata dal maestro e famoso storico delle religioni Jean-Pierre Vernant, viene oggi riconosciuta non solo per la generosità intellettuale delle sue ricerche, ma anche per l’originalità nell’uso e nella creazione degli strumenti di ricerca. Il pensiero di Loraux si muove, infatti, traghettando da un ambito disciplinare a un altro, coniugando insieme storia, letteratura, antropologia, filosofia e psicoanalisi, senza mai adagiarsi in modo esclusivo su nessuna disciplina accademica.
Tra le sue intuizioni più sorprendenti troviamo quella di mutuare dalla pratica di ascolto psicoanalitico gli strumenti per analizzare l’inconscio delle testimonianze storiche stesse.
Questo originale approccio trova il suo presupposto teorico nella convinzione che il femminile greco – escluso o nascosto – debba essere fatto emergere dalla storia, interrogando i suoi non-detti e il suo carico di rimozione perché la verità è, per Loraux, extralinguistica ed extratestuale. La sfida è quella di occuparsi così di chi non viene considerato artefice della storia (le donne, in primis), ma sembra subirne solo le conseguenze e figurare solo come soggetto passivo. Tanto più che la donna indagata da Loraux è principalmente quella ateniese colta nella sua quotidianità, la cui virtù consiste nel vivere una vita quanto più chiusa e segreta possibile perché come ricorda Pericle:
«Se poi debbo accennare anche alla virtù delle donne […] indicherò tutto con una breve esortazione: il non essere più deboli di quanto comporta la vostra natura sarà un grande vanto per voi, e sarà gloria se di voi si parlerà pochissimo tra gli uomini, sia in biasimo che in lode.» (2)
Loraux stessa ci dice come non esista «una figura più difficile da catturare della donna greca (che appare) senza storia» e come questo valga ancora di più per Atene, come se «nella città che per certi versi conosciamo meglio, l’universo delle donne fosse restato, forse più che altrove, irrimediabilmente chiuso» (3). La donna greca, per come la storia la tramanda, rimane così una figura difficilmente accessibile, se non rispetto alla politicità dell’esistenza dell’uomo (padre o marito che sia) attraverso le categorie di matrimonio e riproduzione.
Un’altra delle intuizioni di Loraux è quella di applicare al mondo greco gli stessi strumenti di critica che Karl Marx aveva utilizzato nell’Ottocento per demistificare le certezze della società borghese.
Secondo Loraux, questo è possibile perché anche i Greci, come gli uomini e le donne della società borghese, vivono accecati dalle proprie ottime ragioni e consegnano rappresentazioni storiche ideologiche che rivelano più come volessero essere ricordati che quanto effettivamente sono stati. Contro una certa tradizione storiografica e politica (tutt’oggi risonante) propensa a idealizzare l’età di Pericle e a consegnarci l’immagine di una Grecia classica quale terra del logos, dell’armonia e patria della democrazia diretta, l’indagine louraniana propone piuttosto di indagare la proiezione esemplare che la società greca aveva di se stessa e la falsa coscienza che ne sta dietro. Un altro modo, questo, per evidenziare le assenze e le omissioni della storia e dare voce, per via indiretta, a quanti ne sono stati lasciati ai margini.
Possiamo dire, in conclusione, che Loraux ci insegna a mettere al centro e interrogare gli spazi bianchi della storia, quelli ancora non scritti o quelli ancora da riscrivere, perché:
«Non esistono belle menzogne in cui il mentitore non si coinvolga in prima persona, a maggior ragione quando il narratore si confonde con il pubblico, quanto la polis racconta delle storie ai cittadini.» (4)
(1) N. Loraux, La città divisa. L’oblio nella memoria di Atene, Neri Pozza, Vicenza, 2006, p. 128.
(2) Tucidide, La guerra del Peloponneso, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano, 1998, II, 45, 2.
(3) N. Loraux, «Qualche illustre sconosciuta», in Grecia al femminile a cura di N. Loraux, S. Georgoudi, Laterza, Roma-Bari, 1993, p. 10.
(4) N. Loraux, Nati dalla terra. Mito e politica ad Atene, Meltemi, Roma, 1998, p. 73.
Immagine di copertina: unica fotografia reperita di Nicole Loraux, rinvenuta al seguente link. Nessun utilizzo commerciale. Immagine utilizzata al solo scopo di contestualizzazione per rendere scorrevole la lettura dell’articolo. La redazione rimane a disposizione per eventuali chiarimenti.
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