Memestetica, il settembre eterno dell’arte, di Valentina Tanni, è il testo giusto per orientarsi, tra immagini, meme e performance visive, nel caotico e ipertrofico mondo digitale.
Un’analisi estetica del web, che procede dalla fotografia fino a Tik Tok e riflette sul ruolo dell’arte in un simile contesto, dove i mezzi di produzione e diffusione della creatività sono accessibili a tutti, su scala globale e peer-to-peer.
Quella dell’Internet si configura come un’estetica complessa, fatta di immagini lo-fi, pixel, loghi e template: un grande magma, sempre in movimento, dove le idee proliferano, così come la loro manifestazione visiva.
È un terreno instabile dal quale, però, germina uno straordinario impulso creativo, di carattere folk.
Il web è il luogo dell’amatorialità, contrapposta al professionalismo dell’arte e alla sua artificiosità che, come suggerisce il titolo, rischia di inabissarsi in un settembre eterno. Questa espressione, coniata nel 1993, stava a indicare il decadimento, a partire dal settembre di quell’anno, della rete accademica Usenet. Nel settembre 1993 il provider statunitense America On Line iniziò a offrire l’accesso alla rete a decine di migliaia di nuovi utenti che, agli occhi dei vecchi utenti di Usenet, non erano in grado di apprendere la netiquette: quel lungo settembre, fatto di “invasione” e riconfigurazione di codici sociali, è diventato sinonimo di decadenza.
Il settembre eterno dell’arte è la condizione senza ritorno – proprio come l’avvento dei nuovi utenti di Usenet – generata dalla creazione e distribuzione di immagini online: se, prima, l’arte era la principale detentrice di valore, adesso qualcosa è cambiato, forse in maniera irreversibile.
«Il nuovo primitivismo coincide con l’amatoriale. Le espressioni culturali non professionistiche, a bassa definizione, non supportate da editing e fotoritocco, magari scomposte, eccessive, grossolane, vengono riconosciute come portatrici di un tasso maggiore di verità». (1)
Il linguaggio visuale dell’Internet deve molto all’arte d’avanguardia, ma non ha bisogno di citarla: ha vita e forme proprie, derivate da una matrice liberata della sua aura e calata nella quotidianità frenetica del mondo digitale.
Dalle fotografie alla performance art il web replica, inconsapevolmente, dei modelli artistici, che fa propri attraverso un’inarrestabile dinamica di copia, variazione e remix, al centro della quale ci sono i meme: delle immagini, sì, ma prima di tutto delle entità che svolgono, per l’evoluzione del contesto culturale, la stessa funzione dei geni per l’evoluzione biologica.
Si propagano, si moltiplicano e attecchiscono nell’immaginario comune.
Che rapporto esiste tra queste entità, la cui generazione è di matrice collettiva, e l’arte in senso stretto?
Come coniugare la vocazione nichilista dei meme e dello shitposting con la cultura visiva del passato?
«La cultura di internet ha prodotto la nascita di un’attitudine artistica diffusa, portata avanti tramite il libero e disordinato manifestarsi di comportamenti irregolari, di contenuti insoliti e personali, di visioni del mondo vertiginosamente diversificate». (2)
Tanni ne esplora tutte le problematicità e possibilità, restituendoci una comprensione del milieu digitale completa e dettagliata: per il futuro dell’arte e della cultura visuale.
V. Tanni, Memestetica, il settembre eterno dell’arte, NERO, 2020.
- p. 53.
- p. 205.
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