Nel novembre 2019 Paul B. Preciado viene invitato a tenere una conferenza a Parigi, davanti a un pubblico di 3500 psicoanalisti, circa la sua vita di uomo trans. Il discorso che tiene in questa occasione provoca un vero e proprio cataclisma: l’uditorio si divide tra chi si chiude in un pesante silenzio, chi scoppia in un attacco di risa e chi gli chiede urlando di andarsene. Come spesso accade, il discorso viene poi postato online, in modo frammentario e deformato: da qui la decisione di pubblicare integralmente il testo della conferenza.
Sono un mostro che vi parla è un libro scorrevole, ricchissimo di approfondimenti e spunti, che trova nel comico-parodossale la chiave per una critica della società che ci circonda, ma che si conclude – come molti degli scritti di Preciado – con un invito appassionato e pieno d’amore.
Per rivolgersi al suo pubblico di accademici della psicoanalisi, Preciado utilizza una metafora, paragonando la propria posizione a quella di Pietro il Rosso, la scimmia protagonista del racconto di Kafka Relazione per un’Accademia.
Pietro il Rosso è una scimmia che, dopo essere stata catturata, imbarcata e spedita in un circo in Europa, per liberarsi dalla gabbia in cui è stata catturata, impara il linguaggio umano e riesce così a diventare uomo; convocato da una prestigiosa assemblea scientifica a tenere una relazione su cosa ha rappresentato per lui l’evoluzione umana, Pietro il Rosso non ne parlerà come di un’emancipazione o di una liberazione, ma di un passaggio da una gabbia a un’altra.
È dalla stessa posizione – quella di mutante, di mostro – che Preciado parla alla società di psicoanalisti che, dopo averlo ingabbiato nella posizione di malato mentale in quanto persona trans, gli permette ora, riconoscendolo come intellettuale, di parlare. Preciado ripercorre così la propria storia personale, sempre dissidente e politica, dall’infanzia a Burgos in Spagna fino alla gioventù lesbica a New York. Parla di sé come di individuo che ha vissuto nel corpo di donna fino ai trentotto anni, che ha iniziato poi a definirsi persona di genere non binario per poi intraprendere una transizione ed essere integrato (ma mai pienamente) nel mondo degli uomini. È attraverso il racconto di questi tratti biografici che arriva a delineare la propria concezione di libertà:
«Non ho mai chiesto, né allora né oggi, che mi venisse data la libertà […]. Nessuno può darti ciò che non ha e che non ha mai conosciuto […]. La libertà è un tunnel che si scava a mani nude. La libertà è una via d’uscita. La libertà – come questo nuovo nome col quale mi chiamate adesso, o questa faccia vagamente irsuta che vedete davanti a voi – si costruisce». (1)
Il regime della differenza sessuale entro cui scavare per trovare la propria libertà e su cui la psicoanalisi si articola non è, infatti, una realtà empirica e tantomeno una verità metafisica: Preciado la definisce, piuttosto, una epistemologia storica del vivente e un’economia politica del corpo.
Si tratta di una macchina performativa che produce e legittima un preciso ordine politico: il patriarcato etero-coloniale. Il regime della differenza sessuale è, quindi, un paradigma culturale, economico, religioso sorretto, però, da un linguaggio scientifico che lo pretende universale: in quanto tale, come ha mostrato Kuhn, finché non sarà sostituito da un altro paradigma è destinato a un irrigidimento. Il crollo epistemico di questo nuovo totalitarismo non può, tuttavia, essere evitato.
Sono un mostro che vi parla si conclude con un appello, che Preciado rivolge al proprio auditorio di psicoanalisti (ma, insieme, a chiunque lo legga): avete davanti due scelte – scrive – e, con esse, una responsabilità enorme e collettiva; «spetta a voi decidere se volete restare dalla parte dei discorsi patriarcali e coloniali e riaffermare l’universalità della differenza sessuale e della riproduzione eterosessuale oppure entrare con noi, i mutanti e i mostri di questo mondo, in un processo di critica e di invenzione di una nuova epistemologia che consenta la redistribuzione della sovranità e il riconoscimento di altre forme di soggettività politica» (2).
Se non avete ancora letto questo libro – come ha detto Chiara Valerio (3) – siete fortunatə perché potete ancora leggerlo!
P.B. Preciado, Sono un mostro che vi parla, Fandango, Roma, 2021.
(1) P.B. Preciado, Sono un mostro che vi parla, Fandango, Roma, 2021, p. 27.
(2) P.B. Preciado, Sono un mostro che vi parla, p. 100.
(3) Al festival “L’eredità delle donne” (Firenze, ottobre 2021) la scrittrice Chiara Valerio ha intervistato Preciado in vista dell’uscita di Sono un mostro che vi parla. Potete trovare il video della conversazione, che è stata tradotta, a questo link: https://ms-my.facebook.com/ereditadelledonne/videos/563195871461414/.
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