Kevin can f**k himself

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Kevin

Kevin can f**k himself è una serie tv uscita da poco su Amazon Prime Video. Le primissime scene danno la sensazione di trovarsi davanti alla classica sitcom americana, ma è un’impressione che dura davvero poco.

L’inquadratura è quella classica: un divano e un tavolo, una porta sulla sinistra che si apre sulla cucina e sullo sfondo le scale che portano al piano di sopra. Kevin è l’uomo di casa, si comporta in maniera arrogante e un po’ stupida e questo scatena le classiche risate registrate tipiche delle sitcom. Ma poi la serie ci porta bruscamente in un altro mondo. Un mondo che era già presente contemporaneamente a quello con le risate, solo che prima non lo vedevamo.


È il mondo di Allison, la moglie di Kevin.


Nelle inquadrature in cui lui non c’è noi siamo con Allison e tutto diventa immediatamente buio e cupo, la casa stessa diventa fatiscente e sparisce qualsiasi tipo di risata: è così la vita di Allison. Dall’esterno le dicono che è stata fortunata a sposare Kevin ma emerge subito, anche dalla realtà a colori brillanti e con le risate in sottofondo, quanto Kevin sia in realtà prepotente, egocentrico, manipolatore e senza scrupoli. Non gli importa nulla della moglie, dispone di lei e del suo tempo, non la ascolta quando parla e non ha riguardi nei suoi confronti

La prima puntata si apre con la festa per l’anniversario di matrimonio dei due. Allison vorrebbe acquistare una casa più bella che simboleggia un cambio di vita e la speranza di essere felice, mentre è chiaro che Kevin è contento di essere dov’è e della vita che fa. Questa grande differenza nel vissuto dei due è evidente: la festa di anniversario si rivela in realtà un party che si adatta esclusivamente ai gusti di lui e in cui Allison è messa nelle condizioni di farsi carico di tutte le faccende più gravose senza vedersi dimostrare la minima attenzione.


Kevin salta sul tavolino del salotto e lo rompe. Si trattava del pezzo di arredamento a cui Allison teneva di più e a cui aveva chiesto di porre attenzione ripetutamente. Simbolicamente qualcosa si spezza anche nella nostra protagonista.


Il tavolino rotto e la scoperta che Kevin ha usato tutti i loro risparmi a sua insaputa, vanificando così – con l’impossibilità di cambiare casa – ogni sua speranza di miglioramento della propria condizione sono fatti che la scuotono in modo irreversibile: non sopporterà più quella vita e nemmeno suo marito. Le persone non lo vedono ma lei sì, Kevin è una persona cattiva e merita una punizione, come lei merita di poter cambiare vita. Allison rompe lo stereotipo della perfetta moglie: decide che lo ucciderà

Inizialmente la protagonista è ingenua, goffa e si mette spesso in imbarazzo; è impacciata e sprovveduta, talmente tanto sprovveduta che per attuare il suo piano decide di andare a fare una ricerca al computer della biblioteca su come uccidere qualcuno e farlo sembrare un incidente. Rivela così se stessa, e se di certo non è una cosa astuta da fare se si sta per compiere un omicidio, permette a noi di entrare nel suo mondo. Dice alla bibliotecaria: «Sto scrivendo un libro, è un romanzo d’amore in realtà, parla di una donna che è triste, lei è molto triste. Lei ha appena sprecato gli ultimi dieci anni della sua vita in questo terribile matrimonio. Molto patetico. È veramente deprimente all’inizio, ma poi un giorno, lei capisce cosa vuole, veramente, e ha questo piano brillante. Lei continua a fare finta di essere la perfetta donna di casa, ma nel frattempo…» 


«Una relazione con il vicino?» (1) Chiede la bibliotecaria. Assolutamente no, non è un altro uomo, o un uomo in generale la soluzione ai problemi di Allison. Lei ucciderà suo marito. La bibliotecaria chiede allora: «perché non se ne va semplicemente?».


«Andarsene? Come se fosse facile? Come se lui le lasciasse semplicemente prendere i centonovantaquattro dollari che ha e comprarsi un biglietto dell’autobus per il Jersey? Cosa farebbe, dormirebbe per strada? No, lui la troverebbe comunque» (2).

La maggior parte degli episodi di violenza contro le donne si verifica all’interno della coppia, la maggior parte dei femminicidi sono compiuti da partner o ex partner. La serie non sta usando solo un espediente narrativo per mandare avanti la trama. Ci può sembrare una scelta estrema quella di Allison ma la difficoltà di uscire da una situazione domestica abusante è quanto mai reale. Sono molteplici gli aspetti che vengono rappresentati: innanzitutto è raro trovare una rete sociale che sostenga una donna qualora questa riesca ad uscire da una situazione di abuso domestico (la maggior parte dei centri antiviolenza sono infatti autofinanziati e gestiti da persone volontarie), e anche quanto la disparità economica renda arduo, se non a volte impossibile, per una donna autodeterminarsi. La dipendenza economica delle donne dagli uomini abusanti complica le loro possibilità di uscita da quella situazione, finché le disparità e le ingiustizie del mondo del lavoro non finiranno saranno sempre presenti ostacoli alla libertà delle donne. 


Ma ancora di più quello che la serie mette in scena è la difficoltà di identificare e riconoscere la violenza da parte della società intera.


Il comportamento violento e abusante di Kevin genera risate. Quella che per Allison è una vita da incubo è un’apparenza accettata come condizione ideale per una donna. D’altronde una donna che è riuscita a sposarsi e avere una casa, cosa dovrebbe volere di più? Come può cercare realizzazione altrove? In una società che fatica a dare il giusto nome anche alle violenze fisiche più manifeste, quello che Allison subisce è ancora meno riconoscibile, una violenza “sottile”, subdola, psicologica.

Quello che simbolicamente fa la protagonista è cercare di rompere lo schema, compiere un atto di autodeterminazione e ribellione. Kevin è la classica persona che se la cava sempre, in un modo o nell’altro, non si fa scrupoli morali nel compiere atti illegali come truffare l’assicurazione fingendo di essere stato derubato. Ma soprattutto le ha fatto credere di non essere brava e di non valere niente.

Un altro oggetto che assume valore simbolico nel percorso di autoconsapevolezza di Allison è l’automobile. A lei piaceva guidare ma l’ha persuasa di non essere brava, per cui è esclusivamente lui a usare la loro auto e lei non guida più. Nel momento in cui Allison lascia la città con il mezzo Kevin ne denuncia il furto, pur di farla tornare a casa a risolvere uno dei suoi casini. I tentativi di Allison di autodeterminarsi sono sempre ostacolati dall’egocentrismo del marito. Quindi quello che la donna cerca non è solo la propria libertà ma anche farsi giustizia da sola, in una società che non solo non sanziona i comportamenti dell’uomo, ma anzi li normalizza e incoraggia. Per cui la finta eroina del romanzo di Allison dice: «e forse lei non se ne vuole andare. Forse questo non ha niente a che fare con l’andarsene. Forse lei lo vuole morto, e lui se lo merita»  (3).


Questa è anche una storia di solidarietà femminile.


Nel proprio percorso Allison stringe amicizia con Patty, che era “una dei ragazzi”, la sorella del migliore amico di Kevin, da sempre parte della sua gang. Inizialmente si avvicina per pietà ad Allison. Pur conoscendosi da tanti anni le due non avevano mai fatto amicizia perché Patty, aderendo al punto di vista di Kevin, considerava Allison stupida, “carta da parati”. Quel primo passo verso di lei finirà per cambiare le loro vite, le due finiscono per aiutarsi a vicenda dal momento in cui Patty subisce in prima persona l’ira di Kevin e la sua ingiustizia sulla propria pelle, riuscendo finalmente a vederlo per come è. Non è in un uomo che Allison cerca la salvezza o il cambiamento, ma è tramite l’aiuto e la complicità di un’amica che cerca di venire fuori da quella situazione e di cambiare la propria vita.

La lotta di Allison sembra essere contro i mulini a vento perché avviene in un mondo che non la sostiene, anzi che la reputa una donna fortunata e che non la aiuta di conseguenza nella sua liberazione. Deve fare da sola. Troverà l’aiuto di un’amica e risorse in se stessa: contrariamente a quanto le fa credere il marito lei se la sa cavare. In quest’ottica è più facile capire la frase così rivelatrice che confessa alla bibliotecaria.


Questa chiede come possa essere romantico un libro su una donna triste che decide di uccidere il proprio marito. Allison risponde: «it’s aspirational».







(1) «I’m writing a book, it’s a romance novel actually, it’s about a woman who’s sad, she’s very sad. She just wasted the last ten years of her life in this terrible marriage. Very pathetic. It’s very depressing in the beginning, but then one day, she realizes what she wants, truly, and she has this brilliant plan. She keeps playing the perfect housewife, but in the meantime…»  «Affair with her neighbor?». 

(2) «Why wouldn’t she just leave?»  «Leave? Like it’s easy? Like he’d just let her take the $194 she has and buy a bus ticket to Jersey? What, no. What would she do, sleep on the street?  No, he’d find her, anyway».

(3) «And maybe she doesn’t want to leave. Maybe this isn’t about leaving at all. Maybe she wants him dead, and he deserves it».

L’immagine di copertina è un’immagine ufficiale di Kevin can f**k himself. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore della serie, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an official image for Kevin can f**k himself. The image art copyright is believed to belong to the distributor of the series, the publisher of the series or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service for which it serves as image art. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.