Siamo abituatə, purtroppo e per fortuna, a sentir parlare di violenza all’interno della coppia. Purtroppo perché le casistiche raggiungono numeri inimmaginabili; per fortuna perché depositare gli avvenimenti tramite le parole li rende esistenti, trasferendoli dal privato al pubblico e quindi riconoscibili. Per definizione, con “violenza di genere” intendiamo quella subita da una donna e perpetrata da un uomo: basandosi sui dati registrati, che non comprendono il sommerso del non detto e non denunciato, restano le occorrenze più frequenti.
Tuttavia, scarsa voce ha la violenza nelle relazioni omosessuali, nella fattispecie quella nelle relazioni lesbiche.
Silenzio forse figlio dell’eteronormatività – che, se non considera la possibilità ontologica di una relazione omo, non può ipotizzarne neanche i risvolti bui – viene rotto pionieristicamente dalla Lesbian Task Force del Massachussets nel 1983, anno in cui organizzò un convegno per rendere pubbliche le vite di un centinaio di lesbiche che avevano subìto violenza all’interno della propria relazione (1). Tre anni dopo, Kerry Lobel pubblica Naming the Violence: Speaking Out About Lesbian Battering, termine traducibile con “pestaggio lesbico” e coniato dalla femminista lesbica con esperienza diretta di abusi Barbara Hart (2).
Hart ha esplicitato uno dei (tanti) timori che fungono da deterrente alla rivelazione del proprio vissuto di violenza: quello di danneggiare la causa della comunità di appartenenza, di infoltire la schiera degli omofobi e delle loro “argomentazioni”, senza considerare la difficoltà di trovare ascolto e supporto istituzionali – difficoltà che incontrano anche i casi di violenza in relazioni eterosessuali.
Correndo il rischio di infrangere l’immaginario comune dell’idilliaca relazione lesbica, Janice L. Ristock pubblica No more secrets: violence in lesbian relationships (3). Nella raccolta di interviste, Ristock indaga la violenza nella relazione lesbica nell’ottica di una trasformazione sociale piuttosto che di un paragone con gli abusi domestici eterosessuali, affrontato invece da C.M. Renzetti quattordici anni prima (4).
In Italia mancava una panoramica analitica del fenomeno: nel 2010 nasce la ricerca Eva contro Eva, dalla collaborazione di ArciLesbica di Roma, ricostituitosi nell’associazione Differenza Lesbica.
Angela Infante propone di raccogliere le esperienze di donne cisgender e non che avessero vissuto situazioni di violenza subita o agita, al fine di ricavarne il necessario bagaglio di informazioni utili ai servizi di assistenza e supporto e legittimare il bisogno di ascolto. Il campione che ha aderito conta 500 donne, abusate e abusanti, che si raccontano, alle volte scoprendosi tali. Rivela che umiliazioni, rivendicazioni, aggressioni, mortificazioni e recriminazioni non hanno genere: sono adoperate e incassate da persone, seguendo meccanismi di dominio che sono il riflesso di uno squilibrio sociale, economico e relazionale. Particolarmente indicativo è il fatto che si siano rivelate nello spazio pubblico tanto le donne abusate quanto le abusanti, entrambe in grado di mettere in gioco le proprie esperienze per analizzarle e potenzialmente riscriverle.
«[…] Lei mi ha abbandonato; ma non questa voglia, questo gusto di sopraffare. E mi chiedo come sia possibile, come io possa perdere il controllo, come io possa far del male a un’altra donna! E ora, come faccio a smettere?» (5)
«Presenza coercitiva e amara, la Paura è qui […]. So già che per tutta la notte continuerà a svegliarmi. […] D’altra parte lei è una tua creatura. […] Di lei non sei gelosa perciò la lasci fare.» (6)
(1) L. Caponera, A. Infante, A. Rossi (a cura di), Donne impreviste,. Storie dietro le quinte, Rapsodia, Roma, 2021, p. 23 e ss.
(2) Ivi, p. 24, nota 8.
(3) Routledge, New York, 2002.
(4) C.M. Renzetti, Violence in lesbian relationships: A preliminary analysis of causal factors. Journal of Interpersonal Violence, 3(4), 381-399.
(5) L. Caponera, A. Infante, A. Rossi (a cura di), Donne impreviste,. Storie dietro le quinte, Rapsodia, Roma, 2021, p. 90.
(6) Ivi, p. 56-57.
La trama alternativa
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