L’assolutezza del nulla di Emil M. Cioran

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Rumeno per nascita, tedesco per formazione, francese per adozione, Emil M. Cioran fu sicuramente uno dei filosofi più influenti del XX secolo. 

Saggista, scrittore compulsivo di aforismi, pensatore lugubre e corrosivo, anarchico letterario, nichilista, pessimista, sosteneva che la filosofia non potesse essere espressa tramite trattati, ma solo in frammenti «sotto forma di esplosione» (1).

Secondo Cioran la caducità è il tratto essenziale che caratterizza ogni cosa, noi compresi: tutto ciò che esiste, in quanto esiste, è destinato a morire.

L’addentrarsi nella vita si configura quindi come un progressivo avanzare verso il nulla, venendo dal nulla. 

Pensiamo alla vita di ogni istante: ogni secondo che passa nasce dal nulla e, nel momento stesso in cui stiamo leggendo queste righe, vi si è già rituffato. Il nulla, in questo senso, avvolge e permea l’intero cerchio dell’esperienza, mostrandoci come essa non sia che una mera illusione prospettica.

L’esistenza ha pertanto il suo fondamento nell’illusione. 

Ogni cosa, portando in sé la propria morte, è un’apparenza vuota, priva di sostanza, e reca in sé lo stesso principio che l’estinguerà, il proprio ineludibile nulla. L’assolutezza del nulla è quindi alla base dell’infondatezza dell’essere:

«Che cos’è un essere? Come si può chiamare essere una figura inevitabilmente votata alla rovina, totalmente instabile e fragile? No, non c’è niente a cui aggrapparsi, da nessuna parte» (2).

Questo nulla di cui parla tanto Cioran non è pensato però come totalmente altro dall’essere, come la semplice negazione del positivo, ma è piuttosto quel principio annichilente dal quale tutto proviene e al quale tutto ritorna, il principio a cui paradossalmente l’essere stesso deve la sua esistenza, il divino stesso:

«mi sono talmente addentrato nel Vuoto che basterebbe pochissimo per trasformarlo in Dio» (3). 

È interessante notare come nel pensiero di Cioran il nulla, essendo l’incontro tra la realtà da cui ogni cosa proviene e a cui tutto fa inevitabilmente ritorno, assuma le sembianze dell’assoluto, di Dio:

«Tra la mistica e il nichilismo la differenza è puramente verbale, voglio dire che ogni esperienza del nulla è di ordine mistico» (4).

Cioran si configura quindi come un “mistico ateo”, in quanto da un lato rifiuta ogni salvezza, ogni trascendenza perché illusoria, dall’altro comprende quando sia assurda e inconcepibile l’esistenza senza un principio capace di darle un senso, salvandola dalla sua folle precarietà:

«non si può vivere né con Dio né senza Dio» (5).

Sarà nel suo libro La tentazione di esistere (6) che Cioran farà un bilancio finale con la solitudine del suo nulla.

Lucidamente immerso nel suo stato perenne di disperazione, nel capitolo finale inviterà coraggiosamente il lettore a imparare a pensare contro i suoi dubbi e le sue certezze, dichiarando così apertamente guerra al nichilismo e al nulla:

«Tuttavia, dobbiamo imparare a pensare contro i nostri dubbi e contro le nostre certezze, contro le nostre ubbie onniscenti, dobbiamo soprattutto, forgiando in noi un’altra morte, una morte incompatibile con le nostre carogne, acconsentire all’indimostrabile, all’idea che qualcosa esista… Il Nulla era senz’altro più confortevole. Com’è difficile dissolversi nell’Essere!» (7).

In conclusione, tutto il pensiero di Cioran può essere paragonato ad un’insonnia interminabile (la stessa di cui ha sofferto per tutta la vita il filosofo stesso) che impedisce di assopirsi nel sogno illusorio della vita.

L’unico modo che abbiamo di fuggire la tragicità dell’esistenza è quello di immergerci completamente nella percezione della sua vacuità, consapevoli però che questa è una soluzione per un incidente già avvenuto, per una malattia già contratta: in assoluto sarebbe stato meglio non contrarre il male di esistere.

BIBLIOGRAFIA

  1.  E. M. Cioran, Un apolide metafisico. Conversazioni, Adelphi, Milano 2004, p. 27.
  2.  E. M. Cioran, Quaderni 1957-1972, Adelphi, Milano 2001, p.477.
  3.  Ivi, p. 198.
  4.  Ivi, p. 445.
  5.  Ivi, p. 160.
  6.  E. M. Cioran, La tentazione di esistere, Adelphi, Milano, 2019.
  7.  Ivi, p. 215.

Foto di copertina: Photographer of Keyston agency/Getty Images before Rivarol Premium. Photo taken in the last years of Cioran’s life-in-Romania, before his definitive transference in France (1947); first publication 1955-1960s; for Romanian law the artistic and non-artistic photo realized before 1956, or between the years 1956-1996, have their copyright expired.