Che cosa si intende per Medicina di Genere
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come: «uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale» e non come semplice «assenza di malattie o infermità» (1). È chiaro, quindi, che essere in salute non è riconducibile esclusivamente alle condizioni fisiche, bensì è una nozione più ampia che comprende anche quelle psichiche, sociali, economiche, culturali e sessuali.
Nel 2008 l’OMS fornisce per la prima volta la definizione di “medicina di genere” – integrando così il precedente concetto di salute – intendendo «lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona» (2). Si assiste pertanto a una vera e propria rivoluzione in campo medico con l’introduzione di una fondamentale distinzione, per secoli tralasciata, tra il sesso e il genere (3). Per sesso si intende il complesso dei caratteri anatomici, biologici, fisiologici e morfologici che un individuo presenta al momento della nascita; al contrario, il genere è definibile come un costrutto sociale, come quell’insieme di caratteristiche che prescindono dal sesso biologico – e pertanto non sono innate – ma sono culturalmente e socialmente associate al possesso di organi maschili o femminili.
A tal riguardo, è bene fare una precisazione: per medicina di genere non si deve intendere una pratica rivolta al sesso esclusivamente femminile.
L’ambiguità del vocabolo, accresciuta da espressioni quali “parità di genere”, “politica di genere” o “storia di genere”, ha fatto sì che si affermasse l’idea per cui “genere” equivalga a “relativo alle donne” (4). Dunque, sarebbe più appropriato parlare di “medicina genere-specifica” dal momento che gli studi non si concentrano solo sull’analisi delle patologie femminili, ma altresì sulle cure riservate a individui maschi o a persone che stanno vivendo un percorso di transizione sessuale e necessitano di particolari attenzioni a livello tanto clinico quanto psicologico (5) . l principale obiettivo è allora la ridefinizione del sistema medico-scientifico in toto in modo tale che tuttǝ possiamo essere sottopostǝ a cure pertinenti.
La necessità imminente di una nuova medicina
Ma perché distinguere tra il sesso e il genere in ambito medico è così importante perché la ricerca scientifica e farmacologica proceda correttamente? Fin dai tempi di Galeno (II d.C.) l’individuo di sesso maschile è stato assunto a unico e perfetto esempio divenendo il modello universale da studiare. Al contrario, il corpo della donna non è mai stato oggetto di attenzioni mediche ed è stato associato per difetto al corpo maschile (6) Per tali ragioni spesso le donne sono state curate tramite farmaci e procedure cliniche sperimentati solo su soggetti maschili.
L’eclatante caso della talidomide (7) ha evidenziato il carattere fallimentare del modus operandi puramente androcentrico della medicina e della farmacologia. Infatti, è ampiamente dimostrato (8) che le donne, in virtù di specifiche reazioni ormonali, di differenti influenze socioculturali e di un diverso comportamento psicologico, presentano una risposta all’assunzione dei farmaci differente rispetto a quella maschile. È il 1991 quando la cardiologa Bernadine Healy sostiene senza compromessi l’urgente necessità di dover iniziare a far sì che anche il corpo femminile divenga oggetto di sperimentazioni e studi clinici (9).
Un falso privilegio
È risaputo che le donne godono del privilegio di vivere una vita più lunga rispetto agli uomini, ma questo è non effettivamente un vantaggio se rapportato alla loro qualità della vita. Se si osservano attentamente i dati forniti dal Ministero della Salute (10) salta presto all’occhio che l’aspettativa di vita sana è identica e dunque gli anni di vita in più sono trascorsi per lo più in condizioni di disabilità e malattia. È quello che si definisce “paradosso donna”, ossia l’idea che le donne godano di una longevità maggiore senza tuttavia evidenziare le patologie, come quelle cardiovascolari, che le colpiscono in percentuale nettamente maggiore rispetto a soggetti di sesso maschile.
Tuttavia la sintomatologia non viene debitamente riconosciuta, in quanto atipica rispetto a quella espressa dal corpo maschile, e conseguentemente non si attuano nei tempi dovuti i protocolli clinici necessari. Parallelamente, l’osteoporosi è ancora oggi considerata una malattia prettamente femminile causata dalla diminuzione di estrogeni a seguito della menopausa. Tuttavia, una consistente percentuale di uomini si ammala di osteoporosi ma viene riservato loro un trattamento non adatto (11). Ciò dimostra come la medicina di genere non sia la “medicina della donne”, ma un modo di ridefinire gli studi clinici e farmacologici in una prospettiva più ampia e inclusiva.
Qual è la situazione in Italia?
L’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana sancisce che la salute è un diritto inalienabile e stabilisce altresì che il benessere dell’individuo è interesse della collettività. L’Italia si presente come un paese all’avanguardia per ciò che concerne la ricerca nell’ambito della medicina genere-specifica: nel 2016 il nostro Paese ha stabilito, a livello normativo, che il genere deve essere considerato come fattore discriminante nella ricerca medico-scientifica, ponendosi in linea con quanto ha affermato l’OMS nel programma per la salute 2014-2019 e con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Il 13 giugno 2019 viene approvato dallo Stato e dalle Regioni il Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere in Italia (12). Il Piano nazionale si pone quale obiettivo primario «la diffusione della Medicina di Genere mediante la divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie che nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura tengano conto delle differenze derivanti dal genere, al fine di garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazione erogate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in modo omogeneo sul territorio nazionale» (12).
Tuttavia, sarebbe naif ritenere che l’attuazione del Piano Nazionale si stia rivelando un compito semplice e stia avvenendo nei tempi e nelle modalità prefissati affinché si attui un effettivo e radicale cambiamento nei rapporti tra medicina e genere. Nonostante ciò, dobbiamo ritenerlo una prima azione nell’ambito della lotta per l’affermazione di nuove cure. Il contributo maggiore che possono fornire le azioni condotte verso un ampliamento inclusivo della medicina è certamente quello di ricordarci che la salute è un diritto e la sua rivendicazione rientra all’interno della lotta politica che quotidianamente si combatte contro discriminazioni e le disuguaglianze di genere che non hanno ragion d’essere. Per questo fare informazione sul tema della medicina di genere è un compito che riguarda tuttǝ e contribuire, secondo le proprie possibilità e modalità, alla sua diffusione è prima di tutto una missione sociale.
(1) Cfr. https://www.who.int/about/governance/constitution
(2) Cfr. https://www.epicentro.iss.it/en/gender-medicine/
(3) Cfr. https://www.who.int/health-topics/gender#tab=tab_1
(4) Cfr. Silvia De Francia, La medicina delle differenze. Storie di donne uomini e discriminazioni, Neos Edizioni, Torino, 2020, pp. 28-29.
(5) Secondo i dati raccolti dall’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – il 46% della popolazione transgender ha difficoltà ad accedere alle cure sanitarie basilari, per esempio lo screening, in quanto percepisce atteggiamenti discriminatori). Cfr. Comunicato Stampa N°41/2022 – Salute di genere, basso livello di prevenzione nella popolazione transgender, 10/01/2022, su www.iss.it
(6) Basti pensare che per Galeno gli organi genitali femminili sono una forma mutilata e imperfetta di quelli maschili e rispetto a questi si presentano introversi e dunque malamente sviluppati. Cfr. https://www.homolaicus.com/uomo-donna/bioetica-femminile.htm
(7) È un farmaco antiemetico che agli inizi degli anni Cinquanta del XX secolo veniva prescritto alle donne in stato di gravidanza per combattere le nausee. Tuttavia, presto alcune indagini evidenziarono possibili effetti collaterali sul sistema nervoso dei nascituri correlati all’assunzione del farmaco. Cfr. https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=10648. Essenziali le testimonianze delle vittime di talidomide https://www.vittimetalidomideitalia.it/la-nostra-storia/
(8) Cfr. https://link.springer.com/article/10.2165/00002018-200427080-00006
(9) Cfr. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/nejm199107253250408 articolo di Healy sulle condizioni assistenziali e di ospedalizzazione delle donne.
(10) Quaderni del Ministero della Salute, n. 26, aprile 2016, Il genere come determinante della salute. Lo sviluppo della medicina di genere per garantire equità e appropriatezza della cura, pp. 29-32.
(11) Cfr. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1521694205001087
(12) Cfr. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2860_allegato.pdf
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