Fin dall’inizio della sua riflessione, Husserl tematizza la differenza tra uomo e animale, ma questo interesse si fa più vivido nei manoscritti composti tra il 1933 e il 1934.
«La mia facoltà di avere esperienza del mondo e di avere [in] una coscienza totale del mondo, fondata su tale facoltà, include anche la facoltà di fare esperienza degli altri e del loro modo di fare esperienza del mondo […]» (1)
Il metodo fenomenologico prevede di analizzare il mondo di ogni soggettività – umana e animale – al fine di giungere così all’essenza delle soggettività stesse.
In altre parole, non potendo cogliere la dimensione psichica dei soggetti in maniera diretta, Husserl suggerisce di cominciare indagando il rapporto che ogni vivente intrattiene con il mondo, così da risalire poi alla comprensione del soggetto che vive quel mondo.
«[…] ma il mondo per noi è un mondo che include anche gli animali che ci stanno accanto e che, in una certa misura (che varia da specie a specie) convivono con noi. Come stanno le cose rispetto alla mia, ovvero alla facoltà umana di esperire gli animali, la vita psichica degli animali, dei neonati e la loro vita psichica? Infine, anche relativamente alle persone folli. Tutte queste vengono esperite come forme psichiche, come Io-soggetti, che in quanto tali vivono nel mondo – in un unico mondo – nel quale noi uomini viviamo […] Quindi essi vengono da noi esperiti – in quanto essi stessi vivono nel mondo secondo le loro facoltà – nel loro modo d’esistenza» (2)
È quindi chiaro fin da subito che Husserl è ben cosciente che l’analisi dei mondi altri è sempre un’indagine umana che, partendo dalla nostra esperienza, tenta di parlare di altro da sé – e questo metodo esperienziale è l’unica porta d’accesso all’altro.
La nostra esperienza degli animali dipende dal nostro punto di vista di esseri umani, perciò possiamo approcciarci a loro solo paragonando il loro vivere e il nostro.
Prima di tutto notiamo il loro corpo vivo, il loro essere viventi analogamente a noi, come una vita in sé stessa e per sé stessa. Oltre a questo, ci dice Husserl, cogliamo la loro soggettività animale:
«Gli animali, gli esseri animali, sono come noi soggetti di una vita di coscienza in cui, in un certo modo, è dato anche un ‘mondo ambiente’ come il ‘loro’, sulla base di una certezza d’essere» (3)
Gli animali sono soggetti di vissuti, tuttavia, anche se l’io animale è sì centrato e cioè cosciente, a differenza dell’io umano esso non è dotato di autoriflessione: in altre parole, l’animale sa di sé, ha esperienze, emozioni e sentimenti ma non è in grado di prendere posizione su di sé medesimo, di guidare la sua vita secondo una volontà libera (come invece fanno gli esseri umani).
A questa soggettività animale si connettono delle modalità di percepire e quindi un mondo percepito particolare – sia per qualità di stimoli che per quantità degli stessi – che, ancora una volta, differiscono da quelle umane.
Ogni specie, e quindi ogni essere, ha un proprio mondo che Husserl chiama ‘mondo ambiente’.
«Chiaramente, in relazione all’esperienza mediante la quale ci si presentano gli animali e attraverso la quale li esperiamo nel loro mondo psichico-egologico, si dice ancora una volta: in virtù della propria modalità psichica, a partire dalla sua specifica modalità di appercepire, a partire dalle sue funzioni costitutive, l’animale possiede un suo mondo circostante finito, una sua modalità di orizzonte del mondo; la sua modalità non è la nostra, il nostro mondo circostante, per quanto limitato, non è quello del coleottero, dell’ape, della colomba, o dell’animale domestico […]» (4)
Ma com’è, allora, il mondo animale?
Per scoprirlo bisognerà leggere il libro, qui, possiamo solo accennare ad una distinzione cruciale: ciò che differenzia il mondo umano è la sua essenza storica e culturale; la cultura umana – intesa come insieme di opere e azioni – è permanente e spirituale, cioè produce datità, fatti, tradizioni, dotate di senso, un senso che viene ereditato e tramandato nel tempo, sconfinando oltre il presente.
«L’animale non ha la facoltà, tramite la quale potrebbe avere una coscienza, di sapere di un mondo essente, di un mondo di cose persistenti, persistenti nel tempo, in mutamento, causalità, nella causalità dei mutamenti di circostanze specifiche etc., dunque singolare e, allo stesso tempo, unitario […] Conoscere, prospettare possibilità, volere, generare, effettuare etc., le opere, le creazioni orientate a un fine, i mezzi di comunicazione […] tutto questo è escluso.»(5)
Grande importanza è data all’esperienza, al mondo come luogo di eventi che costituiscono il soggetto, in uno scambio soggetto-mondo dove entrambe le parti si condizionano a vicenda. Emerge quindi una soggettività che lungi dall’essere un vuoto riempito di accadimenti, è invece parte della costituzione del mondo, proprio e altrui.
Questo testo, per quanto breve sembri, in vari punti presuppone delle conoscenze pregresse delle analisi dell’autore. Questa recensione mira a fornire una breve mappa concettuale per orientarsi al suo interno anche a chi non ha competenze specifiche sull’argomento; tuttavia, è più adatto a chi ha già fatto esperienza della fenomenologia husserliana.
Edmund Husserl, Esperienze del mondo: l’essere umano e l’animale., Mimesis Edizioni, Milano, 2022.
Grazie a Mimesis!
(1) Edmund Husserl, Esperienze del mondo: l’essere umano e l’animale., Mimesis Edizioni, Milano, 2022, p.34.
(2) Ivi, p.34.
(3) Ivi, p.48.
(4) Ivi, p.40.
(5) Ivi, p.59.
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