Capitalismo carnivoro

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«Queste pagine non vogliono essere l’esposizione di una deviazione, quanto piuttosto un esercizio che renda visibile ciò di cui siamo già circondati ma a cui non vogliamo rendere conto» (1)

Immagina di essere su una giostra, una di quelle che girano in cerchio compiendo, uno dopo l’altro, un giro su sé stesse; hai una visuale completa su quello che accade intorno a te e, a ogni giravolta, scopri nuovi dettagli che ti incuriosiscono.

Ecco, il libro di Grazioli è così, e la giostra su cui ha scelto di salire e che fa da cardine – punto fermo – per vedere lo scenario circostante è la carne.

Ma dobbiamo dimenticare i ricordi di spensieratezza e divertimento della nostra infanzia, questa ruota è più simile ad un giro della morte, letteralmente, dove tutto ciò che l’occhio vede è «il continente della carne» (2).

Ad ogni capitolo – come fosse un nuovo giro – scopriamo che la carne è espressione del sistema capitalistico nella sua declinazione più smisurata e performante: non vediamo pascoli verdi e fioriti, non ci sono muggiti d’intesa tra mucche e allevatori, nessuno scorrazza sentendo il vento sul muso, scordiamoci anche il canto del gallo che risveglia la campagna.

Al posto di questa rassicurante patina pubblicitaria troviamo fabbriche fordiane all’interno delle quali mutilazioni, confinamenti, impianti per l’alimentazione meccanica, sporcizie, cadaveri, infezioni, antibiotici, ormoni della crescita, deiezioni e stress sono la norma.

Ma non finisce qui, perché ciò che la carne svela non è solo il crudele destino degli animali, ma uno scenario ben più ampio fatto di ecosistemi annichiliti, lavoratoə sottopagatə, indebitamenti e fallimenti, pressioni politiche, intossicazioni e mercati finanziari che controllano le vite di allevatori, consumatori e animali. 

Dietro al falso motto del “più cibo significa meno fame nel mondo” risiede un sistema che utilizza il 70% dei terreni attualmente coltivati per lo sfruttamento di circa 80 miliardi di animali al solo fine di fatturare miliardi di dollari, incurante dei danni.

Produciamo ogni anno abbastanza alimenti per sfamare dieci miliardi di persone e, nonostante questo, quasi un miliardo di queste, delle otto presenti al mondo, non ha di che nutrirsi; perché il vero problema non è la quantità di cibo disponibile ma le scelte politiche e sociali in merito alla sua destinazione e distribuzione.

Inoltre,

«[…] per ogni dollaro di prodotto animale sul mercato, pare che l’industria imponga alla società un costo aggiuntivo di circa due dollari, il doppio. I costi si declinano in conseguenze ambientali, sociali, politiche ed economiche […]» (3) così, i prezzi più democratici delle proteine animali non sono poi tanto convenienti quando pensiamo al vero costo della carne in termini più ampi.

«La carne è dunque un luogo, un sito poroso dove le identità mutano, dove la politica trova un riverbero, dove la razza, il genere, l’etica, la religione e la sessualità si mescolano, rivelandosi a tempi alterni» (4)

Un pasto non è mai una questione privata, neutrale e priva di ripercussioni, non a caso l’autrice parla del cibo come di un «persuasore occulto» (5) che proprio in virtù della sua necessità fisiologica riesce a introiettare in noi, in modo del tutto inconsapevole, significati simbolici che dicono al mondo quale posto abbiamo, chi siamo e come ci si deve comportare nella nostra cultura.

E nel panorama alimentare attuale la protagonista assoluta dell’alimentazione è la carne con il suo retaggio di significati patriarcali e con la sua aura di potere, virilità e dominio tanto cari al capitalismo odierno.

Francesca Grazioli lavora al Centro di Ricerca Biodiversty International, il suo lavoro si concentra sui temi del cambiamento climatico e della sicurezza alimentare, temi toccati anche in questo libro nel quale ci invita ad interessarci non solo degli animali, ma delle più ampie sfaccettature che il quotidiano porta con sé.

È un testo di scorrevole lettura, indicato davvero a tuttə, ma soprattutto urgente.

Capace di creare disagio in chi legge ma in grado di fornire gli strumenti per orientare le proprie scelte in modo consapevole e superare quel senso di colpa che spesso blocca una presa di coscienza consapevole sulle nostre azioni.

«[…] vi è una moltitudine di approcci in cui ognuno può contribuire come meglio crede e può, alcuni nella direzione del consumo, altri nell’attivismo politico, altri ancora nell’esercizio di una maggiore compassione, altri nella protesta o nell’entrata dei salotti politici. Sta a noi decidere per quanto vogliamo ancora che il capitalismo sia l’ingrediente principale e taciuto dei nostri pasti. Può anche solo essere un’opzione per riconoscere gli stereotipi patriarcali in cui siamo ancora invischiati, o le lenti neocoloniali con cui giudichiamo abitudini culinarie diverse» (7)

Grazie Il Saggiatore!

Francesca Grazioli Capitalismo carnivoro Allevamenti intensivi, carni sintetiche e il futuro del mondo, il Saggiatore, Milano 2022

(1) Francesca Grazioli Capitalismo carnivoro Allevamenti intensivi, carni sintetiche e il futuro del mondo, il Saggiatore, Milano 2022, p.62

(2) ivi, p.44

(3) ivi, p.57

(4) ivi, p.19

(5) ivi, p.13

(7) ivi, p.187