Il pozzo della solitudine

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Pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1928 e scomparso fino alla metà del Novecento, il romanzo Il pozzo della solitudine viene ristampato in Italia, quasi un secolo dopo, da Neri Pozza, che lo rimette in luce in un momento storico in cui sembra ce ne sia ancora un grande bisogno. Il testo dovette aspettare il 1960 per essere pubblicato integralmente dalla casa editrice Penguin e venne successivamente perseguito ai sensi della legge sulle pubblicazioni oscene (Obscene Publications Act), in quanto trattava di tematiche oscene quale l’amore tra due “invertite”. (1)

Ambientato in tarda epoca vittoriana, il testo tratta della vita di Stephen Gordon, primogenita della famiglia Gordon – una coppia di aristocratici inglesi che desiderando fermamente un figlio maschio, decidono di battezzare la nascitura con un nome tipicamente maschile.

Questa decisione sembra in qualche modo definire, in maniera irreversibile, l’andamento e le sorti della vita della giovane, che fin da piccolissima si dimostra diversa e unica rispetto alle coetanee. 

Stephen è molto magra e con le spalle squadrate, odia i merletti e preferisce i pantaloni ed è appassionata di scherma e cavallo, caratteristiche che si addicono poco ad una giovane ragazza vittoriana. Nonostante le sue peculiarità, considerate all’epoca non adatte per una donna, la protagonista cresce sostanzialmente libera, protetta in particolare dall’amore incondizionato del padre, che la spalleggia e che le permette, tra le altre cose, di studiare e accedere alla biblioteca di famiglia. 

Questa protezione, tuttavia, non le impedisce di scontrarsi con la società nella quale è immersa e nella quale sembra essere sempre più difficile vivere, soprattutto quando Stephen si accorge che la sua diversità si esprime anche attraverso il suo interesse sentimentale verso altre donne.

In particolare, scopre un prima attrazione verso una delle domestiche di famiglia, che successivamente sfocerà in relazioni lesbiche più mature.

Nonostante le difficoltà e i turbamenti che questa scelta comporta, la protagonista abbraccia la sua omosessualità per provare a vivere in una condizione di libertà, ma, come spesso accade, l’accettazione di sé non è sufficiente in una società discriminante. 

Il concetto di libertà, infatti, sembra essere legato a doppio filo con la condizione di precarietà che travolge la vita di Stephen nel momento stesso in cui decide di uscire allo scoperto: accettare la propria omosessualità significa accettare anche l’emarginazione che ne deriva nella società omofoba dell’epoca. 

Il romanzo ci permette di entrare nella condizione della protagonista attraverso una descrizione dei sentimenti molto dettagliata e vivida, tanto da comprenderne ogni sua sfaccettatura, ma anche estremamente pudica, come se Radclyffe Hall, l’autrice dell’opera, volesse sottolinearne la purezza e dunque la veridicità.

In effetti, pare che Stephen possa considerarsi l’alter ego di Hall, che utilizza il romanzo per trattare, in parte, la propria vicenda personale.

L’autrice, infatti, battezzata con il nome Marguerite, cresce con una madre con cui ha un difficile rapporto, lascia presto la sua famiglia natale e si trasferisce altrove per vivere da sola. Già durante l’adolescenza, esattamente come Stephen, capisce di essere diversa: si presenta con abiti tipicamente maschili ed è attratta da altre donne.

Da questo aspetto comprendiamo, ancora meglio, come emerga in maniera chiara, all’interno del testo, l’esigenza di legittimare, da parte di Hall, un sentimento che deve essere inteso come naturale, puro e assolutamente privo di ogni “deviazione”, termine che veniva spesso utilizzato per rappresentare l’amore omossessuale all’epoca.

«Non siete innaturale, né abominevole, né pazza; siete parte di ciò che la gente chiama natura, quanto tutti gli altri. È solo che ancora non v’è definizione, non avete una vostra casella nel mondo creato. Questo un giorno avverrà. Nel frattempo non venite meno a voi stessa, affrontate chi siete con calma e coraggio. Abbiate coraggio». (2)

Il pozzo della solitudine è sicuramente un ottimo consiglio di lettura per interfacciarsi con il tema della diversità, proprio perché ci ricorda, attraverso il chiaro racconto dei sentimenti, che quando trattiamo l’argomento dei diritti per tuttə non stiamo parlando di ideologie, ma di vite vere di persone che cercano semplicemente uno spazio di riconoscimento in questo mondo.

Grazie Neri Pozza!

R. Hall, Il pozzo della solitudine, trad. A. Fabrizi, F. Forlini, Neri Pozza, Vicenza, 2024.

  1. Si veda https://web.archive.org/web/20060813132208/http://www.gayhistory.com/rev2/factfiles/ff1928.htm
  2. Ivi, pp. 213-214