Il mito dell’orgasmo vaginale secondo Anne Koedt

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Il falso mito dell’orgasmo vaginale e la possibilità di una sessualità femminile libera della donna sono tra i temi che più interessano le correnti femministe e ricorrono nel pensiero delle filosofe femministe dalla seconda ondata in poi.

Anne Koedt per esempio nel 1968 pubblica, all’interno di una rivista femminista radicale intitolata “Notes From the First Year”, un articolo che ha avuto molto successo e allo stesso tempo ha fatto davvero scalpore, anche solamente per il suo titolo: The Myth of the Vaginal Orgasm (il mito dell’orgasmo vaginale) (1).

Anne Koedt è una filosofa della seconda ondata del femminismo nata a Copenhagen nel 1941.

Insieme ad altre donne è stata fondatrice delle New York Radical Women, un gruppo femminista nato nel 1967 che ha fatto dell’attivismo un modo per liberare le donne dall’oppressione sociale. Sono state proprio le donne di questo movimento a dar vita alla rivista “Notes From the First Year” su cui è stato pubblicato l’articolo in questione di cui esiste una seconda versione più lunga pubblicata nel 1970. 

L’autrice, in questo articolo, fa riferimento a una recente scoperta e la usa per proporre un nuovo modo di pensare la sessualità femminile.

Koedt prende le mosse criticando, proprio come farà Luce Irigaray in Speculum (1974), la teoria di Freud il quale, nell’opera I tre saggi sulla teoria sessuale (1905), scrive che la donna “vera” è quella che abbandona la pratica sessuale clitoridea, legata alla masturbazione e a una fase infantile di scoperta del sesso. Secondo Freud, con l’incontro con il corpo maschile, la donna, invece, si deve dedicare totalmente alla sessualità vaginale, un tipo di sessualità che dipende dall’uomo in quanto necessita del pene per essere soddisfatta.

La scoperta a cui, invece, Koedt fa riferimento è quella dell’inesistenza dell’orgasmo vaginale, scoperta che potrebbe, e dovrebbe, modificare i rapporti tra la donna e se stessa, la donna e l’uomo e la donna e le altre donne. Il rapporto sessuale con l’uomo, infatti, perde il valore che precedentemente aveva se la donna non necessita dell’uomo per raggiungere l’orgasmo e per vivere una piena e soddisfacente sessualità.

Si aprono così nuove possibilità e nuove consapevolezze per la sessualità libera della donna. 

Quando si parla di orgasmo e frigidità, ovvero incapacità di avere orgasmi vaginali, femminili si distingue tra l’orgasmo vaginale e quello clitorideo. Eppure, Koedt scrive:

«In effetti la vagina non è un’area altamente sensibile e non è congegnata per raggiungere l’orgasmo. È la clitoride il centro della sensibilità sessuale e l’equivalente femminile del pene.» (2)

Non bisognerebbe, dunque, parlare di frigidità ma riconoscere le false tesi sulla sessualità e anatomia femminili. Le donne che, invece, nel Novecento lamentavano questo problema venivano mandate da psichiatri che, solitamente, diagnosticavano loro un “problema”, ovvero l’incapacità di assolvere al convenzionale ruolo di donne e di mogli.

La scoperta sessuale recente, invece, ci dimostra come il problema non sia la frigidità femminile, bensì il fatto che l’acme sessuale sia legato all’area clitoridea, seppure le aree sessualmente sensibili siano diverse. Nelle pratiche e posizioni sessuali eterosessuali convenzionali quest’area non viene, però, stimolata in maniera sufficiente ed è, dunque, logico che la donna non riesca a raggiungere l’orgasmo.

Gli orgasmi femminili, dunque, sarebbero solamente orgasmi clitoridei (3).

Da queste problematiche possiamo dedurre riflessioni legate al ruolo femminile nel sesso convenzionale: la nostra sessualità è stata definita sulla base di quella maschile e di quello che piace agli uomini. L’anatomia femminile non è stata mai studiata, ma erroneamente indotta dall’anatomia maschile: dato che gli uomini hanno orgasmi tramite la penetrazione si è, dunque, sempre pensato che anche le donne avessero orgasmi in questo modo. 

Qual è la soluzione che propone Koedt?

Ridefinire il sesso, abbandonare le convenzioni e slegare l’orgasmo dalla pratica penetrativa. Le posizioni “standard” che non consentono l’orgasmo reciproco non devono più essere definite “standard”, ma è necessario elaborare nuove pratiche che consentano la fine della sottomissione femminile sessuale.

Questo metterebbe, però, in crisi l’istituzione eterossesuale, poiché farebbe perno su un piacere sessuale slegato dall’anatomia sessuale dell’altra persona. Si auspica così che la questione delle relazioni sessuali sia portata al di là dell’attuale dicotomia maschile-femminile ma su questo, anche al giorno d’oggi, c’è ancora molta strada da fare. 

  1. The Myth of the Vaginal Orgasm, in M. Schneir, The Vintage Book of Feminism, Vintage, London 1995, pp. 335-342.
  2. Ibidem. Trad in A. Cavarero e F. Restaino, Le filosofie femministe. Due secoli di battaglie teoriche e pratiche, Bruno Mondadori, 2002.
  3. La questione dell’effettiva esistenza o meno dell’orgasmo vaginale è ancora oggi dibattuta e le teorie supportate dai medici sono diverse.