«In prima elementare hai detto alla tua amica Emma che sei transgender. Eri andata a casa sua a giocare, dopo la scuola.
“La natura ti ha creata femmina? Ti chiese lei.
“No, mi sono creata femmina io”.
“Lo hai appena scoperto?”
“No… è una cosa che sai, dentro di te.”» (1)
Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender è uno di quei libri che ti restano dentro. Non solo perché è la storia vera, commovente e piena di amore – per l’appunto – di una bella famiglia queer con tantə figlə, tra cui una bambina transgender, ma anche perché risulta essere profondamente interessante da vari punti di vista.
La madre, l’io narrante, si rivolge direttamente alla figlia e riflette, con lei, su tantissime tematiche, anche profondamente filosofiche: l’identità, il genere, i sensi, il corpo, la politica e la religione.
Il libro inizia parlando proprio della figlia, della sua primissima infanzia e della sua vigorosa volontà di essere una bambina, espressa già allora. La famiglia non la ostacola e, senza grandi problemi (ma con qualche timore nei confronti della società) inizia a parlare di lei, adottando cioè pronomi femminili.
La seconda sezione è quella più drammatica: qualcuno segnala ad un investigatore la situazione dicendo che sono i genitori, in particolare la madre, a forzarla a vestirsi e comportarsi da femmina. Nulla di più falso e anche l’investigatore se ne renderà conto.
Questa parte è una minuziosa narrazione della paura della madre di perdere la sua amata figlia: se la immagina già portata via e costretta ad essere un maschietto. Il rischio è talmente concreto da costringere la famiglia a migrare dal Sud degli Stati Uniti al Nord, in stati più “aperti” e tolleranti su certe tematiche.
La visita dell’uomo e la minaccia della perdita segnerà per loro uno spartiacque: nel testo infatti c’è un prima anteriore all’evento e un dopo, successivo ad esso.
Le seguenti sezioni (il dopo, l’ora e il futuro) ci narrano la crescita della bimba, che inizia a diventare una ragazzina sempre più gioiosa e curiosa, per quanto consapevole della propria identità e dei rischi nell’esplicitarla. In questi capitoli compaiono, in modo particolare, le riflessioni più attuali e filosofiche.
Sicuramente tra le tematiche più interessanti c’è quella politica.
Si parla largamente, ad esempio, del governo Trump che mina in vari modi i diritti delle minoranze, tra i quali quelli delle persone transgender, conquistati durante la presidenza di Obama (2). Al di là dei nomi, comprendiamo come il corpo transgender sia politicamente connotato e, proprio come accade per i corpi di altre minoranze, represso e discriminato.
La riflessione sul corpo è infatti altrettanto centrale, perché il rischio tipico per una donna transgender è quello di oggettivazione. A riguardo, la madre racconta un episodio: durante una cena, una coppia di conoscenti apparentemente molto progressisti continua a chiederle del pene della propria figlia. Questo è un esempio di come venga sessualizzato il corpo di una persona transgender che, di frequente, viene anche collegato alla trasgressione e alla prostituzione.
Spesso non si pensa che trasformare il proprio corpo da maschile a femminile sia anche un atto di coraggio: per vivere la propria vita in modo autentico, le donne trans sono disposte a spostarsi dalla parte privilegiata della società (il genere maschile), a quella storicamente repressa e controllata (le donne).
Il tema dell’accettazione, collegato alla religione, emerge nelle ultime pagine.
La famiglia, infatti, è profondamente credente e, quando la figlia ha l’età giusta per andare al college, inizia a pensare di iscriverla in una scuola cattolica femminile. Qui troveranno una chiusura.
Parlando con il religioso responsabile del college, egli, non troppo velatamente, li invita ad andare in un’altra scuola. La madre si sorprende, gli chiede se non siamo tutti figli di Dio allo stesso modo. Il religioso risponde che forse gli assassini non lo sono. Tra il gelo e la rabbia, i genitori constatano come sia considerato l’essere transgender dalla Chiesa cattolica: un terribile crimine che ti rende una creatura di serie B nel disegno divino o, addirittura, qualcosa di totalmente inaccettabile.
Religione e patriarcato vanno, da molto tempo, pari passo: essere una donna non è facile ed è per questo che la transizione della figlia è un atto quasi rivoluzionario.
Infatti, conclude la madre: «Essere bambina, ragazza è radicale, per te come per tutte» (3).
Insomma, Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender non è solo una lettera commovente diretta alla propria figlia: è un libro politico e filosofico. È un libro di protesta, di preoccupazione, ma anche di gioia e liberazione. È un libro di amore, non in senso banale e popolare del termine ma in senso più profondo, da intendere come sentimento incondizionato, che ispira e che muove.
Grazie Add Editore!
C. Hays, Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender, Torino, Add Editore, 2022
- C. Hays, Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender, Torino, Add Editore, 2022, p. 228.
- Un pensiero va, dopo la recente rielezione di Trump, a questa giovane donna ora.
- C. Hays, Una storia d’amore. Lettera a mia figlia transgender, p. 369.
La poesia geroglifica in Cristina Campo
15 Dicembre 2024Per una giustizia trasformativa
13 Dicembre 2024Sette peccati necessari – manifesto contro il patriarcato
6 Dicembre 2024
-
Trasformare la rabbia con la presenza mentale
9 Marzo 2022 -
I rischi di una filosofia senza donne
14 Luglio 2021 -
Autostima. La rivoluzione parte da te.
31 Dicembre 2021
Filosofemme è un progetto che nasce dal desiderio di condividere la passione per la filosofia tramite la figura delle filosofe.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Privacy PolicyCookie Policy