Uomini non si nasce

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Ironico, consapevolmente irriverente, e a tratti estremo, Uomini non si nasce. Piccolo trattato femminista sulla mascolinità è un divertente saggio di Daisy Letourner, autrice e attivista trans femminista, che impreziosisce l’andamento già scorrevole del testo con disegni caricaturali.

Il punto di partenza è costituito da una definizione della natura maschile, per mettere in chiaro di cosa parliamo quando parliamo di uomini.

Oltre a una preliminare analisi degli aspetti presenti all’interno dell’identità sessuale, cioè il sesso cromosomico, ormonale, anatomico, sociale e psicologico, l’autrice spiega come il sesso sociale venga a coincidere con il cosiddetto genere, e come il concetto di genere si pratichi, si affermi e si metta alla prova tutti i giorni. Il modello di mascolinità, infatti, non è uno solo (1).

Letourner riporta lo studio condotto dalla sociologa Connell che ne individua ben quattro: mascolinità egemonica, complice, subordinata e marginalizzata (2).

A ben vedere, la categoria più problematica è la prima, che non solo assicura la posizione dominante degli uomini in società, ma domina a sua volta anche gli altri modelli di mascolinità, influenzandoli e spesso inquinandoli. Si tratta di un modello che necessita di continue attestazioni di virilità per imporsi, e che rende normative tali attestazioni, informando di sé l’intero sistema patriarcale. 

Il testo prosegue con una panoramica delle narrazioni maschili, elencando ciò che si dice e si pensa di loro, e ciò che loro pensando di se stessi, con un focus particolare sulla separazione tipicamente maschile dalle emozioni, la cui unica espressione consentita riguarda la rabbia. (3)

La sezione più interessante di tutto il volume è forse la successiva, che analizza i rapporti tra uomini, e mette in risalto l’evidente contraddizione di un sistema che insegna loro a odiare le donne, ma al tempo stesso le obbliga ad amarle, e insegna anche loro ad amare gli uomini (si veda il concetto di omosocialità, che implica la tendenza a preferire persone dello stesso genere in relazioni non sessuali) e contemporaneamente vieta loro di desiderarli. (4)

La mascolinità è, infatti, una cosa molto fragile, che pare ruotare intorno all’ossessione di non sembrare gay, con conseguenze tragiche:

«La ricerca dimostra che nel percorso delle donne omosessuali e bisessuali si riscontra una maggiore fluidità rispetto alla controparte maschile, in quanto le prime possono identificarsi in modo diverso nel corso della vita, mentre gli uomini che “sono passati all’altra sponda” sono marchiati per sempre dall’infamia omosessuale e non potranno mai più tornare indietro.» (5)

Questo perché, in definitiva, è il ruolo femminile ad essere ritenuto problematico: per la condizione di passività in ambito sessuale, per il pericoloso accostamento alla sfera emozionale che può minare la propria credibilità, per la subalternità che pare essere inscindibile dall’essere donne.

Allo stesso modo:

«Una bambina “maschiaccio” è molto meno inquietante: è comprensibile che voglia fare giochi da maschi, dopotutto si sa, essere maschio è meglio. Si dirà che “le passerà” durante l’adolescenza, quando inizierà a interessarsi… ai maschi. Il ragazzo effeminato invece è spesso visto come una minaccia, una bomba a orologeria.» (6)

L’analisi di Letourner non vuol essere, in conclusione, una raccolta di soluzioni per vivere meglio la mascolinità o per cambiare gli uomini intorno a noi. Vuole in realtà fornire gli strumenti per «ricavarci piccole bolle individuali dove l’esistenza sia sopportabile» (7), e il primo, fondamentale, passo consiste nel mettere in discussione l’ordine imposto dal genere, rivoluzionandolo, ricostruendolo

Grazie Fandango Libri!

Daisy Letourner, Uomini non si nasce. Piccolo trattato femminista sulla mascolinità, Fandango, Roma, 2023*

(1) Daisy Letourner, Uomini non si nasce. Piccolo trattato femminista sulla mascolinità, Fandango, Roma, 2023, pp.17-24

(2) Ivi, p.32. La sociologa e teorica della mascolinità Raewyn Connell ha sviluppato un modello composto da quattro categorie: la mascolinità egemonica, composta dalle pratiche che mantengono dominante la posizione degli uomini; la mascolinità complice, che comprende gli uomini che non si conformano al modello egemonico ma comunque ne beneficiano; la mascolinità subordinata, completamente dominata da quella egemonica, che comprende gay e trans; infine la mascolinità marginalizzata, che potrebbe essere egemonica e non lo è a causa della classe o dell’etnia. Cfr. Raewyn Connell, Masculinities, University of California Press, 1995

(3) Ivi, pp.37-46

(4) Ivi, pp.126-127

(5) Ivi, p.135

(6) Ivi, p.144

(7) Ivi, p.12

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