C’è un grosso problema nella filosofia che attraversa i secoli dei secoli:
la presenza delle donne.
Per le addette e gli addetti ai lavori, generalmente non si sente parlare delle filosofe che hanno fatto la storia di questa disciplina, che tutto permea e attraversa. Siamo abituate e abituati a sentire parlare di grandi pensatori, che hanno partecipato con grande entusiasmo alla palestra della ragione, possibile che nessun individuo femminile abbia preso parte a questo allenamento? No, non è possibile e infatti basta scavare appena sopra la superficie delle poche grandi famose (Hannah Arendt – Simone de Beauvoir – Simone Weil) per trovare pensatrici del passato e del presente attive ed entusiaste.
Per quale motivo avviene questo fenomeno di sotto rappresentatività?
La filosofia è razionale, maschile e bianca. Questa la tendenza dello schema riportato da decenni con influenza più o meno marcata. Concentriamo per un attimo la faccenda in Italia: le donne che si laureano in filosofia sono un numero maggiore rispetto agli uomini, eppure sfogliando i giornali o accendendo la televisione, questo è ciò che vediamo: una filosofia forte e aggressiva, trasmessa da rappresentanti maschili che tendono ad aderire perfettamente all’immagine di opinionisti storici della filosofia, piuttosto che a quella di pensatori consapevoli e allenati. In ambito accademico la situazione non migliora: gli studi portati avanti dalla filosofa Sally Haslanger, docente al MIT, mostrano come questa tendenza sia confermata in maniera globale tramite mancanza di considerazione o veri e propri sabotaggi. Nonostante l’esperienza di ognuna di noi con la filosofia sia differente, è inutile nasconderci che un problema esiste e non può essere ignorato. Lo dicono i numeri, lo dice il nostro senso comune, lo dice la nostra percezione del mondo in cui viviamo, lo dice la filosofia stessa con i dualismi da cui è composta.
Con il cambiamento e la sempre maggiore richiesta di diritti da parte delle donne in toto, si riscontra la necessità di un cambiamento radicale anche della filosofia intesa in se stessa, non come ambito lavorativo. Il ragionamento non è concettualmente accettabile come una facoltà di un determinato genere (e astrazione sociale), le donne che ruotano nel campo magnetico della filosofia non accettano più il ruolo naturale di Santippe e proprio per questo sono nati gruppi e progetti fondamentali in questo processo come l’Associazione internazionale delle filosofe (IaPh – IaPh Italia) e Diotima, atti alla promozione della filosofia come donna. C’è ancora molto lavoro da fare e, come sempre, affonda le sue radici nell’educazione e nella cultura delle persone.
Riporto le parole di un bambino di quarta elementare, Raffaele, che ho trovato all’inizio della mia carriera universitaria e che non sono più riuscita a scollare dalla mente:
Il filosofo è una persona intelligente. Secondo me è un maschio, perché le femmine fanno altre professioni, come la dottoressa o la casalinga. […] Fare il filosofo è bello ed emozionante, perché devi fare qualcosa che ha bisogno di coraggio.
Così ho deciso di avere coraggio ed essere filosofa.
FONTI
https://opinionator.blogs.nytimes.com/2013/09/02/women-in-philosophy-do-the-math/?_r=0
Haslanger S., Changing the ideology and culture of philosophy: not by reason (alone).
Le parole di Raffaele si trovano nel testo Pillini W., Nutarelli A. R., La filosofia è una cosa pensierosa: diario di un’esperienza nelle scuola primaria di Chiugiana-Perugia, Morlacchi, Perugia 2005.
Per una riflessione più approfondita dell’intera questione, rimando al testo di Garvaso P., Vassallo N., Filosofia delle donne, Laterza, Bari 2012.
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