Mary Wollstonecraft: una pioniera dei diritti femminili
Nata il 27 aprile 1759 e morta per setticemia post partum nel settembre 1797, Mary Wollstonecraft ha condotto quella che può essere definita una vita breve, ma intensa.
Figlia di un imprenditore fallito e violento, Mary ha iniziato a lavorare fin da ragazzina cercando un’emancipazione economica che l’allontanasse il più possibile dal padre.
Accolta come dama di compagnia in una famiglia altolocata, la giovane Wollstonecraft non impara solo le buone maniere dell’alta società, ma inizia a consolidare un proprio bagaglio di conoscenze che le consente di porre le fondamenta della sua filosofia.
Intorno al 1783, grazie alla profonda amicizia con Fanny Blood (che morirà un paio di anni dopo a Lisbona) Mary inizia a frequentare circoli liberali nei quali farà la conoscenza di Richard Price che ella considererà la sua guida intellettuale.
In quegli stessi anni apre una scuola insieme alla sorella Eliza e all’amica Fanny, ma il progetto chiude dopo poco tempo.
Alla fine degli anni Ottanta iniziano le prime pubblicazioni, ma è con A Vindication of the Rights of Men del 1791 e A Vindication of the Rights of Woman del 1792 che consolida la sua figura tra i pensatori liberali inglesi dell’epoca ottenendo un certo successo.
Verso la fine del ‘92 si trasferisce a Parigi in piena Rivoluzione Francese per condurre un’analisi lucida e minuziosa dei fatti antecedenti il Terrore in An Historical and Moral View of the French Revolution.
Il suo soggiorno in Francia durerà fino al 1795, anno in cui tornerà in Inghilterra dopo la nascita della figlia Fanny avuta da Gilbert Imlay, un uomo d’affari americano che l’abbandonerà spingendola al tentato suicidio due volte in due anni.
L’amore per Imlay la fa partire per un viaggio d’affari insieme alla figlia verso la Scandinavia, che durerà un anno e che le permetterà di approfondire la sua riflessione sui fatti accaduti in Francia e sul ruolo della proprietà nelle società.
Tornata in patria nel 1796, Mary riesce a chiudere i rapporti con Imlay e si innamora di William Godwin, pensatore liberale molto conosciuto in Inghilterra che sposerà e dal quale avrà una figlia, Mary (futura Shelley), che purtroppo non avrà mai il tempo di conoscere.
La filosofia wollstonecraftiana
Nella storia della filosofia la figura di Mary Wollstonecraft si colloca in pieno Illuminismo inglese. In particolare la sua rivendicazione dei diritti, tanto maschili quanto femminili, riflette a pieno lo spirito di libertà ed uguaglianza che si respirava in Europa alla fine del XVIII secolo.
Nonostante A Vindication of the Rights of Woman sia l’opera più importante della sua produzione scritta, non è possibile comprenderla a pieno senza la prima Vindication, che pone le fondamenta politiche sulle quali si basa tutta la filosofia wollstonecraftiana.
Le radici politiche sono rintracciabili principalmente in due opere di Jean-Jacques Rousseau: il Discorso sulla disuguaglianza fra gli uomini e Il contratto sociale. Secondo il filosofo ginevrino, la nascita della proprietà privata avrebbe comportato l’emergere di disuguaglianze naturali tra gli individui determinando lo sviluppo di classi sociali.
Riprendendo la visione rousseauiana, Wollstonecraft vòlge una vera e propria invettiva in tutta A Vindication of the Rights of Men definendo la proprietà «una muffa distruttiva che rovina le virtù più giuste» (1).
La soluzione proposta da Mary è la suddivisione paritaria delle proprietà tra tutti i cittadini affinché ognuno abbia la possibilità di emanciparsi e di vivere dignitosamente.
È in questo frangente che si inserisce la riflessione sui diritti delle donne, le quali sono vittime della disuguaglianza proprio a causa del loro genere che le rende inferiori per natura e quindi ben lontane dall’avere alcuna proprietà.
Nel XVIII secolo molti filosofi, tra i quali Rousseau, ritenevano che il ruolo della donna dovesse essere subalterno all’uomo con l’obiettivo di servirlo per tutta la vita.
Nella seconda Vindication Wollstonecraft si scaglia principalmente contro Rousseau, che nell’Emilio dedica un intero libro all’educazione femminile descrivendo le donne come esseri civettuoli interessati solo all’abbigliamento e alle frivolezze.
L’analisi wollstonecraftiana non lascia dubbi in merito: le donne sono frivole e superficiali non per natura, ma a causa dell’educazione che ricevono fin da bambine.
Se, infatti, avessero la possibilità di accedere alla medesima istruzione dei maschi, diventerebbero donne adulte consapevoli e in grado di autodeterminarsi senza l’aiuto di nessuno. Una suddivisione equa delle ricchezze e un’educazione paritaria sono i due elementi che Wollstonecraft considera fondamentali per poter costruire uno stato giusto, equilibrato e aperto al progresso verso la costituzione di una società che garantisca gli stessi diritti e lo stesso benessere a tutti i cittadini.
Le tematiche affrontate da Wollstonecraft, e qui solo accennate, sono fondamentali per comprendere la condizione sociale in cui viveva l’Inghilterra e gran parte dell’Europa alla fine del XVIII secolo.
Ancora più importante è, senza dubbio, il fatto che per la prima volta una donna abbia scritto un’opera come A Vindication of the Rights of Woman nella quale non rivendica solo diritti, ma svolge anche una profonda riflessione sul ruolo della donna all’interno della famiglia e, più in generale, della società.
Grazie al suo contributo, Mary Wollstonecraft ha spianato la strada a tantissime donne che nel XIX secolo parleranno dei diritti del loro genere partendo proprio dalla riflessione di questa filosofa che merita a tutti gli effetti un posto nella storia della filosofia.
[1] Wollstonecraft M., A Vindication of the Rights of Men (1790), trad. it. I diritti degli uomini, Edizioni Plus, Pisa 2003, p. 30.
FONTI
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