Specchio delle mie brame

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Pregi e difetti del narcisismo


È tipica l’attitudine in atto di questi tempi di far dipendere il valore della nostra esistenza dal grado di gratificazione personale e dal livello di spettacolarizzazione dei traguardi raggiunti. Più persone riusciamo a informare delle nostre attività di successo, più valore attribuiamo agli stessi traguardi.

A questo proposito ci viene in aiuto l’identificazione tra realtà e dimensione virtuale che con i suoi filtri e connessioni, e soprattutto con la sua cultura simbolica delle immagini, alimenta la tendenza a documentare e consegnare al tempo e alla memoria ogni minuto delle nostre vite e della nostra esistenza.


Siamo ispirati (e dipendenti) da chi reputiamo essere un vincente e, a nostra volta, vorremmo essere fonte di ispirazione perché vincenti.


Nella società capitalistica in cui viviamo, dove il consumismo compulsivo classifica la nostra appartenenza sociale, anche l’ispirazione assume un valore economico che risponde alle leggi del marketing: quanto costa, oggi, ispirare? E quale costo richiede? 

La gara per essere il più performante invade tutti i campi: lavorativi, sociali, estetici, persino sentimentali. Ispirare, oggi, vuol dire essere arrivati al successo, ricevere lo sguardo dell’altro, desiderante o addirittura invidioso purché non sia indifferente e, cosa più importante, non sia ricambiato.

Inevitabilmente la cura eccessiva per il raggiungimento del proprio traguardo, posto ben in vista sul piedistallo della celebrità, assume i tratti di un’ossessione sociale che costringe il singolo alla continua ammirazione di se stesso: un’ammirazione ricercata, ossessiva, che spinge al continuo processo di perfezionamento immaginato e idealizzato.

Questa ossessione viene definita narcisismo e si manifesta come un individualismo esasperato che ha a che fare con i limiti e con le debolezze dell’animo umano messe a dura prova dalle pressioni sociali, ma se sufficientemente e adeguatamente controllato può assumere i tratti dell’amour propre di cui parla Rousseau, ripreso a tal proposito nel libro del filosofo del linguaggio Simon Blackburn edito da Carbonio Editore, dal titolo Specchio delle mie brame. Pregi e difetti del narcisismo.


Il libro, denso di riferimenti filosofici indispensabili per condurre un’analisi di ricerca rigorosa, è tuttavia una lettura fluida e accessibile.


Passando dai miti più noti come quello di Narciso e attraverso la filosofia di Platone, Aristotele, Hume, Kant e, soprattutto, attraverso la lettura delle ossessioni e dipendenze dei nostri tempi, delle mode e delle tendenze estetiche, offre al lettore spunti di riflessione interessanti per interrogarsi non solo sull’identità della nostra società, ma anche sulle possibili modalità di arginare la deriva comportamentale di questo narcisismo individuale.

Come lo stesso Blackburn racconta nella prefazione, l’origine della sua analisi durata anni di ricerca è un famoso slogan di una grande industria di cosmetici che tutti ricorderemo. Il celebre “Perché io valgo”, divenuto poi “Perché noi valiamo” e successivamente “Perché voi valete” ha innescato una particolare forma di inquietudine nella sensibilità dell’autore: qual è il valore offerto dalla pubblicità? Quale distanza c’è tra il valore modello perfetto venduto e la realtà? Quando e come ha iniziato a diffondersi l’idea che l’avidità e la superbia siano cose buone e la differenza e l’indifferenza modalità di agire da invidiare?

L’autore, più che fornire soluzioni suggerisce piuttosto analisi di vari aspetti contingenti della natura umana, per far prendere coscienza di quegli usi e abusi – come recita il titolo originale Mirror, Mirror: The uses and abuses of self-love – della nostra individualità che si snodano attraverso un’articolazione di sentimenti tendenzialmente negativi come l’orgoglio, la vanità, l’arroganza o l’eccessiva autostima, che per l’autore sono legati a doppia mandata ad altri aspetti connessi, come l’integrità personale, la sincerità o l’autenticità. 

Trarre gli aspetti positivi dal narcisismo potrebbe voler dire trasformare il ruolo (ormai indispensabile) dell’individualità in uno specchio (o uno schermo) fruibile per l’altro, e questo è certamente un processo complesso e doloroso. Blackburn sottolinea come la tendenza a cercare a ogni costo il desiderio e l’invidia altrui nasconda in realtà una profonda conoscenza degli stessi desideri.


L’essere umano si logora nell’invidia e nella hybris (1) e si piega su se stesso nella sua disperazione e infelicità al punto da guardarsi e non riconoscersi.


L’infelicità sfigura, così come la competizione e l’egoismo cieco rendono irriconoscibili. Ritrovare il proprio sguardo significa riconoscersi nelle proprie imperfezioni, nelle proprie verità scomode, ed essere pronti ad accogliere se stessi è l’unico modo per poter accogliere anche l’altro. Anche Narciso, in fondo, nel famoso mito raccontato da Ovidio, arriva a riconoscersi seppur tardi. È una questione di tempo e di urgenza: riconoscersi vuol dire salvare la nostra società e salvare se stessi prima che sia troppo tardi.



Simon Blackburn, Specchio delle mie brame. Pregi e difetti del narcisismo, Carbonio Editore, 2019

Grazie a Carbonio Editore!

(1) Hybris letteralmente “tracotanza”, “superbia” dal greco ὕβϱις, hýbris  è un tema ricorrente della filosofia, della tragedia e della letteratura antica greca. L’autore riprende il significato filosofico di tracotanza in riferimento all’eccessiva sicurezza di sé strettamente connessa al narcisismo.