Erwin Schrödinger è una delle menti più brillanti della fisica del Novecento. Vince il premio Nobel nel 1933 per i contributi fondamentali alla meccanica quantistica e in particolare per l’equazione a lui intitolata. Con questo saggio elabora una trattazione illuminante e anticipatrice di un problema cruciale: dare una spiegazione fisica del fenomeno della vita. Schrödinger prova a rispondere a questo interrogativo applicando i metodi e le leggi della fisica quantistica allo studio dell’organismo vivente di interesse genetico. Inizia a sviluppare la sua argomentazione facendo riferimento ai membri della dinastia degli Asburgo, perché molti di essi presentano una particolare deformazione del labbro inferiore. L’eredità di questa deformazione è stata tramandata di generazione in generazione per secoli. Com’è possibile che il gene responsabile non sia stato alterato dalla tendenza disordinatrice dei moti di agitazione termica?
Inoltre, un organismo fisico per poter sopravvivere e per essere in stretta correlazione con il pensiero deve avere un’organizzazione molto ben ordinata e ciò significa che gli eventi che si verificano entro di esso debbano obbedire a leggi rigorose, almeno con un alto grado di accuratezza. Com’è possibile che l’essere vivente sembra dipendere interamente da leggi meccaniche, mentre sembra non seguire le leggi statistiche della termodinamica?
Schrödinger elabora un’ipotesi affascinante e misteriosa: le molecole che costituiscono i geni sono dei cristalli aperiodici e sono tenute assieme da forze esattamente della stessa natura di quelle agenti tra i numerosi atomi che costituiscono un vero solido, un cristallo. Il gene-cristallo conterrebbe in sé tutto il piano di sviluppo di un organismo e il suo funzionamento, e forse anche il segreto della vita. Il libro suscitò grande risonanza non soltanto all’interno della comunità scientifica, ma anche nell’immaginario collettivo, tanto che il Novecento verrà successivamente definito il “secolo del gene”. Dieci anni dopo la pubblicazione di quest’opera, Crick e Watson sembravano confermare questa ipotesi individuando la doppia elica del DNA, la quale poteva contenere il cristallo che racchiude il “segreto della vita”.
Schrödinger E., Che cos’è la vita?, Adelphi, Milano 1995.
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