In una conferenza recentemente divenuta libro (1), Chimamanda Ngozi Adichie parla di quello che chiama “il pericolo di un’unica storia”, che è poi il pericolo insito nel potere che le narrazioni hanno di creare la realtà. Se ci raccontiamo una sola storia, una sola versione della vita di qualcuno, finiamo per credere che non ci sia altro da dire su quella persona o quel popolo. Così facendo, creiamo uno stereotipo che informerà il nostro agire e cambierà il modo in cui interagiamo con il mondo attorno a noi. Non solo, il pericolo dell’unica storia è in agguato anche quando immaginiamo e progettiamo noi stessi.
Come esseri umani ci nutriamo di storie e ci muoviamo in un mondo simbolico, ed è così che ci rapportiamo anche con il nostro sé.
È precisamente per questo che negli ultimi anni sono stati fatti tanti sforzi per creare una narrazione che mostri modi differenti di essere donna. Per secoli c’è stata un’unica grande storia riguardante la femminilità: le donne potevano scegliere se annoverare se stesse nella categoria di sante o in quella di puttane, ed era difficile per loro immaginarsi diversamente perché nessuna delle storie sulle donne a loro disponibili mostrava altri esempi, altri modelli, altri modi di essere donna. Questo sforzo è senza dubbio encomiabile, e c’è ancora tanta strada da fare in questa direzione che non ci si può augurare altro che si continui così.
Una domanda che dovremmo porci è: sta accadendo lo stesso anche per il maschile?
Stiamo creando narrazioni multiformi capaci di proporre a bambini, ragazzi e uomini un ventaglio di possibilità su cosa voglia dire essere maschio, o stiamo continuando a ripetere loro l’unica storia che da sempre ci siamo raccontati in proposito?
Se guardiamo alle grandi narrazioni contemporanee – che sono poi quelle della cultura pop – scopriremo ancora troppi guerrieri, supereroi, soldati e combattenti, figli dell’unica narrazione sul maschile il cui archetipo è l’uomo forte, coraggioso e combattivo, sempre pronto a lanciarsi in mezzo alla battaglia per difendere ciò che è suo o ciò che solo lui può salvare. Raramente questi eroi ci vengono mostrati anche come gentili, vulnerabili o intelligenti. Sappiamo che sono bravissimi a distruggere il nemico, ma nulla o poco ci viene detto sulla loro capacità di costruire legami con altre persone o di comprendere le proprie emozioni.
Per fortuna, a dire il vero, ci sono anche alcuni esempi in chiara controtendenza, e uno di questi è rappresentato sicuramente da Steven Universe, un cartone animato a puntate prodotto e trasmesso da Cartoon Network che negli USA si è concluso proprio questa settimana.
Steven Universe è un piccolo grande gioiello per il coraggio e la maestria con cui tratta moltissimi temi e per la vocazione che ha di farlo in un modo che è al tempo stesso adatto a un pubblico di bambini e godibilissimo anche per gli adulti, ma uno dei suoi maggiori pregi è forse la pazienza e la resilienza con cui si propone di rappresentare personaggi maschili in controtendenza con quell’unica narrazione troppo a lungo rimasta indiscussa.
Va detto innanzitutto che quello di Steven Universe è un universo popolato da una schiacciante maggioranza di personaggi femminili e questo perché le gemme, esseri extraterrestri che compongono la maggioranza del cast, sono tutte donne. Il protagonista tuttavia è proprio lo Steven del titolo, che all’inizio incontriamo come un bambino e che salutiamo al termine del viaggio come un giovane adulto. Un protagonista che, già a partire dal suo aspetto, appare immediatamente controcorrente: Steven indossa abitualmente t-shirt e ciabatte rosa, e non solo lui, ma nessun altro abitante della sua piccola cittadina in riva al mare vive questa scelta come una stranezza o qualcosa di non conforme a uno standard. Può sembrare poco, ma non lo è. E poi c’è molto, molto di più.
Con il procedere della storia, scopriamo che la mamma di Steven, che gli ha letteralmente donato la vita (2), gli ha lasciato in eredità i poteri magici di cui anche lei, come ogni gemma, era provvista.
Steven è comprensibilmente entusiasta all’idea di poter affiancare le sue amiche/mamme adottive Garnet, Pearl e Amethyst nelle loro avventurose battaglie contro vari mostri, ma proprio quando sembra che il cartone animato stia prendendo una piega molto tradizionale, ecco che si svelano i poteri di Steven: uno scudo anziché una spada (3), la capacità di curare e rigenerare con la saliva e le lacrime (4) anziché qualche raggio laser o forza sovrumana. Inutile dirlo, anche lo scudo magico è rosa.
Procedendo con le puntate, scopriamo in Steven un bambino e poi un ragazzo sempre attento alla felicità di chi lo circonda, qualcuno che è sì pronto a proteggere gli amici dal dolore, ma non andando a caccia del nemico, bensì aiutando chi gli sta attorno ad affrontare i propri traumi interiori, a ripensarsi come nuovo e diverso, a scoprire i propri desideri e realizzare se stesso. Uno ad uno, Steven trasforma tutti i nemici in amici, con la forza della parola e della comprensione, con il potere di dare loro una seconda opportunità per cambiare ciò che sono e migliorarsi. Anziché essere l’eroe che divide il mondo in buoni e cattivi con il suo giudizio, castigando i secondi, Steven è una persona sempre pronta ad offrire a tutti il proprio aiuto, anche quando si tratta di organizzare matrimoni e aiutare le amiche a riprendersi da un trauma.
Tutti questi sentimenti e questo mondo pieno di donne rendono forse Steven meno uomo?
No, lo rendono però un uomo diverso dall’unico modello a cui siamo abituati. Una ventata d’aria fresca supportata anche da altri ruoli maschili presenti nel cartone, tra i quali impossibile non menzionare il padre di Steven, Greg Universe.
Quello di Greg è un personaggio che all’inizio si può facilmente sottovalutare: cantante un po’ fallito e squattrinato, sembrerebbe che la sua unica fortuna sia stata quella di catturare l’attenzione della mamma di Steven, la misteriosa Rose Quartz. Eppure questo padre, poco alla volta, si rivela per quello che è: uno straordinario esempio di come si possa essere padri senza essere padroni, autorevoli senza bisogno di mostrarsi autoritari, esempio senza imporre un proprio modo di essere. Improvvisandosi padre single sin dalla nascita del figlio, senza essere assillante, Greg si fa un quattro per rendere felice Steven, lo invita a riflettere su di sé e sulla vita e lo supporta nelle proprie passioni e decisioni. È un padre presente, ma sa anche quando lasciare a Steven la giusta libertà.
Se si pensa per un attimo alla difficoltà che la nostra società sta ancora affrontando nel sostituire il modello del padre autoritario (che detta legge e al quale non si può muovere critiche) quello del padre autorevole (che guida con il proprio esempio senza imporre un modello indiscutibile), Greg appare come una straordinaria novità.
Personaggi come questi mostrano chiaramente che un’altra narrazione del maschile è possibile, basta volerla e saperla costruire.
Chissà quanti bambini, tra una canzone e una risata, impareranno da Steven che le emozioni non sono debolezza, che si possono proteggere le persone care senza schiacciarle sotto il proprio ego, che la gentilezza ripara molte ferite e che avere a cuore gli altri non è, e in fondo non è mai stata, solo una cosa da donne.
(1) C. Ngozi Adichie, Il pericolo di un’unica storia, trad. it. di Andrea Sirotti, Torino, Einaudi, 2020, pp. 48.
(2) Non c’è il tempo qui per chiarire le dinamiche di questo gesto, e dopotutto non vogliamo svelarvi troppo. Guardate il cartone per scoprire di più!
(3) Come si scoprirà poi, c’è anche una spada (rosa, ovviamente), ma questa verrà regalata da Steven all’amica Connie, che diventerà una spadaccina provetta. Anche questo ci sembra una capolavoro di ribaltamento dei ruoli di genere meritevole di una standing ovation.
(4) Com’è potente l’immagine di baci e lacrime che possono curare se stessi e gli altri!
L’immagine di copertina è un’immagine ufficiale di Steven Universe. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore della serie, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an image for Steven Universe. The image art copyright is believed to belong to the distributor of the series, the publisher of the series or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service for which it serves as image art. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.
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