La Luna, Magritte e la condizione umana

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Magritte

Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?(1)

Nella storia dell’arte, nella letteratura, nella poesia e nella musica la Luna è sempre stata celebrata e onorata. Abbiamo le testimonianze di famosi artisti, scrittori e musicisti che l’hanno omaggiata e cantata. 

Anche uno dei massimi esponenti del Surrealismo, René Magritte, ha deciso di rappresentarla nelle sue opere ricreando atmosfere poetiche dagli aspetti misteriosi e inverosimili. 

Infatti, l’artista, durante tutto il suo percorso, cerca di risolvere l’enigma della condizione umana servendosi spesso anche della Luna. 


Luna e essere umano sono in qualche modo connessi e sono numerose le opere in cui Magritte prova ad afferrare questo legame. 


Nell’opera La pagina bianca (pittura ad olio, 65×74 cm, 1967), suo ultimo quadro, l’artista mostra un paesaggio notturno, sviluppato su due parti. La parte inferiore  è quello di un centro abitato, la parte superiore è di tipo naturale per via della presenza di foglie e di una piccola sfera bianca che rappresenta la Luna.

Nell’opera è raffigurata nella sua pienezza, tonda e bianca, e Magritte la utilizza per raccontare tutta la Genesi della nascita dell’essere umano, la cui nascita, appunto, è come una pagina bianca che va riempita con una storia.

Per via della sua pienezza la Luna è simbolo di potenza e creatività, elementi che ricordano il momento della gestazione e del parto, la nascita dell’uomo e della donna. 


In questo scenario Magritte mostra due peculiarità che fanno parte dell’essere umano:
  • essere una creatura vivente che, come ogni organismo, nasce dalla Natura;
  • la specie umana è tale anche per la sua capacità di aver compiuto un salto biologico andando oltre la sua condizione naturale. L’essere vivente si è evoluto, sviluppando uno strato artificiale: proprio il progresso lo ha portato a mutarsi in genere umano in grado di creare società.

Queste caratteristiche fanno parte dell’essere umano sia perché è un essere creativo, inteso come abile alla creazione della propria vita, sia perché la sua creatività è legata alla téchne, alla tecnica, presupposto delle innumerevoli scoperte nel corso della storia evolutiva. 

Inoltre, ogni individuo è caratterizzato dall’essere contemporaneamente una totalità che comprende l’Altro, inteso sia come Altro-io e sia come Altro-diverso-da-me e Altro-Natura.


Il contesto in cui Magritte racconta tutto questo è quello della notte.


Nell’oscurità, per quanto possa esserci la Luna, lo sguardo degli uomini e delle donne fatica a vedere e afferrare la realtà. Sono ciechi e si sono dimenticati delle proprie origini naturali, del legame con la Natura: per questo vivono in uno stato di separazione dall’Altro. 

Questa alienazione dal mondo fa sì che ogni individuo conduca la sua esistenza nell’errata convinzione dell’oggettività, che ciò che osserva e pensa del reale sia totalmente certo nascondendo, invece, le sue presunzioni egocentriche che lo hanno portato a sentirsi superiore e potente, capace di governare su tutto. 

Ed è questo il messaggio rappresentato da un’altra opera di Magritte, I misteri dell’orizzonte (pittura ad olio, 50×65 cm, 1955). Al centro di tutta la scena vediamo rappresentato l’individuo contemporaneo attraverso il soggetto dell’uomo con la bombetta, che per la sua rigidità ed emblematica presenza è la figura perfetta per dimostrare l’assenza del legame dell’individuo con se stesso e con la realtà. 


Nell’opera la Luna è raffigurata durante la sua fase calante ed è posta sopra la testa di quest’uomo. La sua energia è un invito al lasciar andare, abbandonare cosa non fa più parte di noi, e nel caso dell’individuo contemporaneo vuol dire rinunciare alla sua visione egocentrica. 


Sembra che Magritte utilizzi la Luna nella posa di una falce per esortare ogni individuo a squarciare il velo di Maya e guardare la verità che lo caratterizza. L’artista ci comunica che è arrivato il tempo del ritorno, del tornare a casa, di riconnettersi alla Natura; è il tempo di radicarsi, mettere radici resistenti e iniziare una profonda introspezione nel proprio giardino interiore (2), dove bisogna preparare un buon terreno fertile per le future fioriture personali. 

Queste azioni richiamano proprio il titolo dell’opera in quanto in ogni agire e muoversi per conoscersi e incontrare l’anima c’è mistero, ma c’è anche mistero nel contemplare l’orizzonte del futuro che ci aspetta, dove riscopriamo il nostro essere soggetto-ciclico.


Grazie a questa fase di oscurità, solitudine ed esperienza di se stessi, Magritte ci conduce all’apoteosi dell’esistenza umana attraverso la sua opera Verso il piacere (pittura ad olio, 46×55 cm, 1962). 


Ogni individuo, per quanto sia caratterizzato dalla sua umanità, è parte della Natura. La scena che l’artista vuole rappresentare è data dalla totalità di due parti: quello rappresentato dalla Luna e quello rappresentato dall’uomo con la bombetta di fronte a lei. A contorno di questa scena ci sono sulla sinistra un sipario e sulla destra un albero. 

Con questo quadro, Magritte ha messo in scena uno spettacolo, che racconta la storia di uomini e di donne che ritornano alla loro origine, alla loro forma naturale

Essere umano vuol dire essere gettati nella terra.
Essere umano vuol dire essere figli della Natura.
Essere umano vuol dire essere in relazione: con noi, con l’altro e la Natura tutta.
Essere umano vuol dire essere unico nella pluralità del reale: ogni essere è unico e con la sua nascita viene al mondo qualcosa di nuovo. 
Essere umano vuol dire rinascere e scegliere come rinascere, così come ciclicamente muore e inizia la Natura.
Essere umano vuol dire essere terrestre, intessuto di terra.





(1) Giacomo Leopardi, Canti, XXIII Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, Feltrinelli, Milano, 2016

(2) Il riferimento è al pensiero nietzschiano. Il richiamo del filosofo al giardino interiore è l’invito alla cura di sé che ha lo scopo di scoprire se stessi e trovare la propria libertà. 

BIBLIOGRAFIA 

Annalisa Caputo, Radici dell’Umano. Per un’antropologia ermeneutica del mondo antico, Edizioni CSV, Roma, 2015

SITOGRAFIA

https://www.bing.com/search?q=magritte&cvid=562efa7676e8425a8c822e130ba654d6&aqs=edge..69i57j69i61l2j0l4.4520j0j1&pglt=299&FORM=ANNTA1&PC=LCTS

René Magritte, ovvero il surrealismo che fa riflettere (metropolitanmagazine.it)