Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo. Il femminismo al G8 di Genova.
A vent’anni dal G8, Monica Lanfranco, giornalista, attivista e, al tempo, una delle venti portavoce del Genoa Social Forum, ripercorre l’esperienza femminista di quei giorni concitati che tutti ricordiamo per le manifestazioni, i cortei, ma soprattutto per lo sfoggio di violenza delle istituzioni.
Quel “maledetto luglio” ha forse offuscato la memoria degli intenti su cui le contestazioni stesse erano basate: critica alla globalizzazione, tematizzazione del lavoro, crisi climatica. Se il ricordo della violenza ha prevalso sulla lotta, il testo di Lanfranco, Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo (edito Vanda ), interviene per ricostruirne gli obiettivi, contestualizzarla, tracciarne un itinerario teorico e d’azione. Con un plus: la prospettiva di genere.
Nel giugno 2001, a un mese dai fatti del G8, oltre 140 organizzazioni femministe si riunivano in Punto G – Genova, genere, globalizzazione.
Donne di diversa provenienza geografica davano vita a una serie di giornate di incontro e riflessione, animate da uno spirito pacifista e di dialogo, reclamando una condivisione equa delle risorse, contro lo sfruttamento della globalizzazione neoliberista. Punto di riferimento ideologico, l’ecofemminismo di Vandana Shiva: la globalizzazione non è diffusione dei saperi, ma monocoltura e monocultura. Il mercato colonizza la terra a partire dai suoi frutti, eliminando le colture specifiche, come la senape e il riso – a loro volta culture, per l’impatto antropologico che questi alimenti hanno sulle popolazioni locali. Lo sfruttamento della terra ha molto a che fare con lo sfruttamento dei corpi: rispetto della natura e femminismo vanno di pari passo, devono affrontare delle sfide comuni. Per farlo, devono prendersi per mano.
Lanfranco, attraverso l’esperienza in prima persona, evidenzia l’importanza dei movimenti femministi all’interno del dibattito sul sistema economico capitalista e sulla globalizzazione.
Non solo per l’individuazione di problematiche specifiche quali la ripartizione di lavoro produttivo e riproduttivo, ma anche per un’intuizione fondamentale: l’economia globale modifica le relazioni umane, le fa traballare, apre la strada allo sfruttamento non solo dei beni, ma anche dei corpi.
Strumento del femminismo è il linguaggio, capace di sovvertire le logiche dominanti. Se, con le parole di Audre Lorde, «Non si può smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone», per cambiare prospettiva occorre cambiare le parole, gli slogan, le strategie: alla violenza è necessario rispondere con la nonviolenza, con un linguaggio non militarizzato, ma fatto di simboli e legami.
Stoffe intrecciate in una rete, un grande lenzuolo con i desideri per il futuro del mondo, una camminata collettiva: il linguaggio del femminismo, nel giugno 2001, si esprimeva attraverso gesti coreografici di sorellanza e comunità, del tutto opposti al ricordo macchiato di sangue dei fatti di Genova.
Un linguaggio che reclamava spazi d’azione e di movimento, anche all’interno dello stesso ambiente della contestazione.
Lanfranco, in effetti, sottolinea la difficoltà a far emergere il punto di vista femminista nello stesso quadro della sinistra rivoluzionaria:
«Da femminista, la prima cosa che critichi è patriarcato, non solo quello della destra. Anche quello di sinistra, dei movimenti, dei compagni.» (1)
A vent’anni dal G8 di Genova, le tematiche affrontate da Lanfranco appaiono più che mai vive e attuali. La sua è una preziosa testimonianza di battaglia politica, una guida critica per le nuove generazioni di attivisti.
Grazie a Vanda Edizioni!
(1) Intervista audio realizzata da BackToTheG8 a Monica Lanfranco. https://www.spreaker.com/show/back-to-the-g8
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