Il nuovo singolo di Fedez Disumano, tratto dall’omonimo album in uscita il 26 novembre, fa discutere già prima della pubblicazione. Ma tutto ciò non stupisce per nulla il rapper milanese, abituato alle continue querele e alle diffide che accompagnano ogni sua iniziativa sociale e artistica.
Questa volta ad animare il dibattito pubblico è una fuga di notizie che si diffonde nel mondo della politica e dei giornali, scatenando timore e una sapida ironia che cela una certa preoccupazione. Da qualche giorno, infatti, i giornali diffondono la comunicazione dell’acquisto, da parte di Fedez, del dominio internet “Fedezelezioni2023” e la notizia balza subito dalla prima pagina alle trasmissioni di attualità e politica, generando interrogativi e stupori.
La strategia marketing ha certamente dato i suoi frutti, ma ci ha anche raccontato molto della condizione della politica italiana e del suo rapporto con l’arte.
Ciò che infatti stupisce, come afferma lo stesso Fedez nelle sue storie Instagram, è come la falsa notizia di una candidatura alle elezioni del rapper, parte in realtà di una campagna pubblicitaria per la promozione del suo nuovo album, abbia scombussolato i media italiani che, senza indagare a fondo la questione, abbiano subito ceduto a titoli sensazionalistici e a prime pagine piene di disinformazioni e false notizie. Ciò a sottolineare, come afferma Fedez, che al centro dell’informazione non ci sia la veridicità della notizia, quanto la possibilità stessa dell’evento di creare scalpore, aumentando la condivisione di mezze realtà o di false certezze.
Disumano, insomma, promette già bene. Al centro dell’album, infatti, è posta una critica serrata alla politica e allo Stato italiano, fatto di partiti che basano le loro campagne elettorali su promesse irrealizzabili e slogan “disumani”. L’arte della politica, insomma, è vista come una grossa barzelletta agli occhi sempre più sgomenti degli elettori che vivono la grottesca manifestazione delle idee dei partiti come una finzione, un “teatrino” assurdo che rimane lontano dal reale e dalla quotidianità di ognuno.
Ed è proprio sulla frattura tra arte e Stato, tra reale e falso, che “Disumano” si sviluppa, mostrando attraverso la satira la controversia e l’insensatezza dello Stato italiano.
Il video promozionale è una falsa campagna elettorale in cui l’artista esagera e svela l’inconsistenza delle proposte politiche, esagerandone i tratti e ri-affermandone la vacuità. Le promesse proposte dal falso leader del partito riprendono quelle reali, in un gioco di scambi in cui il fittizio proietta il vero e ne accende i toni, svelandone le premesse celate e le assunzioni di fondo.
Ciò che stupisce, che lascia attoniti, non è tanto lo scherzo, ma quanto esso sia identico al reale, generando perplessità e gettando nella confusione.
Con Disumano siamo immersi in una performance incredibile: la satira va alle viscere del sistema, ne comprende il linguaggio e lo palesa con l’assurdo, con un’esagerazione così surreale da prendere i tratti di una realtà ben costruita, da confondersi con quella quotidiana. Il confine tra vero e falso si fonde, mescolandosi continuamente e non lasciando spazio alla distinzione.
Il risultato è lo stravolgimento, il ribaltamento del vero, la sospensione incredula, il paradossale.
In un mondo così disumanamente finto, solo lo smascheramento dell’arte può rimettere ordine, un ordine che marca i confini svelandone l’insensatezza e palesando quanto la realtà, a volte, sia peggio della finzione.
Immagine di copertina: https://www.flickr.com/photos/palazzochigi/15598400991
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