After Life: la vita dopo la vita

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After Life

Ci sono serie TV da guardare per rilassarsi e staccare un po’ la spina. After Life non è una di queste. Sì, ci sono momenti divertenti, leggeri, in cui si ride di gusto. Non è, però, un telefilm da cui non aspettarsi un coinvolgimento emotivo. Bisogna infatti prepararsi psicologicamente: è impossibile non farsi attraversare dalla storia del protagonista e da quella dei personaggi.

Tony – il poliedrico Ricky Gervais – è un uomo di mezza età che è rimasto vedovo. È disperato, tenta il suicidio, ce l’ha con tutto e tutti: non riesce più a trovare un senso alla propria vita. Ha solo la sua amata cagnolina Brandy. 

Fa il giornalista per un quotidiano gratuito assieme al fratello della defunta moglie Lisa e passa le sue giornate, quando non lavora, a guardare e riguardare i video accumulati dalla vita insieme. Tra di essi, ce ne sono alcuni registrati dalla stessa Lisa, in cui sollecita il marito a continuare a vivere, a trovare qualcun altro e a non arrendersi. Applicare questi inviti è tutt’altro che facile per lui. 


Piano piano le cose, però, iniziano a cambiare.


Fondamentali sono gli sproni degli amici, tra cui Daphne, l’incontro con Emma (l’infermiera del padre) e l’appuntamento quotidiano alla panchina del cimitero con la vedova – come lui – Anne. Il mutamento è lento, ma visibile. Non è lineare – le crisi ritornano spesso – ma avviene. Per questo il tutto risulta più realistico e umano, meno favolistico.

A precedere la vita solitaria c’è la convivenza con il cancro del protagonista e di Lisa, testimoniata dai tanti video e dai ricordi. La malattia rende, in un certo senso, filosofə: conduce a mettere tutto in discussione, poiché porta allo scontro con una realtà imprevista e costringe a un nuovo sguardo verso cose, persone e priorità (1). Dopo la morte di Lisa, quando la malattia prende il sopravvento e Tony deve fare i conti con la sua perdita, si mettono in gioco, inoltre, le questioni legate al lutto: il dolore, lo spaesamento.


Tony e, come lui, chiunque debba affrontare la morte di una persona estremamente vicina e amata, perde con essa un punto di riferimento, una guida in una vita caotica e spesso insensata: semplicemente con la sua presenza, dava il senso al non-senso, soprattutto in un mondo senza Dio, come quello del protagonista.


Inoltre, quando muore unə parente, un compagnə o un amicə, si smarrisce una fonte fondamentale di felicità, gioia e serenità. La sicurezza che ci dava viene meno e la vita, quella vissuta con consapevolezza, con la V maiuscola, sembra scemare. Si sopravvive, inizialmente, si procede con il pilota automatico, alla ricerca di un nuovo senso, di una nuova fonte di stabilità, gioia e serenità.

Proprio il titolo chiama in causa questa ricerca e uno degli interrogativi esistenziali che l’uomo si pone da sempre: «Cosa c’è dopo la vita?». In After Life la risposta non ha nulla di religioso o ultraterreno, come si potrebbe pensare a primo impatto, ma pare emergere con i mutamenti di Tony. Il senso della vita (e della morte) non viene ritrovato nell’aldilà, ma proprio qui, sulla terra.


Il protagonista, allora, cercherà un senso in una cosa apparentemente banale e retorica: fare del bene agli altri. Non lo fa per avere qualcosa in cambio, ma solo e semplicemente per farlo. 


Ecco, quindi, la messa in pratica del concetto di Bene tanto agognato da grandə filosofə del nostro campo. Soprattutto Kant sarebbe molto soddisfatto di Tony, perché mette in atto – in maniera semplice ma allo stesso tempo grandiosa – i suoi imperativi e primo fra tutti, il più noto: «agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo» (2).

È qui che emerge la parte più filosofica e profonda della serie: è filosofia applicata, tutt’altro che teorica, fatta di piccoli/grandi gesti.

Tony cerca di ritrovare la gentilezza perduta e non lo fa per avere un posto in paradiso, per fede in qualcosa di superiore. Ascoltando l’amica Anne, diventerà un angelo in terra e darà tutto ciò che ha per vedere felici gli altri.

Dopo la vita o, per meglio dire, dopo la morte, insomma, per Tony continua a non esserci niente. Dopo quella con Lisa, invece sì: una specie di nuova serenità nata semplicemente vedendo le altre persone stare bene.


Non in paradiso, non tra santi e angeli, ma in terra con Brandy e i suoi amici, facendo la cosa più filosofica che ci sia: seguire la propria morale e fare del bene incondizionato.





(1) Si veda l’articolo: https://www.filosofemme.it/2019/02/11/il-malato-una-specie-di-filosofo/

(2) Immanuel Kant, Fondazione della metafisica dei costumi, in Scritti morali, traduzione di Pietro Chiodi, Milano, UTET, 1995, p. 88.

L’immagine di copertina è un’immagine ufficiale di After Life. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore della serie, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an official image for After Life. The image art copyright is believed to belong to the distributor of the series, the publisher of the series or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service for which it serves as image art. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.