“Le macchine possono pensare? Cosa distingue la cognizione dalla coscienza e dal pensiero? Come interagisce la cognizione con i processi materiali e come se ne distingue?” (1)
Se la tradizione vuole che la cognizione sia un atto della coscienza tipico del pensiero umano, la biologia cognitiva smonta questa teoria antropocentrica per sviluppare nuove connessioni. è proprio questo il punto di partenza del saggio di Hayles, che entra nel profondo delle nostre menti, ma non solo.
Come per il concetto di cognizione, le strade tra tradizione e biologia cognitiva si separano sempre di più: nell’idea di soggetto, credenza e conoscenza le visioni viaggiano su binari separati.
Entrano in gioco nuovi interrogativi, alcuni provocatori:
“Kovac immagina un batterio filosofo che affronta questioni riguardanti la sua onticità come potrebbe fare un filosofo umano, chiedendosi se il mondo esiste, e se sì, perché.” (2)
Ecco che si apre quindi anche tutta la rosa di ipotesi sull’intelligenza delle piante, argomento che ha creato non poche discussioni all’interno dell’ambito accademico biologico e etico.
La tesi che Hayles sviluppa è quella della cognizione come “processo dinamico collocato in un ambiente che ne esperisce le conseguenze”. (3)
La cognizione non è una prerogativa umana ed è tripartita in consapevolezza, cognizione non conscia e processi materiali.
La grande differenza tra questo approccio e i precedenti risiede nel fatto che l’inconscio è in comunicazione costante con il mondo del conscio, a differenza di quanto teorizzato da Freud e Lacan (4) – lavorando in stretto contatto.
Con la tripartizione proposta, la divisione perpetrata per secoli tra tutto ciò che è umano e tutto ciò che non è umano cade anche grazie ai movimenti teorici e non teorici degli ultimi anni. Hayles però fa un passo oltre, sviluppando una modifica nella definizione: non più umano e non umano bensì entità cognitive e entità non cognitive (5) dove le entità cognitive sono tutte le forme di vita biologiche e le entità non cognitive tutti gli oggetti inanimati e materiali. Entrambi si fondono e influenzano, aprendo ulteriori spunti verso le riflessioni etiche della nostra vita.
Dalla sopravvivenza al dejavù, dalle macchine all’idea di tempo, il saggio di N. Katherine Hayles si sviluppa in un modo certamente denso, completo ed esaustivo. Un lavoro che apre le porte a nuove riflessioni su etica, psicanalisi, e processi relativi alla nostra permanenza sulla terra.
Grazie a Effequ!
(1) pag. 29
(2) pag. 33
(3) pag. 50
(4) pag. 54
(5) pag. 59
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