Lourdes è la città dei miracoli e delle apparizioni, culla del culto mariano e principale meta di pellegrinaggio per migliaia di credenti. Questa località è, per tutti, la casa di Bernadette Suibiros, la veggente che vide la Madonna e sulla cui visione si è fondata l’intera storia del borgo.
Anche la storia che ci racconta Mariano Tomatis nel suo saggio La veggente indecorosa di Lourdes parte proprio da qui e ha come protagonista, ancora una volta, una visionaria realmente esistita, ma con un nome diverso e per molti sconosciuto: Joséphine Albario. Bernadette e Joséphine, due giovani donne di Lourdes che hanno una simile apparizione a breve distanza l’una dall’altra, eppure due storie così diverse: la prima assume il ruolo di fondatrice del culto mariano della cittadina, la seconda viene completamente eclissata dalla storia.
La diversità del loro destino risiede nelle loro scelte di vita.
Da un lato abbiamo Bernadette che si piega alle imposizioni del clero, divenendone una pedina passiva che vive succube dei dettami religiosi, plasmando la sua immagine secondo le esigenze ecclesiastiche, che la vogliono remissiva e sottomessa. Dall’altro c’è Joséphine che sceglie di mantenere la propria libertà, anche a discapito del suo futuro, che infatti precipita: verrà presto identificata come strega, una donna non pudica e disobbediente e, per questo, vicina al diavolo.
Le motivazioni del suo allontanamento da parte del clero e della società sono due: le modalità dell’apparizione avuta (non conformi ai canoni ecclesiastici) e il suo atteggiamento a seguito della visione. Il momento della visione di Joséphine viene descritto come “atipico”: si dimena, perde completamente conoscenza e al suo risveglio stenta a camminare, mentre la visione di Bernadette appariva molto più composta ed eterea. Il problema fondamentale, tuttavia, sembrava risiedere più nel suo comportamento, decisamente inappropriato per una possibile messaggera della madre di Dio.
Cedendo alle pressioni, gli Albario mandano la figlia in convento a Pau, ma dopo pochi mesi le suore si rifiutano di ospitarla: la condotta di Joséphine non è quella che ci si aspetterebbe da un’obbediente novizia e potenziale coprotagonista delle apparizioni di Lourdes (1).
Bernadette e Joséphine costituiscono due modelli ben precisi e distanti.
La prima incarna l’archetipo di donna subordinata e passiva, un prototipo perfetto per la società clericale, ma anche, più generale, per la società patriarcale. La seconda rappresenta, al contrario, un modello pericoloso: una donna libera e per nulla succube degli stereotipi della società e, proprio per questo, indomabile.
Tomatis sceglie quindi di raccontare la vicenda nascosta di Joséphine, che porta con sé tante storie: una su tutte è quella della propria autoaffermazione come donna attiva e libera, che si conferma un’alternativa plausibile in un mondo ancora molto lontano da quello della Lourdes di quel tempo. Nella lotta per la propria autoaffermazione come donna attiva e libera, infatti, la veggente dimenticata diventa il simbolo di chiunque si trova a rivendicare la propria esistenza e la propria indipendenza in un mondo che ci vuole obbediente/i e sottomessi/e. In questo modo, anche in un contesto diverso da quello della Lourdes di Joséphine, la sua vicenda umana può diventare d’esempio per tante.
M. Tomatis La veggente indecorosa di Lourdes, Eris Edizioni, Torino, 2022.
Grazie a Eris!
(1) M. Tomatis La veggente indecorosa di Lourdes, Eris Edizioni, Torino, 2022, p. 37 – 38.
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