C’è un’immagine che capita di incontrare ogni tanto sul web, specie se si seguono profili social in cui si parla di femminismo e violenza di genere.
C’è una scritta, di solito in inglese, che recita così: protect your daughter (proteggi tua figlia). Ma queste parole sono sbarrate e, sotto, sono accompagnate da un imperativo diverso: educate your son (educa tuo figlio).
L’idea, semplice ma rivoluzionaria, è che la risposta definitiva alla violenza sulle donne e alle discriminazioni di genere non sia e non possa essere educare le bambine e ragazze a proteggersi, a tutelarsi, a non camminare in quella parte della città o a non far arrabbiare il compagno che poi le picchierà.
Per cambiare il mondo davvero è necessario soprattutto educare loro, i figli maschi. Un’idea semplice appunto, ma rivoluzionaria.
Però resta un dubbio: come si fa?
Questa è la domanda che si è posta Aurélia Blanc, giornalista francese e autrice del libro di cui vi parliamo oggi: Crescere un figlio femminista.
Con il tono di un’amica piena di dubbi ma anche di risorse, Blanc ci guida in una ricerca di risposte che nasce prima di tutto dalla sua esperienza di ragazza femminista che diventa madre di un figlio maschio. L’autrice si chiede come fare a educare il figlio al femminismo in una società che invece è dominata dal sessismo e dagli stereotipi di genere e scopre che questo è un tema ancora poco discusso.
«Mentre mi ponevo questa domanda, ho cominciato a cercare dei libri che potessero aiutarmi ad andare in questa direzione. E, con grande sorpresa… non ne ho trovati. Tutte le iniziative per promuovere un’educazione non sessista erano rivolte a genitori… di femmine.» (1)
Blanc sottolinea che tanto è stato fatto per proporre alle bambine dei modelli alternativi a quelli che il patriarcato propone come archetipi della donna perfetta, e per fortuna!
Eppure, è come se ci fossimo dimenticatə dell’altra metà dell’umanità.
Come possiamo sperare in un futuro dove sessismo e discriminazioni siano un lontano ricordo se continuiamo a non preoccuparci di trovare strategie per educare i bambini in un’ottica diversa? E come hanno fatto gli uomini che sono già femministi a diventarlo, nonostante tutto?
Molte domande, quindi, e l’assenza di un manuale che ci fornisca tutte le risposte.
Per fortuna, Aurélia Blanc ci porta con sé in questo viaggio di scoperta e consapevolezza, condividendo con noi lettorə i suoi dubbi e le sue riflessioni, oltre a molti dati e punti di vista interessanti di persone – uomini e donne – coinvolte nella stesura di questo libro.
Come proteggere nostro figlio dal sessismo onnipresente?
Come impedire ad amici e parenti di regalare solo tutine e macchinine azzurre e fare affermazioni sconveniente come “si vede che è proprio un maschietto”? Facile: non si può!
Ciò che invece è possibile è praticare scelte consapevoli all’interno della propria quotidianità, non per crescere un bambino che non è mai entrato in contatto con alcuna forma di sessismo, ma per dotarlo degli anticorpi necessari a capire che un altro mondo e un altro modo di essere uomo è possibile.
E, in particolare, focalizzarsi sull’aprire nuovi orizzonti, anziché vietare quelle attività che rientrano in certi stereotipi legati al maschile.
«Non credo che qualcuno abbia la ricetta magica del perfetto genitore femminista; tuttavia una cosa almeno possiamo affermarla con relativa certezza: l’idea è sempre quella di aggiungere e mai di togliere. Si tratta di costruire una genitorialità felicemente femminista in cui, più che censurare a occhi chiusi, ci mostriamo capaci di proporre più opzioni possibili ai nostri bambini.» (2)
In un viaggio tra ricerche sociologiche e testimonianze personali, Blanc ci guida nella missione di rintracciare modelli maschili alternativi a quelli proposti dalla mascolinità tossica, ad approcci teorici e pratici all’educazione di un figlio non sessista, senza mai perdere di vista il fatto che la vita reale è molto più imperfetta, confusa e complessa di qualsiasi teorizzazione e che essere genitori femministi non significa essere perfetti o immuni dall’influenza del patriarcato.
In questo manuale di parecchio buon senso gli spunti sono davvero moltissimi. Uno degli aspetti più piacevoli, forse, è però la tranquillità che trasmette.
Sì, commetteremo degli errori, no, non saremo genitori perfetti, ma va bene così.
Provarci sarà comunque meglio di non averlo fatto, e i semi del femminismo che pianteremo in qualche modo germoglieranno, anche se non sempre come ci aspettiamo o desideriamo.
Senza impazzire perciò, anche grazie allo stile di Blanc che, mai pedante o accademico, riesce a coniugare molto bene empatia, informazione e anche un certo umorismo, da oggi è un po’ più facile (nonostante il patriarcato) Crescere un figlio femminista.
Grazie Odoya!
- p. 13.
- p. 108.
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