Allo scoperto. Politiche e piaceri ambientali in tempi postumani
Svelare, rendere evidente, mettersi a nudo
L’espressione “allo scoperto” è polisemica e chiama in causa diversi universi filosofici: quello epistemologico, alla ricerca di una verità sempre nascosta; quello etico, che rende evidenti le contraddizioni delle soggettività agenti; quello ontologico, che indaga il sostrato dietro alle apparenze, che mette a nudo le entità per indagarne le connessioni. Non a caso Allo scoperto (1) è anche il titolo del saggio del 2016 di Stacy Alaimo, recentemente pubblicato da Mimesis nella traduzione italiana di Laura Fontanella. Alaimo, teorica del Materialismo Femminista, connette nel suo manifesto di resistenza all’Antropocene le dimensioni veritativa, etica ed esistenziale per immaginare delle alternative postumane ai tempi umani-troppo-umani che ci troviamo ad abitare.
Che cosa significa resistenza?
La catastrofe ambientale, il capitalismo imperante, la scissione tra l’umano e l’ecosistema sono elementi che precedono il saggio. Alaimo non si sofferma sulle cause e sulle conseguenze di questi attori fondamentali dell’Antropocene, ma propone piuttosto delle soluzioni. Al dato di fatto oppone una resistenza, che è sì teorica, ma soprattutto pragmatica. Con i suoi studi sull’architettura e sulla spazialità, con il suo andare a fondo alle pratiche di protesta che mettono al centro il corpo e il suo rapporto con la natura, Alaimo indaga delle possibilità realmente trasformative, che fanno appello a una nuova etica dell’umano.
Un pensiero di confine
Il punto di partenza di Alaimo è riconoscere che ogni pensiero umano deve essere un pensiero liminale e non antropocentrico. Il confine da sfiorare è quello con il mondo degli animali non-umani, con la natura e con gli ecosistemi. E de-centrare il pensiero umano non solo permette di co-esistere con le altre specie in modo più rispettoso, onorando la diversità e ricalibrando il peso dell’uomo sul mondo. Permette anche di ribaltare le categorie umane, la scissione tra cultura e natura che osteggia i rapporti umani stessi, le politiche, i generi. In una sezione molto ispirata, dedicata alla queerness degli animali non-umani, Alaimo utilizza la biologia per raccontare i limiti della visione umana, i bias conoscitivi che guardano alla natura come a un dato già decriptato, e che invece è sempre interpretato, è sempre anche cultura. Ma non solo.
Il corpo al centro
Il saggio fa spesso appello alla cosiddetta “carne del mondo” di Merleau-Ponty, una prospettiva filosofica che privilegia il sentire del corpo incarnato. Così come natura e cultura sono un groviglio, anche il corpo è sempre immerso, locato, intessuto con l’ambiente. È pensiero, istintività e soprattutto vulnerabilità – e attraverso il suo stesso essere ferita, diventa il veicolo per mettersi veramente in ascolto delle altre soggettività e in connessione con loro. Fino a porsi una domanda fondamentale: chi è l’anthropos dell’Antropocene? E chi, invece, deve diventare il nuovo paradigma? La risposta sta nell’intreccio, nel pensiero de-centrato e magmatico che la stessa Alaimo propone e che diventa un esercizio etico e pratico per quantə vogliano immaginare un futuro alternativo.
Un saggio per tuttə?
I capitoli di Allo scoperto, ricchi di riferimenti ai cultural studies, all’arte contemporanea e alla performance, all’urbanistica e alla storia della scienza offrono tanti spunti di riflessione, soprattutto a quantə hanno già presenti i temi affrontati dal saggio, un testo accessibile ma comunque specialistico – «in bilico e in conflitto per amore del mondo», come sottolinea Angela Balzano nella sua illuminante introduzione. Animato dal desiderio di cambiamento e dallo stesso piacere presentato nel titolo, Allo scoperto. Politiche e piaceri ambientali in tempi postumani, invita a «pensare e pensarsi all’interno dei processi e come parte di questo mondo materiale» (2) , per guardare al tutto con responsabilità e sviluppare del senso di cura nei confronti di ciò che ci circonda.
(1) S. Alaimo, Allo scoperto. Politiche e piaceri ambientali in tempi postumani, Mimesis, Milano, 2024.
(2) Ivi, p. 328.
Grazie Mimesis!
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