Il corpo delle pagine. Scrittura e Vita in Carla Lonzi è un libro nato dal lavoro appassionato delle autrici Linda Bertelli, docente di Estetica presso la Scuola IMT Alti Studi Lucca, e Marta Equi Pierazzini, ricercatrice e docente presso l’Università Bocconi e l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Quest’opera rappresenta il frutto di un’intensa attività di ricerca e di un dettagliato lavoro d’archivio, offrendo uno sguardo profondo e inedito su Carla Lonzi, figura chiave del femminismo italiano contemporaneo.
Il libro esplora in particolare l’intreccio tra vita e pensiero di Lonzi, con un focus centrale sul ruolo che la scrittura ha avuto nel suo percorso esistenziale e politico.
Per Carla Lonzi infatti, la scrittura non era solo un mezzo per comunicare, ma una pratica fondamentale per comprendere e affermare la propria soggettività. Questa modalità di scrittura “a partire dal sé” trova le sue radici nel femminismo italiano degli anni Settanta, che incoraggiava le donne a raccontare e condividere con le altre le proprie esperienze di vita. Il gesto di scrivere diventa così un atto politico e trasformativo, un processo di autocoscienza che sfida le convenzioni imposte dalla cultura patriarcale e capitalista.
Le autrici fanno emergere come Lonzi si opponesse con forza a una cultura prodotta dagli uomini e per gli uomini, dove le categorie e i ruoli erano predefiniti e limitanti. Per questo la ricerca di autenticità, attraverso la scrittura, era per lei un modo per rifiutare queste imposizioni, scegliendo invece di costruire uno spazio libero per il riconoscimento di sé e delle altre donne.
Nel contesto storico degli anni Sessanta e Settanta, emergono i gruppi di autocoscienza, spazi in cui le donne iniziano a riconoscersi reciprocamente come soggetti autonomi. Carla Lonzi, insieme al gruppo di Rivolta Femminile, contribuisce a valorizzare la differenza, intesa come diritto all’esistenza e all’essere diverse rispetto ai modelli imposti dalla tradizione patriarcale.
Questo riconoscimento della differenza si configura come un atto di resistenza: un’affermazione del personale che diventa politico, distruggendo ogni processo di gerarchizzazione.
Il titolo del saggio Il corpo delle pagine racchiude un significato cruciale: le autrici vogliono evidenziare come Carla Lonzi intenda superare la scrittura creativa tradizionale, spesso ridotta a mera astrazione culturale, per valorizzare invece l’Io scrivente e il vissuto dell’esperienza personale. Nelle opere di Lonzi emerge chiaramente una scrittura che incorpora «carne da bruciare» (1), ovvero la tangibile presenza del corpo, della voce e dell’essere dell’autrice stessa.
Lonzi attribuisce un’importanza centrale al visibile, al parlato, al contesto e alle relazioni che intreccia con lə altrə, elementi indispensabili per preservare l’autenticità della propria soggettività. In questo quadro, il prodotto finale della scrittura – inteso come un contenuto da consumare o una mera prova di produttività – viene percepito come un disvalore.
Tale concezione sposta l’attenzione dal “risultato” alla “presenza”, sottolineando che la scrittura non può prescindere dal vissuto, dalle relazioni e dall’umanità di chi la produce. Quando ci si concentra solo sull’output, si rischia di tradire l’esperienza autentica dell’autore/autrice, dimenticando la dimensione corporea e relazionale che lo/la caratterizza.
In questo contesto, Lonzi e il gruppo di Rivolta Femminile utilizzano la registrazione come pratica fondativa del loro processo creativo.
Registrare le conversazioni, i dialoghi e i confronti consente di conservare la presenza dei corpi parlanti, valorizzando l’unicità di ogni voce. La scrittura, in questo modo, non è semplicemente vicina al parlato, ma rimane intimamente connessa ai parlanti stessə.
Questo approccio ribalta la concezione tradizionale della scrittura come distillato culturale, restituendole il valore di pratica situata, radicata nel corpo e nell’interazione umana, essenziale per comprendere e affermare la soggettività di ciascunə.
L’ultimo capitolo di Il Corpo delle Pagine rappresenta la parte più innovativa e rivoluzionaria del saggio, poiché le autrici analizzano materiali inediti di Marta Lonzi (sorella di Carla), intrecciandoli alle proprie vicende esistenziali in un dialogo che adotta la metodologia di scrittura elaborata da Lonzi e dal gruppo di Rivolta Femminile.
Tale approccio consente di connettere i contenuti storici e teorici al vissuto personale, in un processo che sovverte le tradizionali gerarchie tra autrici, testo e lettrici.
Il capitolo prende le mosse dal progetto, mai realizzato, di una mostra su Carla Lonzi, per giungere a una riflessione sulla scrittura come pratica di differimento. Le autrici mettono in luce il valore del fallimento, reinterpretandolo in chiave anticapitalista e antipatriarcale. In questa prospettiva, il fallimento non è più un limite o una sconfitta, ma una forma di resistenza contro i tempi dettati dalla società della produttività, che esige continua efficienza e prestazioni.
La scrittura, così intesa, si riappropria di un tempo proprio: un tempo per pensare, progettare, sostare.
Questo tempo, che si sottrae alle logiche della produzione e della performance, diventa un atto di ribellione contro i ritmi imposti da un sistema che marginalizza ciò che non è immediatamente utile o funzionale.
La presentazione del libro, avvenuta in anteprima al Giungla Fest 2024 (2) dal titolo Radicale, ha ulteriormente rafforzato questo legame tra scrittura e sovversione delle logiche dominanti.
Come ha spiegato Irene Panzani, curatrice di Giungla:
«Praticare la scrittura è una forma di radicamento, ma anche di radicalità. Si radicano pensieri, si sviluppano, si pensa scrivendo, ci si riconosce nello scritto o si rifiuta, si rende visibile ciò che prima era immateriale. Scrivere contribuisce alla costruzione dell’identità, di una o molte identità. Interrogarsi sul senso delle parole e delle cose credo sia, in fin dei conti, anche l’essenza dello scrivere, che lo si faccia per sè, come pratica di autocoscienza, o per finzione, in ogni caso scrivere ci porta a guardare il mondo e noi stesse nel mondo, a crearlo, negarlo o sovvertirlo. è una pratica che può precedere altre azioni, di affermazione, denuncia, disobbedienza, rinuncia…» (3)
Queste parole non solo confermano l’attualità della riflessione lonziana, ma dimostrano come la scrittura sia uno strumento capace di interrogare, destrutturare e ridefinire il senso delle cose e delle parole.
Il libro Il corpo delle pagine di Linda Bertelli e Marta Equi Pierazzini non solo si allinea con il pensiero e la produzione di Carla Lonzi, ma arricchisce il corpo delle pagine del saggio stesso.
La scelta di praticare questa forma di scrittura libera dalle convenzioni imposte rappresenta una liberazione concreta delle autrici dai vincoli culturali e sociali. Il risultato è un testo che non si limita a raccontare il pensiero di Lonzi, ma lo incarna, invitando lettrici e lettori a riflettere su un modo di essere e di scrivere autentico e radicalmente libero.
Grazie Moretti&Vitali!
1) Carla Lonzi, Taci anzi Parla, in L. Bertelli, M. Equi Pierazzini, Il corpo delle pagine. Scrittura e vita in Carla Lonzi, p. 122.
2) Giungla fest è un festival dedicato all’arte contemporanea nato nel 2020 e giunto alla sua quinta edizione https://www.giunglafest.it/edizione-2024/
3) Queste parole sono il frutto di un dialogo diretto tra Irene Panzani e Elena Magalotti.
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